Terracina e il Gran Galà della moda: 30 luglio 2023

Terracina si trova a meno di 2 ore da Roma, nella parte sud della provincia di Latina. Luogo circondato da miti/riti, spiagge ed eventi caratteristici. Il 30 luglio alle ore 21.30, in Piazza Garibaldi, si terrà il “Gran Galà della moda”, Fashion Street, per la presentazione delle nuove tendenze di abbigliamento, per l’autunno 2023, inverno 2024. Grazie al nostro modello di riferimento John D’Ambrosio, abbiamo la possibilità di vedere in anteprima l’organizzazione dell’evento e di avere qualche novità sui capi che verranno proposti. C’è un gran fermento attorno al luogo del galà, modelli e modelle si alternano per le prove. Molti di loro, hanno iniziato in tenera età, altri lo fanno non come professione. John D’Ambrosio, che percepiamo essere un ragazzo timido, silenzioso ma molto deciso, è un professionista del settore moda e come tutti i sognatori ha mille battaglie da affrontare per realizzare i propri obiettivi, contro tutti e tutto, per raggiungere un sogno che ormai sembra essere una concreta realtà. Per sfilare ci vuole studio, portamento, fisicità, sacrificio e consapevolezza di essere in un mondo, lavorativamente parlando spietato, come solo quella della moda sa essere. “Bisogna non cedere a compromessi o scegliere scorciatoie ed essere sempre fedeli alle proprie idee”, ci confessa John. La sera del Gran Galà il modello professionista d’alta moda, sfilerà per un importante atelier di abiti per cerimonie. Le passerelle iniziano già ad essere adornate da mille luci, fiori e l’ambiente è dinamico, le prove continue. Gli organizzatori ci tengono al raggiungimento di alti livelli, per offrire agli spettatori, una serata eccezionale.
John, che differenze hai trovato nelle sfilate “di alta moda” e in quelle di piazza?
“Sicuramente nelle prime ci sono pochi contatti tra organizzatori e modelli, l’impatto è più grande perché le sfilate avvengono in luoghi maestosi, con scenografie spettacolari e gli abiti che indossiamo noi modelli, sono realizzati solo ed esclusivamente per noi. A livello umano, sicuramente quelle in piazza sono più belle, più spontanee, ma sempre con grande professionalità e rispetto per tutti. E’ apprezzabile lo sforzo che viene fatto dagli organizzatori e dai commercianti, per dare vita a questi eventi, poiché possono contare maggiormente sui loro sforzi e sacrifici. Per me, sfilare in abito da sposo il 30 luglio, sarà un grande onore e almeno anche mia madre sarà felice di vedermi realizzato. Nella vita ho dovuto sempre lottare per dimostrare a me stesso e poi a tutti gli altri (famiglia compresa), che sarei riuscito a dominare le passerelle dell’alta moda”.
Come possiamo definire l’eleganza, per i capi che verranno proposti per i prossimi mesi?
“Essere padroni di se stessi, per me già è sinonimo di eleganza. Bisogna essere in grado di esprimersi senza sfociare nella volgarità. I grandi marchi, spesso, propongono capi poco indossabili nella quotidianità, ma di grande effetto per le sfilate. Dare una definizione al termine “eleganza”, secondo me, resta molto relativo e soggettivo. Sicuramente si tratta di una dote innata, al di là di ciò che si indossa. Per il prossimo autunno ad esempio, troveremo degli accessori, come le cinture, che vengono proposte in ogni maniera e grandezza, sia per uomo che per donna. I colori più proposti saranno il marrone, rosso, arancione, grigio e il rosa per tutti. Un grande ritorno saranno le spalline imbottite che a me personalmente, non piacciono molto”.
Ritieni che la moda vada incontro alle reali esigenze delle persone, o si interfacci invece, solo per pochi?
“Per me l’alta moda è un mondo dalle mille sfaccettature, che rendono unico l’individuo esaltando le peculiarità di ognuno di noi, senza portare il tutto all’esasperazione o all’eccesso però. Un linguaggio universale che lo stilista realizza, attraverso i capi proposti, come un pittore, compone, elabora e realizza attraverso colori e tessuti ricercati, poi sta a noi rendere i capi unici con il nostro essere, con la nostra personalità”.
Secondo te, John quali capi verranno proposti il 30 luglio a Terracina?
“Sicuramente faranno da padrone l’eleganza, il buon gusto nello scegliere abiti che possano rappresentare le reali necessità dei singoli individui. Capi non solo di abbigliamento, ma anche accessori. Per chi si aspetta un abbigliamento noioso, si ricrederà. Ci saranno capi spalla dai tessuti innovativi e da tagli irregolari e dai dettagli più ricercati e minuziosi”.

Save the Children e I.C. Falcone e Borsellino; nuovi progetti per le scuole.

La scuola italiana, troppo spesso viene presa di mira e molto poco valorizzata, nei progetti che vengono attuati nel nostro paese. Quando una grande Organizzazione internazionale indipendente, come Save The Children (nata nel 1919 che lotta per migliorare la vita dei bambini, in ben 120 paesi), sorprende il panorama scolastico con un progetto innovativo, i dirigenti scolastici non possono tirarsi indietro. E’ il caso, dell’Istituto Comprensivo di Scuola Infanzia Primaria e Secondaria di 1° grado “Falcone e Borsellino” di Roma, la cui dirigente scolastica, la Dott.ssa Rosalba Tomassi ha accettato con grande entusiasmo, un programma biennale che vede coinvolte le scuole medie. Abbiamo intervistato, la Vicepreside, Dott.ssa Giulia Rossetti, le Professoresse: Gemma Settembrini, Francesca Molinetti e Annalisa Ventura, la referente per Save the Children, la Dott.ssa Sara Curci.
Professoressa Ventura, com’è nato il progetto “Connessioni digitali”, tra l’Istituto Falcone e Borsellino e Save the Children?
“Il Progetto è nato a seguito di una prima collaborazione, con Save the Children, riguardante la robotica (2021), per cui una volta che è stata proposta questa seconda opportunità -che abbiamo colto nell’immediato-, non potevamo che sentirci onorati di tale continuità nella collaborazione. Il percorso avrà una durata di 2 anni ed è partito a settembre 2022”.
Dott.ssa Curci, possiamo avere maggiori informazioni riguardo a “connessioni digitali?”
“Intanto dobbiamo dire che si tratta di un progetto pilota sperimentale, esistente dallo scorso anno, supportato anche dal contributo del Crédit Agricole, realizzato per le scuole dalla cooperativa Edi Onlus e dal Cremit (Centro di Ricerca sull’educazione ai Media, all’innovazione e alla Tecnologia), che si è occupato di tutta la formazione (parte scientifica). Questo progetto ha coinvolto nel 2022 ben 100 scuole (solo le seconde medie per la prima fase e le terze medie, nella fase conclusiva alla fine del biennio), in 17 regioni sparse su tutto il territorio nazionale. Il fine del progetto è contrastare la povertà educativa digitale. Da una parte, quindi, punteremo a potenziare le capacità dei ragazzi sull’utilizzo e le competenze digitali in stretta connessione con i temi trattati in Educazione Civica, in promozione ai diritti degli adolescenti, prendendo in considerazione principalmente i tre assi ministeriali della materia in questione: “lo studio della Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale”.
Professoressa Rossetti, come si è sviluppato il progetto?
“Ogni scuola ha dovuto scegliere di portare avanti tale progetto, solo per tre classi. L’Istituto Falcone e Borsellino ha sei II medie. Ci sembrava un peccato non dare l’opportunità anche alle altre restanti per cui, formalmente, hanno aderito 3 sezioni, ma abbiamo messo a disposizione anche alle altre restanti, tutti gli strumenti e la formazione di noi docenti, unita a quella degli altri alunni aderenti “ufficialmente” a “connessioni digitali”, per non far perdere a nessuno, un’occasione così importante. La sesta classe, in default, doveva essere di “controllo”, al fine di analizzare i dati del progetto a grande scala, per identificare alla fine dei due anni, il grado del livello dell’acquisizione delle competenze raggiunte, in ambito digitale. Capacità che vengono rilevate, per mezzo dii questionari periodici, attraverso i quali si ha un metodo di paragone, nei confronti delle classi che hanno o meno partecipato al progetto. La responsabilità e la riuscita, dipende anche e soprattutto da noi insegnanti incaricati; acquisire competenze e divulgarle è il nostro ruolo”.
Dopo mesi e mesi di lavoro, siete riusciti a presentare, nella “settimana della legalità”, una parte delle competenze digitali raggiunte, attraverso la realizzazione di un progetto molto importante. Professoressa Molinetti, ce ne vuole parlare?
“Nell’occasione della settimana della legalità, avvenuta il 23 maggio di quest’anno, i ragazzi hanno presentato un podcast interamente elaborato da loro. L’idea è nata a seguito della grande opportunità che hanno avuto, di conoscere l’unica superstite, di una famiglia vittima della mafia. Assieme alla collega, la Professoressa Di Leo -che aveva lanciato un input per realizzare un elaborato del genere ai ragazzi-, abbiamo creato un elaborato dai contenuti molto importanti. Si sono uniti due fattori: la casualità del progetto e l’aver incontrato una testimone di un argomento tanto caro ai ragazzi, come quello della lotta alla mafia”.
Professoressa Settembrini, quali sono le attività svolte e gli obiettivi raggiunti dagli alunni delle II medie?
“La prof.ssa Di Leo ed io, siamo anche insegnanti di Educazione Civica. Durante l’anno scolastico appena terminato, abbiamo elaborato 4 verifiche riguardanti sia i temi della materia Cittadinanza a Costituzione, sia quelli inerenti a “connessioni digitali”. Abbiamo portato i ragazzi (e non solo), a riflettere su una tematica molto importante, in seguito ai dati elaborati, secondo cui gli adolescenti -appartenenti alle medie in particolare-, passerebbero più tempo sui social media che a scuola, o con la famiglia. Punto sul quale tutti i ragazzi (e non solo), sono stati invitati a confrontarsi. La prima parte di “connessioni digitali, quindi, prevedeva il saper utilizzare in maniera adeguata, gli strumenti digitali. Gli studenti, nella prima parte, hanno dato il via ad una petizione on-line (ogni classe aveva un tema ed un obiettivo); si sono informati (riconoscendo anche ipotetiche fake news), attraverso interviste, elaborazione dati, questionari e collaborazione/condivisione con tutti gli alunni, per elaborare la petizione on line, o la presentazione effettuata successivamente al Municipio di appartenenza, attraverso l’esposizione e l’interrogazione orale con l’Assessore che doveva, a sua volta, rispondere agli argomenti elaborati dagli studenti. Nella seconda fase, invece, hanno realizzato un podcast (acquisizione/gestione ed elaborazione delle informazioni). Un progetto trasversale che abbraccia tutte le discipline a livello scolastico, fino ad arrivare alla parte progettuale, pratica, tecnica, creativa ed espositiva”.
Professoressa Tomassi, parliamo quindi di un progetto per tutelare i ragazzi, ma anche sull’importanza della collaborazione di ogni singolo individuo?
“La parte fondamentale, il cuore del progetto per Save the Children era principalmente l’attenzione dei rischi in rete, sul corretto utilizzo dei dispositivi in maniera consapevole e attiva, al fine di diventare “cittadini digitali”, non solo per mettere video sui social. Abbiamo fornito ai ragazzi la consapevolezza che possano essere prodotti anche “pensieri e realizzazione di pubblica utilità. Con questo progetto, abbiamo offerto ai nostri studenti un quadro completo tra incontri già organizzati con responsabili della Polizia Postale, per far comprendere che la fluidità apparente data dalla connessione internet, in realtà è un mare pieno di pericoli per cui navigare sì, ma con attenzione; sempre .I nostri studenti inoltre -e questo ci ha donato una grande soddisfazione- hanno imparato a cooperare con ogni compagno di classe, mettendo da parte i sentimenti “avversi”, per arrivare ad ottenere invece, il comune obiettivo; la realizzazione di quanto si erano prefissati”
Dottoressa Curci, per il secondo ed ultimo anno del progetto, che cosa è previsto?
“Se nella prima fase si è lavorato con la scrittura creativa e sulla potenza del messaggio vocale, per il prossimo anno è previsto invece, l’elaborazione di immagini e video (digital story telling) e come creare e lanciare una campagna di marketing sociale (sensibilizzazione dei loro coetanei sui giusti comportamenti da mantenere anche in rete), come ad esempio la prevenzione del cyber bullismo o stalking”.

L’iniziativa “Vite a colori” dei clownterapisti del Cuore Foggia e del filosofo Carmine Castoro

Possono le righe di un racconto, le vignette di un supereroe, le pagine di un’opera letteraria famosa come le avventure di un personaggio di fantasia rimarginare le ferite di chi è ricoverato in un reparto, mentre cerca di ritrovare la sua “normalità”, di vincere una sua personalissima battaglia contro il dolore, il disagio, la solitudine? È la scommessa che vuole affrontare una nuova iniziativa intitolata  “𝓥𝓲𝓽𝓮 𝓪 𝓬𝓸𝓵𝓸𝓻𝓲” che vedrà, infatti, impegnati i clownterapisti  del Cuore Foggia e il filosofo della comunicazione e giornalista Carmine Castoro per la consegna di tre librerie  presso i reparti di Oncologia con il professor Landriscina e Neuropsichiatria Infantile con la dottoressa Polito del Policlinico di Foggia il 26 Luglio,  e presso il reparto di Oncologia dell’Ospedale Masselli Mascia di San Severo il 25 luglio alla presenza del dottor Lombardi.

Le librerie rappresentano un piccolo angolo di lettura, grazie alla generosa donazione di Carmine Castoro che ha appena terminato l’anno accademico presso il DEMeT di Foggia come professore incaricato di Semiotica dei linguaggi digitali e di Sociologia dell’industria culturale, e  che ha deciso di regalare raccolte di fumetti (i cosiddetti “Big” e Classici che ruotano intorno ai notissimi personaggi della saga disneyana come l’indimenticabile Zio Paperone) per i bambini della Neuropsichiatria infantile, e romanzi, saggi e tanti altri titoli, per un totale di più di 200 volumi, da leggere, sfogliare, consultare, usare come fonte di apprendimento ma soprattutto  di distrazione durante la degenza o magari durante il trattamento di chemioterapia in Oncologia. Proprio in quei momenti critici in cui il tempo non passa mai, si contano i rintocchi dell’orologio, ci si affida alle conoscenze degli esperti, ci si angoscia all’idea che la propria vita possa essere al tramonto…

Cuore Foggia è un’associazione no profit formata da professionisti in area critica e in psicologia dell’emergenza. Ha sede operativa a Foggia in via Sant’Alfonso de Liguori con presidente Jole Figurella e delegazioni in provincia. Attualmente ha 120 volontari attivi e opera in tutti i contesti in cui c’è disagio sia con attività di protezione civile e sanitaria che con la clownterapia. I Clown Dottori attraverso le attività di clownerie favoriscono la rielaborazione dell’esperienza ospedaliera in modo meno traumatico, liberando il paziente, in particolare i bambini, da angosce e ansie e fungono da riempitivo nei momenti morti di noia, oltre ad offrire supporto agli operatori sanitari in modo da attivare la relazione con il paziente. Numerosi sono i progetti realizzati dai clownterapisti , tra i quali spicca “ Dipingiamo l’Ospedale “: un’iniziativa progettuale che ha come obiettivo quello di decorare i vari ambienti ospedalieri, non solo per abbellirli  con delle immagini ma soprattutto per renderli più accoglienti sia per i pazienti cui occorre forza e dignità, sia  di supporto ai dottori che devono seguire il paziente e accompagnarlo in un percorso spesso aspro di cura e guarigione.

“La realizzazione di un nuovo piccolo angolo dove mettere a disposizione libri in un reparto di degenza  – sottolinea Jole Figurella, professionista impegnata quotidianamente tra ambulatorio del blocco operatorio ed elisoccorso – nasce dalla consapevolezza che la lettura rappresenta veramente un viatico, un “compagno” di viaggio lungo la strada della guarigione. Contemporaneamente la presenza “fisica” del libro nelle corsie tende ad umanizzare l’ambiente ospedaliero, affiancandosi al pregevole lavoro dei medici e del personale sanitario, come un semplice oggetto che porta con sé tanti colori, tante sfumature, in nome del benessere fisico, sociale e culturale”.

“So quanto possano essere importanti i libri e anche i fumetti per un percorso di crescita e di risalita esistenziale – sottolinea il filosofo Castoro -. Il mio gesto è un modo umile, semplice, ma profondamente simbolico e significativo per cercare di non far perdere il contatto con la realtà, ma anche con l’immaginazione e l’attività del pensiero a tante persone sofferenti, giovani e adulti, in attesa di una completa liberazione dalla sofferenza e di un ritorno agli affetti di ciascuno. Personalmente sono molto legato al tema della “malattia” alla quale tanti anni fa ho dedicato la mia tesi in Filosofia morale all’università di Bari e che ho sempre considerato oggetto di studio e di riflessione, unitamente a una particolare sensibilità che ho sempre avuto verso il mondo immenso e inesplorato dell’infanzia e soprattutto dei bimbi che precocemente soffrono di qualche disturbo grave”.

Massimiliano Gallo per la Fondazione Anna Mattioli

Massimiliano Gallo, attore e cantante italiano, deve la sua formazione professionale ad artisti come Carlo Croccolo e ai fratelli Giuffrè. Dal teatro al cinema per arrivare alla televisione tramando successi su successi. Massimiliano è figlio d’arte, il papà Nunzio era un cantante napoletanola mamma Bianca Maria un’attrice di teatro. La sua strada artistica era già incastonata nel suo DNA. Gallo non è solo un grande attore, lui è padre premuroso e marito innamorato. Il costante impegno dell’attore per il sociale è ormai noto: è ambasciatore e voce della Fondazione Anna Mattioli. Nella sede del Palazzetto di Piazza Ghiaia ha presentato il nuovo video per la campagna del 5×1000.

Nonostante il torrido periodo estivo, la Fondazione Anna Mattioli non ferma la sua azione solidale, lancia la nuova campagna 5 x mille cui presta voce e volto il popolare attore Massimiliano Gallo, che conferma così generosamente di volerci “mettere la faccia”, rinnovando il suo impegno accanto alla Fondazione parmigiana, a tutela delle radici più vulnerabili del tessuto sociale. 

Il 2023 è stato un anno importante per l’Ente del Terzo Settore presieduto da Roberto Pagliuca, che ha messo in campo una serie di azioni e interventi a favore del Territorio: dal progetto SOS Bambini, realizzato in collaborazione con CIAC Onlus, che prevede l’accoglienza di famiglie con minori in difficoltà e la loro integrazione nel tessuto sociale, al supporto concreto in favore di studentesse ucraine profughe di guerra, cui è stato offerto un sostegno economico e l’alloggio per l‘intero anno accademico. Senza dimenticare le iniziative in favore degli studenti fragili e, soprattutto, l’impegno nella riqualificazione del Palazzetto di Piazza Ghiaia, sede della Fondazione, che punta a diventare avamposto di rigenerazione urbana e sociale in un’area molto delicata del centro storico di Parma, laddove, nei locali della cosiddetta Fonderia, le fondamenta del palazzo restituite al loro storico valore, si è tenuto oggi il Consiglio che ha condiviso il risultato dei mesi passati di alacre lavoro ed appassionato impegno e rilanciato col nuovo video di Gallo la campagna di raccolta fondi. 

Obiettivi importanti ed ambiziosi quelli della Fondazione tanto desiderata da Anna Mattioli, grazie a progetti che non si sarebbero potuti realizzare senza l’impegno dei tanti sostenitori che, come l’Attore tanto amato dal pubblico, hanno affiancato la Fondazione nel suo percorso e che richiedono oggi l’ulteriore aiuto di tutti quanti ne condividano le finalità: “Siamo certi che il nostro impegno – dichiara il Presidente Pagliuca –venga riconosciuto e sostenuto da tante persone che, con le donazioni del 5×1000, ci permetteranno di realizzare ulteriori percorsi a favore e a tutela della collettività. Il nostro scopo è promuovere e stimolare la solidarietà sociale, con focus sui bambini e i ragazzi più bisognosi di cura”. 

Per donare il 5 x mille alla Fondazione Mattioli ETS basta compilare la dichiarazione dei redditi riportando il Codice Fiscale 02989470345. “Non vogliamo certo fermarci ora – conclude il Presidente Pagliuca. Il nostro obiettivo rimane quello di continuare ad aiutare i più deboli: dare riparo a nuclei familiari fragili con figli minori, alleviare le loro patologie o disabilità, superare situazioni di disagio e sofferenza. Ma anche organizzare attività educative e ricreative per i bambini da accudire con particolare riguardo e contribuire a dotare le scuole e le strutture sociosanitarie di materiali e strumenti per migliorare il percorso di cura. Noi ci siamo, Massimiliano e le Istituzioni locali ci sostengono, la Fondazione Anna Mattioli c’è!”.

Assotutela: Giustizia: non solo Zaki. Salviamo Chico Forti

Da 23 anni ristretto in un carcere Usa, l’italiano si professa innocente, non creduto

”Mentre in Italia si preparano i festeggiamenti in onore di Patrick Zaki, lo studente egiziano incarcerato per una discutibile condanna e liberato grazie alla mediazione del governo italiano, vogliamo andare col pensiero agli Stati Uniti, e precisamente in un carcere di Florida City, dove un italiano, presumibilmente innocente, è rinchiuso da 23 anni”.Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che spiega: “Una condanna definitiva, dopo un processo a dir poco lacunoso, che dovrebbe sicuramente essere impugnato. Enrico Forti, detto Chico, trentino, velista e produttore televisivo, è l’italiano brillante che negli anni ’90 ha fatto fortuna negli Stati Uniti. Poi, il 15 febbraio 1998 l’incantesimo si è rotto ed è iniziato il baratro. Accusato dell’omicidio di Dale Pike, nel 1988, imprenditore con cui stava trattando per l’acquisto di un albergo – chiarisce il presidente – si è sempre proclamato innocente ma il tribunale della Florida, con un processo a dir poco discutibile, lo ha inchiodato come colpevole. Si tratta di unavicenda alla ‘Sacco e Vanzetti’, un obbrobrio del Duemila, di cui ci siamo occupati più volte, per l’ingiustizia perpetrata nei confronti di un nostro connazionale e ora chiediamo il ritorno in Italia del 64enne. Sacrosanto l’obiettivo che l’esecutivo Meloni si era prefissato, con la liberazionedello studente egiziano ma si pensi, almeno in questo sconcertante caso, agli italiani che marciscono nelle prigioni straniere, spesso senza colpa”.

Assotutela: Beni storici addio, è una svendita al lusso

Fari, torri, castelli e monumenti vari si piegano al mercato per fare cassa senza alcuna tutela

“Patrimonio pubblico e beni storico-artistici sotto attacco. Le tutele sono vanificate e tutto, da quando si è promossa la dismissione degli stessi, è diventato mercato”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, che spiega: “Prendiamo due esempi paradigmatici. Siamo a Porto Venere, riviera ligure di levante, apprezzata meta balneare inserita nel 1998, insieme alle isole circostanti e le Cinque Terre, tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Tra le architetture civili, spicca la Torre Capitolare del 1161 una testimonianza collegata all’antica cinta muraria che sale al castello Doria. Ebbene tale preziosa testimonianza storica, è diventata una suite di lusso per vacanzieri facoltosi, quindi riservata a pochi eletti. Uguale destino – continua il presidente – potrebbe essere riservato all’ex stazione semaforica della Marina Militare Italiana, a Capo Figari in Sardegna, guarda caso sempre in un meraviglioso sito a 344 metri sul livello del mare, inserito in un contesto ambientale di grandissimo pregio, anche questo sottoposto a varie tutele. Qui Guglielmo Marconi svolse il famoso esperimento che diede sviluppo alla telegrafia senza fili,origine di tutta la nostra telefonia e sistema di comunicazioni. E Demanio più Regione Sardegna, grazie al grande business ‘Orizzonte Fari’, programma regionale per la ricettività, mettono sul mercato questo pregiato bene storico, realizzando al suo interno un Luxury Hotel con spa, ristorante e idromassaggio. Ci chiediamo – attacca Maritato – se questo c’entri con la tutela, con la testimonianza storica e con la salvaguardia del paesaggio. Il business, purtroppo, si è impossessato di tutto”.