Intervista alla modella Aurora Curatelo

Abbiamo intervistato Aurora Curatelo che, sin da giovane, è una modella, fotomodella, ballerina di balli caraibici.

Ha preso parte ad alcune selezioni di ballerini per villaggi turistici e, da quel momento, la sua vita si è intrecciata col mondo dello spettacolo dove è stata protagonista di alcuni progetti cinematografici e televisivi.
Semplicità, umiltà e valori accompagnano la sua vita sia privata che pubblica.

Buonasera Aurora. Quando ha iniziato a sfilare e perché?
“Ho iniziato da bambina recitando e danzando sui piccoli palchi di teatro; pochi anni dopo, in età molto giovane, iniziai con le passerelle. Il mondo della moda è un sipario di luce che permette di mostrare ciò che nella quotidianità non siamo capaci di mettere in mostra, quella sicurezza e la paura allo stesso tempo di essere noi stessi. Ad oggi le preoccupazioni ingombrano la vita di tantissime persone e il tempo e la voglia da dedicare a noi stessi e quindi anche al mondo svanisce, si compromette ed è proprio in quel momento che invece, aprendo quel piccolo sipario, le preoccupazioni si dissolvono e resta solo essere sé stessi e lanciarsi nelle emozioni, perché è così che mi sento quando sfilo o poso per i fotografi, entro in queste meravigliose dimensioni, dove siamo io e le maglie dell’universo.”

Tra le esperienze vissute in passerella, quale ricorda con più piacere?
“Tra le diverse sfilate in passerella, quelle che ricordo con più piacere sono ambientate in palazzi storici e nobili, come l’evento della Tosca al quale partecipai anni fa a Castel Sant’Angelo di Roma o anche al Castel Ducale di Corigliano Calabro. Recentemente ho partecipato ad una sfilata a Firenze nell’affascinante Palazzo Borghese; mi sento fortemente trasportata nella storia… un altro mondo che mi affascina tantissimo.”

Oltre alla passione per la moda, ha un grande interesse per il cinema e la televisione. Ci può parlare di qualche trasmissione o fiction a cui ha preso parte?
“In primis “Alice nel paese delle meraviglie” che è stato il mio essere a contatto con il cinema. La macchina da presa è diventata la mia complice, con essa indosso i panni di personaggi simili a me o che sono il mio opposto e mi permette di vivere tante vite diverse e, alla fine, le amo tutte. Il mio obiettivo è quello di riuscire a trasmettere le emozioni che ho inglobato immedesimandomi nel personaggio, quindi permettergli di essere amato e, in qualche modo, di sentirmi amata. Recentemente ho partecipato come concorrente al programma “Chi vuol sposare mio papà” di produzione Sky, condotta da Caterina Balivo e andato in onda su Tv8; precedentemente fui invitata a partecipare come protagonista a “Chi vuol sposare mia mamma” ma mi trovai a dover rifiutare per i miei altri improrogabili impegni lavorativi. Ho vissuto questa bellissima esperienza nella villa di Tenchio a Casirate Olona, immersa completamente nel verde, dove avvenivano le registrazioni.
Al momento invece stiamo registrando la fiction “The Camorra Domination” del regista Michele Cucciniello e del produttore esecutivo Giuseppe Alfieri e il cui trailer ha già riscontrato molto successo.”

Che rapporto ha con sua figlia? Ha seguito il suo percorso?
“Con mia figlia ho un bellissimo rapporto, siamo amiche, confidenti, complici… siamo la simbiosi in carne ed ossa. La nostra unione è ciò che di più bello potesse capitarmi nella vita.
Da bambina era sempre al mio fianco, ha amato tantissimo il palco, attraverso la danza e le sfilate. È ancora affascinata dal mondo della moda ma non vuole più calcare le passerelle, bensì ne prende parte da spettatrice. Ad oggi ama molto il mondo del cinema e spera di prenderne parte. È tra i suoi attuali obiettivi.”

Dove si immagina tra qualche anno?
“Vivo la quotidianità giorno per giorno, attimo per attimo. Passo la maggior parte del tempo a lavorare e in quei piccoli momenti di libertà mi godo la natura, la sua immensa bellezza e i suoi inebrianti colori. Non so dirle dove mi immagino, perché non lo faccio, mi auguro però che il bagaglio della mia vita si riempia sempre di nuove avventure importanti e profonde. All’interno di esso c’è anche il contrometraggio “A un passo dal cuore” di Giuliano Pagani, grazie al quale ho vissuto belle emozioni.”

Cosa direbbe alle aspiranti modelle?
“Continuerò a dare sempre questo messaggio alle aspiranti modelle: Siate sempre voi stesse e colme di valori e sensibilità. Adottate l’empatia e siate sempre fiere di questi valori, perché sono gli ingredienti per esternare la vera bellezza. Non pensate che l’essere modella significhi mostrare un fisico dove la carne non è apprezzata, anzi non cadete mai in quel circolo vizioso e di stereotipi dove purtroppo può portare ad un unico traguardo cioè all’anoressia, che significa non amarsi e non apprezzarsi per come si è… niente di più sbagliato. Ogni essere umano ha una bellezza unica, l’essere sé stessi sempre.”

EVENTO “CINEMA E LIBRI INCONTRI D’AUTORE” Casa del Cinema 28/12/22

Si terrà mercoledì 28 dicembre 2022 alle ore 18:00 “Cinema e Libri: incontri d’Autore”, presso la Casa del Cinema di Roma, Sala Volonté.

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In primo piano nel convegno ‘La verità della poesia e la verità di un romanzo trasposti sul grande schermo: L’approdo al cinema delle opere letterarie per contribuire a diffonderle al grande pubblico e per produrre cinema di qualità”.
In programma la presentazione dei libri che presto diventeranno film e corti per il cinema e i festival:

Ore 18:00 “La folle tentazione dell’eterno”; antologia della poetessa Fernanda Romagnoli
Per spiegare l’opera poetica della Romagnoli (Roma, 1916-1986) servirebbe tempo ma intanto possiamo iniziare a conoscerla partecipando all’evento e leggendo la sinossi dell’editore dell’antologia, Interno Poesia:
“Quante voci poetiche nel Novecento sono giunte a un’altezza mistica, tragica e visionaria, a una forza lancinante e struggente paragonabile a quella di Fernanda Romagnoli? Ancora pochi, tuttavia, la conoscono davvero. Poeti come Carlo Betocchi, Vittorio Sereni e Attilio Bertolucci credettero in lei e si adoperarono per promuoverne l’opera, la spronarono a continuare a scrivere e a pubblicare. Ma la sua grandezza non era stata ancora riconosciuta in modo adeguato. ‘La folle tentazione dell’eterno’, la più ampia scelta dei suoi versi finora apparsa in Italia, sta contrastando l’indifferenza che per troppo tempo ha avvolto questa creatrice di liriche potenti e perfette, vibranti di dolore e arse da un immenso pathos metafisico, percorse dai venti ingovernabili dello spirito e innervate da un’inesausta, tormentosa ricerca dell’assoluto” Sono molti oggi i critici e gli appassionati che hanno riscoperto o scoperto Fernanda Romagnoli proprio grazie all’antologia ‘La folle tentazione dell’eterno’, curata da Paolo Lagazzi e Caterina Raganella (figlia della poetessa e autrice), con la nota filologica di Ambra Zorat e Laura Toppan.
Scrive Lagazzi: “Per parte mia sono pronto a sbilanciarmi: Fernanda Romagnoli è la più grande poetessa italiana del ‘900″.
Ospiti e relatori per Fernanda Romagnoli: Gabriella Sica: poeta e scrittrice;
Caterina Raganella: curatrice dell’antologia (insieme a Paolo Lagazzi);
Daniela Giordano, attrice (leggerà alcune poesie della Romagnoli, tra le quali una dedica a Pasolini). Modera Silvia Tocci, giornalista (direttore Ostiatv e autrice).

Ore 19:00 “La fine del diverso” di Michel Emi Maritato su Pier Paolo Pasolini.
Un libro per raccontare con coraggio e passione la storia e le vicende di Pier Paolo Pasolini, come nessuno ha mai osato fare (edito da Herald Editore).

A distanza di tanti anni, dunque, la vita e soprattutto la morte di Pasolini scuotono ancora l’anima di chi, attento ricercatore, colto e stimolato a raccogliere le giuste fonti non si accontenta di accogliere una conclusione come quella che è stata data. Così Emi Michel Maritato uomo di cultura, presidente di Assotutela, intellettuale, drammaturgo, criminologo, giornalista, ha costruito la sua ipotesi giornalistica in merito alla tragica morte di Pasolini.
Ospiti e relatori Michel Emi Maritato: Professor Luca Marrone, criminologo e docente universitario Lumsa; Giulio Catalucci, Giornalista; Francesca Marti, attrice (leggerà alcune righe significative del libro); e, il già magistrato, Luca Palamara. Modera il professor Enrico Paniccia.

Coordinamento Evento Francesca Piggianelli

“L’atroce istinto della libertà Pier Paolo Pasolini e la Nuova Figurazione”

A cura di Francesca Tuscano

Inaugurazione
Domenica 18 dicembre 2022 ore 16.00
Museo Atelier di Castello Colonna
Piazza San Nicola, 1 – 00030 Genazzano (RM) Fino al 29 gennaio 2023
Domenica 18 dicembre 2022, presso il Museo Atelier di Castello Colonna a Genazzano, si inaugura la mostra “L’atroce istinto della libertà, Pier Paolo Pasolini e la Nuova Figurazione” a cura di Francesca Tuscano, con la collaborazione dell’Archivio Ennio Calabria, la Raccolta delle stampe Adalberto Sartori di Mantova, la Galleria Bellinzona di Milano e le stamperie d’arte L’acquaforte e la Stamperia del Tevere.

Dedicata al rapporto tra il poeta e alcuni esponenti della figurazione degli anni Cinquanta e Sessanta, l’esposizione si concentra sul 1962 quale anno significativo per il palesarsi di questa relazione. Al ’62 risale infatti la realizzazione di una cartella di incisioni contro la violenza, nata dalla collaborazione tra il gruppo de “Il Pro e il Contro” e la galleria La Nuova Pesa, accompagnate da dodici ballate di Pasolini. Le liriche torneranno anche nei “Ventiquattro disegni” editi nello stesso anno da Editori Riuniti e sempre al ’62 risale la partecipazione di Pasolini quale membro della giuria al noto “Premio Genazzano”.
Come omaggio al centenario dalla nascita del poeta, l’amministrazione di Genazzano ha voluto promuovere questa mostra per ricordare l’apporto di Pier Paolo Pasolini anche nel campo delle arti figurative, aprendo per l’occasione le porte di un museo la cui collezione, oggi fruibile in maniera permanente all’interno della Quadreria, è costituita in gran parte dalle opere del Premio.
Il percorso espositivo ha inizio nelle Sala Martino V del Castello Colonna che ospiterà le incisioni contenute nelle tre cartelle sulla violenza realizzate da “Il Pro e il Contro” tra il 1961 e il 1964 ed esposte insieme per la prima volta. Tra gli autori delle grafiche, oltre ai fondatori del gruppo (Ugo Attardi, Ennio Calabria, Fernando Farulli, Alberto Gianquinto, Piero Guccione e Renzo Vespignani), compaiono alcuni artisti emblematici del contesto della Nuova Figurazione quali Floriano Bodini, Bruno Canova, Valeriano Ciai, Gianfranco Ferroni, Vincenzo Gaetaniello, Giuseppe Guerreschi, Luigi Guerricchio, Renato Guttuso, Sandro Luporini, Augusto Perez, Carlo Quattrucci, Duilio Rossoni, Aldo Turchiaro.
La mostra continua nella Quadreria del museo, con alcuni dipinti narranti per lo più il legame dell’opera degli autori con i ventiquattro disegni e alcuni omaggi successivi alla morte del poeta. A concludere l’esposizione è infine un video realizzato dall’artista Maristella Campolunghi su fotografie di Giovanni Proietti con musiche del Maestro Marco Turriziani.
Il catalogo della mostra, con contributi di Claudio Strinati, Lorenzo Canova, Fabio Pierangeli, Ida Mitrano e Francesca Tuscano, sarà presentato a Roma presso l’Accademia Nazionale di San Luca il 16 gennaio 2023.

INFO
“L’atroce istinto della libertà”
Pier Paolo Pasolini e la Nuova Figurazione A cura di Francesca Tuscano
Inaugurazione
Domenica 18 dicembre 2022 ore 16.00 Museo Atelier di Castello Colonna
Piazza San Nicola, 1 – 00030 Genazzano (RM)
18 dicembre 2022 – 29 gennaio 2023
Giorni e orari di apertura Museo Atelier:
dal giovedì alla domenica: 10,00 – 12,00 / 16,00 – 18,00
Museo Atelier di Castello Colonna Info-point Museo Atelier Castello Colonna +39 328 30 71 930
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next tel 3494945612 – roberta.melasecca@gmail.com www.melaseccapressoffice.it – www.interno14next.it

Morte di Pasolini: “Servono prove non supposizioni”

COMUNICATO STAMPA

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Commissione Antimafia, nuova ipotesi sull’omicidio. Interviene l’autore di un libro sullo scrittore
Morte di Pasolini: “Servono prove non supposizioni”

“Ė importante che si torni a parlare della incredibile morte di Pier Paolo Pasolini. Soprattutto è fondamentale che si metta sotto i riflettori la verità ufficiale per rivelarne tutte le contraddizioni e non dare credito alle ipotesi più fantasiose”. Lo dichiara Michel Emi Maritato, autore dell’apprezzato libro ‘La fine del diverso’, che per le affermazioni in esso contenute, ha suscitato vivaci discussioni. “Sono in ballo versioni non suffragate da prove e noi vorremmo, in tal senso, mettere a disposizione della Commissione Antimafia non ipotesi che potrebbero sviare la verità ma fornire inconfutabili prove storiche che allontanano mere indicazioni emozionali, non fondate sui fatti. Per questo, ci mettiamo a disposizione delle pubbliche autorità, al fine di restituire una verità storica a un quadro appannato da una patina di nebbia che va diradata”, chiosa l’autore del volume.

​​​​​​​​​Roma, 17 dicembre 2022

Ufficio stampa
Telefono: 3458353368
mail: studio.maritato@gmail.com

Non solo Covid

di Barbara Fabbroni

Lo abbiamo imparato a conoscere nel momento più buio della nostra vita, ci ha accompagnato e ancora ci accompagna in questo arduo cammino. È un uomo coerente, autentico ma soprattutto un medico profondamente etico e lineare. Intervistarlo è sempre un piacere, il Prof. Matteo Bassetti regala sempre spunti di riflessione importanti.

Professore, stiamo vivendo un momento particolare perché “siamo in un incrocio” – come ha scritto lei in un suo post su Instagram – “infernale tra influenza e Covid”, ci racconti qualcosa di più? 

Siamo, purtroppo, in un momento particolare perché abbiamo la peggiore stagione influenzale, probabilmente del dopoguerra, infatti, abbiamo una curva di crescita che è impressionante, praticamente la crescita del numero dei nuovi casi è verticale. Non avevamo visto una situazione del genere dal 2009, quando avevamo avuto l’ultima grande pandemia influenzale, ma dobbiamo andare indietro di molti anni ancora prima di osservare una situazione simile. Oggi, non abbiamo solo l’influenza da fronteggiare, abbiamo contemporaneamente altri virus influenzali o para influenzali oltre al Covid che ci fa compagnia ormai da tanto tempo e che sappiamo che è un virus molto contagioso. Fortunatamente per la maggioranza delle persone che sono vaccinate o che sono guarite dal Covid, non così aggressivo come il Covid 2020, però si somma alle altre influenze.

Quindi cosa succede?

Succede che noi medici ci troviamo in una situazione paradossale!

Ovvero?

Ci domandiamo laddove una persona ha la febbre, ha la tosse, ha mal di gola e ha male alle articolazioni o alle ossa avrà il Covid, avrà l’influenza o avrà un virus parainfluenzale? Ecco, questo è il cosiddetto “trio infernale”, di fronte al quale non avremmo voluto trovarci e soprattutto, di fronte al quale avremmo voluto, tutti noi medici, che gli italiani si fossero posti in maniera diversa.

Cosa vuol dire in maniera diversa?

Abbiamo il 70% degli over 70 che non hanno ricevuto ancora la dose di richiamo, la cosiddetta quarta dose in questo 2022 per il Covid e moltissimi che non avevano fatto la vaccinazione antinfluenzale. Questa non è una buona cosa. Per cui si rischia di mettere nuovamente pesantemente in crisi il nostro grandissimo sistema sanitario nazionale. 

Certo, a questo punto, volevamo non arrivarci, lei mi insegna che la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe diventare una sorta, mi consenta il termine poco scientifico, di routine? 

Dovremmo tutti quanti farci l’antinfluenzale, è soprattutto un’assicurazione. Io la chiamo “un’assicurazione sulla tutela delle vacanze di Natale”.

Un’assicurazione per le vacanze di Natale?

Nel senso che certamente ci sono tanti periodi dell’anno importanti però, stare male proprio tra Natale, Santo Stefano e San Silvestro ci porta evidentemente a non poter stare con i parenti, non poter stare con gli amici, non poter festeggiare. È chiaro che oltre a un investimento sulla salute, è anche un investimento sociale tra virgolette. Stare via sette giorni dal lavoro, dalle attività, dai festeggiamenti non è una cosa piacevole. Dovrebbe essere una cosa di routine nella realtà, nel nostro paese non è così. Dobbiamo ancora crescere dal punto di vista culturale, proprio sulla cultura della vaccinazione come prevenzione. C’è ancora troppa ignoranza che serpeggia nel nostro paese. Purtroppo abbiamo a che fare con molti analfabeti funzionali che pensano che i vaccini non servano. Di fronte a cotanta ignoranza non si possono che mettere i numeri e i numeri sono impietosi. Per chi ha passato gli ultimi mesi e anche anni a parlare male dei vaccini, purtroppo questi sono i risultati per aver fatto una cattiva informazione. 

Sembra un paradosso, siamo nell’epoca del metaverso, la tecnologia sta andando avanti più veloce della luce eppure, ancora, c’è questo grande pregiudizio nei confronti dei vaccini, come se fosse la pozione del mago e dello stregone, dovremmo invece avere la mente aperta al vaccino come prevenzione della salute? 

Il problema è che la mente si apre nel momento in cui c’è la mente, se non c’è evidentemente cosa vuoi aprire? Purtroppo, abbiamo a che fare, come ho detto prima, con soggetti che io definisco “no brain”, lì non c’è la mente e quindi c’è poco da aprire. 

Perché ancora ci sono tanti medici “no vax”? 

Le posso dire che il 99,3% dei medici italiani si è vaccinato, abbiamo a che fare per fortuna con una assoluta minoranza. Credo che un medico che è contro i vaccini, è un medico che, secondo me, non deve chiamarsi tale, non dovrebbe esercitare la professione. Le dico questo perché viene meno al giuramento di Ippocrate che ci dice che noi dobbiamo lavorare in “scienza e coscienza”. Allora un medico che non vaccina sé stesso evidentemente non vaccina i propri pazienti, i propri assistiti, quindi, è un medico che deve cambiare mestiere. Vuol dire che quel medico, magari come non crede ai vaccini e non li usa, non crederà nella medicina degli antitumorali, degli antidiabetici. È un medico a cui manca una parte fondamentale del nostro armamentario e quindi è un medico che deve cambiare mestiere. Mi auguro che dal punto di vista legislativo, anche ordinistico, essendo un problema deontologico, etico, chi non si vaccina e chi decide di non vaccinare i propri pazienti venga espulso dagli ordini dei medici e, quindi, non eserciti più la professione. 

Le persone che in questi anni di pandemia hanno ascoltato le notizie si sono trovati difronte a correnti di pensiero così diverse che sono entrate in confusione, ancora oggi ci sono tante incertezze, le fake news hanno invaso la rete social e non solo.

È indubbio che la gente, poverina, sia stata vittima di questo sistema, dove credo che all’interno di questo movimento di persone scettiche o contro i vaccini ci siano alcune persone che sono assolutamente vittime di un mondo che è governato evidentemente da alcuni che hanno dei grossi interessi, perché lei capisce che nel momento in cui molti miei colleghi, e non solo, vanno contro i vaccini, non è che propongono il nulla, bensì propongono i loro rimedi che sono gli integratori, le pozioni magiche, i farmaci non approvati. Il business vero oggi non è quello dei vaccini è quello dell’anti vaccinismo, che arricchisce non le Big Pharma, ma quattro farabutti che vendono evidentemente dispositivi e presidi che non hanno avuto nessun tipo di valenza scientifica. È bruttissimo pensare che oggi ci sia della gente che di fronte a 15 miliardi di vaccini somministrati nel mondo continui a parlare di “siero genico sperimentale”, questa è la migliore espressione dell’ignoranza di una certa parte del nostro paese. 

Professor Bassetti: come facciamo a distinguere i sintomi Covid dai sintomi influenzali? 

Impossibile! Non è possibile differenziarli. I sintomi del Covid oggi sono veramente molto simili a quelli dell’influenza, anzi, posso dire una cosa? Nei vaccinati oggi il Covid ha dei sintomi anche più lievi di quelli che dà l’influenza. Quest’anno l’influenza dà una bella bastonata, dà la febbre alta per due o tre giorni, mentre il Covid oggi dà molti meno sintomi rispetto a quello che era nel passato. Quindi direi che è molto difficile differenziarli. È la ragione per cui è importante vaccinarsi, almeno in qualche modo, le persone aiutano il medico. Se sei vaccinato per entrambi, almeno le forme più impegnative non dovresti averle. 

Ci sono dei farmacisti che propongono anche il test doppio che differenzia Covid da influenza, che ne pensa?

Si ricorda quando si giocava da ragazzini all’allegro chirurgo, ecco gli italiani amano giocare all’allegro infettivologo. Il test per vedere se hai l’influenza o il Covid lo deve fare e consigliare il farmacista e prenderselo il malato, a sua discrezione, o devono essere i medici che lo decidono di farlo quando serve? Perché altrimenti non ho capito perché ho studiato medicina per sei anni, mi sono fatto quattro anni di specializzazione, quattro di dottorato e faccio il professore universitario. Se chiunque va in farmacia e fa l’allegro infettivologo, credo che siamo molto lontani da dove dovremmo tornare ad essere! 

In un post di Instagram, lei ha scritto: “perché sulla situazione Covid stiamo guardando la pagliuzza e non la trave”, perché?

Esatto! Purtroppo, non ci stiamo rendendo conto che noi abbiamo rincorso il Covid per gli ultimi due anni perdendo di vista tutto il resto e poi è arrivata l’influenza che è veramente la trave. Ma una trave pesante! Abbiamo dedicato, secondo me, troppe energie al Covid, troppi discorsi, e l’influenza è arrivata dura tanto da prenderci veramente a ceffoni. Oggi il Covid è una pagliuzza rispetto a quanto è l’influenza che è la trave, quindi cerchiamo di guardare la trave, non più la pagliuzza. 

Che cosa fare se scopriamo di essere positivi al Covid? 

La prima cosa da fare se una persona è positivo sintomatico è una terapia, viceversa se sei positivo asintomatico non devi fare assolutamente nulla, a meno che tu non sia una persona particolarmente fragile, un trapiantato, una persona che ha la leucemia, un tumore o sei molto anziano. Questa categoria di persone, anche se sono asintomatiche, possono fare dei farmaci che sono i cosiddetti antivirali, e possono essere presi sia dai primi giorni. 

Se una persona è sintomatica come dovrà curarsi?

Curare i sintomi con gli antinfiammatori come l’aspirina, l’ibuprofene o simili per 3/4 giorni, non di più. Dopodiché tutti gli intrugli che vengono consigliati da questi santoni del mondo novax, come l’ivermectina, l’idrossiclorochina, la lattoferrina, vitamina D, o altri intrugli non servono assolutamente a nulla. Non c’è neanche uno studio che dimostri che questi farmaci servono, ma la cosa più importante da non fare è prendere gli antibiotici. Gli antibiotici nel Covid non servono assolutamente a niente, se non a ingrassare i batteri, cioè a farli diventare resistenti, e ingrossare.  

Mi sembra di comprendere che il Covid abbiamo imparato a gestirlo?

Esatto, non solo abbiamo imparato a gestirlo, ma oggi il Covid, grazie alla vaccinazione, siamo riusciti ad attenuarne le conseguenze. Il problema vero è quello che alcuni pensano che il Covid Omicron sia uguale in tutti sia per chi è vaccinato sia per chi non è vaccinato, non è così. In questo momento da me in ospedale ho molte persone che non si sono vaccinate e che, ahimè, hanno la polmonite esattamente come ce l’avevamo nel 2020. Quindi occhio, perché non essere vaccinati o non avere gli anticorpi da guarito vuol dire essere esposti comunque a delle conseguenze importanti. Oggi il Covid è veramente una situazione clinica molto facile da affrontarsi, quasi più facile rispetto all’influenza. Se devo scegliere di avere davanti a me un paziente con l’influenza di quest’anno o con il Covid scelgo il Covid. Il progresso che la medicina e la scienza è riuscita a fare rispetto al Covid, in soli due anni, è straordinario, non abbiamo fatto mai così tanto in così poco tempo, quindi applaudiamo la scienza, applaudiamo la medicina e soprattutto, cerchiamo di essere anche capaci di sfruttare le scoperte e le intuizioni, perché oggi non utilizzare i farmaci antivirali o non utilizzare i vaccini o non utilizzare le conoscenze vuol dire non essere in grado di vivere in maniera adeguata.  

Perché: “se le regole non cambiano, il sistema rischia di saltare”?

Perché noi stiamo rincorrendo il Covid come fosse quello del 2020, cioè dove una persona era potenzialmente un grave untore. All’inizio nessuno aveva gli anticorpi, nessuno in qualche modo era in grado di affrontare questo virus. Oggi rincorriamo il Covid con il tamponificio seriale: uno entra in ospedale perché cade dal motorino, perché deve fare un intervento chirurgico e ti fanno il tampone. Questo è un errore, oggi andare a rincorrere così serialmente il Covid ci fa perdere di vista intanto gli altri problemi infettivi per cui se uno entra in ospedale oggi con l’influenza, tu lo metti in un reparto con tutti gli altri e l’influenza fa quasi più danni di quanto ne faccia il Covid, ma soprattutto mette in stress il sistema per cui va bene se hai dei sintomi respiratori e sei un immunodepresso, ti farò il tampone e cercherò di metterti nel luogo più opportuno, ma se devi andare in un reparto perchè hai un infarto, mi spiegate che senso ha continuare a tamponare le persone anche se sono asintomatiche? Questo crea un sistema che è al collasso. Per questo dobbiamo cercare di evitare di continuare con il tamponificio, soprattutto degli asintomatici. Torniamo a fare i tamponi a chi ha i sintomi, smettiamola di fare i tamponi a chi non li ha! 

Cambio completamente registro: le mega truffe con il suo nome?

È un argomento terribile. Pensi che negli ultimi giorni qualcuno, un giornalista, è riuscito a scrivere un articolo online dicendo che io sono un farabutto, perché vendo queste cose. Sono veramente affranto, demoralizzato, depresso. È da un anno che con il mio avvocato abbiamo denunciato alla Procura della Repubblica di Genova, ad oggi non ha fatto praticamente quasi nulla. Io l’ho scritto sulla mia pagina Facebook, sulla mia pagina Instagram sono tutte truffe. Non produco e vendo nulla di tutto quello che promuovono, le persone continuano a scrivermi, a riempirmi di e-mail, un vero inferno.  Le persone hanno acquistato centinaia di confezioni di questi farmaci. Sono sconcertato più della gente che si è fatta fregare che di chi li ha fregati. 

Insomma, è una pandemia dell’ignoranza?

Eh sì, la pandemia dell’ignoranza. La pandemia dei profittatori, la pandemia degli invidiosi. Questa è la pandemia dei cretini. 

Dopo tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni ci dobbiamo aspettare un’altra pandemia?

Ma guardi, siamo già in una nuova pandemia perché l’influenza sta facendo dei numeri nel mondo, in tutto il mondo strabilianti. Quattordici milioni di casi solo negli Stati Uniti in poco più di tre settimane, quindi, la pandemia ce l’abbiamo già con l’influenza. Noi abitiamo in un mondo globale, dove per andare da una parte all’altra del globo ci metti dodici ore, e, quindi, un microrganismo, un virus, un batterio, un fungo ci mette un attimo ad arrivare. Noi dobbiamo essere sempre pronti all’arrivo di un nuovo nemico, può essere dietro l’angolo.

Come si può fronteggiare?

Non facendo lockdown, chiudendo le scuole o mettendoci le mascherine. Essere pronti vuol dire essere culturalmente pronti. Ci vuole un sistema di sorveglianza dove gli Stati si parlino, ci vuole una regia, il Covid ci ha dato un bell’insegnamento. Dovevamo essere migliori ma in realtà credo che siamo molto peggiori di come eravamo prima del Covid. Se devo dare uno sguardo sul futuro è uno sguardo da questo punto di vista molto pessimista, nel senso che siamo usciti dalla pandemia in una maniera molto peggiore di come ci siamo entrati, questa è una nota stonata. 

Se fosse stato un grattacielo chissà cosa accadeva

di Barbara Fabbroni

È in libreria il terzo romanzo di Pier Vincenzo Gigliotti: Aria d’estate edito da La Rondine. È una storia avvincente, intensa, densa di significati significanti, aperta alla sua eterna cifra esistenziale e misterica. Nella cornice dell’Italia degli anni Settanta, Aria d’estate racconta un viaggio lungo una vita; un viaggio costellato di prime volte, vissute con l’entusiasmo tipico dei giovani, ma anche di momenti duri, che insegnano a crescere. I temi della discriminazione e della violenza, in un ambiente scolastico retaggio di un’epoca in cui l’educazione andava di pari passo con l’austerità, sono trattati da Pier Vincenzo Gigliotti con una penna delicata. L’autore si pone nei panni di tutti quei bambini che hanno vissuto le stesse esperienze per tutti i Claudio, i Giacinto, le Giorgia, i Giovanni, perché non riaccada, per non dimenticare. Giovanni è un bambino come tanti: passa le sue giornate a rincorrere un pallone sgonfio, in un tempo in cui non ci sono social e le vetrine dei negozi mostrano i walkie-talkie al posto degli smartphone. Ben presto si trova a fronteggiare la prima delle tante sfide che la vita gli porrà davanti: la scuola elementare. Tra quei banchi, insieme ai suoi compagni, scoprirà l’importanza dei legami affettivi e dell’altruismo, in un mondo in cui non tutto va come dovrebbe. La cifra di questo lavoro si pone come spartiacque tra ieri e oggi, tra l’essere e il non essere, tra la vita autenticamente vissuta e la vita imposta e incasellata in pregiudizi. Tutto ruota intorno al mistero e alla grazia della vita stessa di cui Pier Vincenzo Gigliotti ne è narratore delicato e sottile, emozionante e intuitivo, avvolgente e coinvolgente. Lui, con la sua timidezza delicata e intuitiva si racconta e ci racconta del suo mondo e della sua talentuosa penna. 

È uscito il suo terzo romanzo, come nasce l’amore per la scrittura?

Non è facile spiegarlo. Ho iniziato a scrivere a quarantotto anni, dopo vent’anni di attesa.

Perché tanta attesa?

I romanzi erano già tutti nella mia mente, essendo una persona timida e riservata avevo timore di espormi e aprirmi attraverso la scrittura. 

Si sta avverando un sogno nel cassetto?

Già! Li ho tenuti nascosti nel cassetto della mia mente fintantoché non ho trovato il coraggio di scrivere. 

Che tipo di romanzi sono?

Sono romanzi di formazione.

Cosa significa “romanzi di formazione”? 

Il mio primo romanzo: Radici nel vento (Local Genius, 2019) racconta la storia di un mio amico d’infanzia: Alberto Matano. Abbiamo un’amicizia molto bella, ci conosciamo sin da bambini, siamo cresciuti insieme, lui con la famiglia abitava sotto al mio appartamento. Nel palazzo abitava anche Claudio Ranieri, all’epoca era il capitano del Catanzaro e poi una volta che lui è andato via è arrivato Massimo Palanca che è stato il nostro eroe, per un’intera generazione. Da lì è partito tutto. 

Arriva il romanzo L’anno più bello (La Rondine, 2020) e poi Aria d’estate (La Rondine, 2022), di cosa parla il suo ultimo romanzo?

A differenza dei primi due non parla né della mia città né di calcio, racconta e mette a confronto la scuola di ieri con quella di oggi. 

Ovvero?

La scuola di ieri era fatta di punizioni corporali, di riformatorio giudiziario, era una scuola molto forte, rigida, che mi ha segnato e volevo un po’ raccontare la mia esperienza per fare comprendere ai giovani di oggi quanto sono fortunati. I ragazzi di oggi a scuola trovano un ambiente accogliente, degli insegnanti capaci di seguirli, di comprenderli capendo le loro problematiche. I problemi dei ragazzi di oggi sono presi in considerazione, accolte. Ai miei tempi problematiche come l’autismo, la dislessia, la discalculia non si conoscevano erano considerate quasi che lo studente che non aveva voglia di studiare, di impegnarsi tanto da essere punito e non compreso. Mancava la capacità di cogliere il bisogno dell’Altro e di mettersi nei panni dello studente per cercare di comprendere se c’era un reale problema.    

Torno un attimo indietro: perchè un romanzo di formazione? 

Perché è quello che riesco a scrivere, mi piace molto il contatto con i ragazzi vorrei portare i miei racconti a loro, affinché possano trarne spunti di riflessione.  

C’è qualcosa di autobiografico all’interno di questi romanzi?

Nella prima parte molto, poi il romanzo e la narrazione prende corpo e si arricchisce della mia fantasia, dei miei pensieri, della mia immaginazione.

Ci sono eventi scolastici che si sono impressi indelebilmente nella sua memoria?

Avevo un compagno dislessico che si è preso tante botte dalla maestra perché pensava che non studiasse, un altro mio compagno era terrorizzato dall’idea di finire in un riformatorio giudiziario, a quei tempi c’era la minaccia costante del riformatorio, solo perché era balbuziente.

Cosa è rimasto di questo vissuto oltre che la narrazione nei suoi romanzi?

Una ferita, la rabbia verso la scuola, queste esperienze non ti fanno amare la scuola. Cerco attraverso i miei racconti di far comprendere ai ragazzi quanto è importante la formazione, lo studio, la scuola è una seconda casa che va protetta e dove bisogna vivere bene. Oggi, a differenza di ieri, la scuola è una casa accogliente. 

Poi lei è diventato avvocato ed è responsabile dei Progetti Speciali dell’US Catanzaro 1929. Da quell’esperienza ne è venuta fuori una risorsa e una spinta a emergere?

Bravissima, esattamente, è proprio così.

Come dire far diventare un limite una risorsa?

È uno stimolo, una reazione. Quando hai subito e vissuto esperienze così significative perdi l’autostima, ti senti smarrito, così quando riesci a tirare fuori il tuo mondo sommerso allora è come vivere una sorta di riscatto, una rivincita. Ti liberi da un peso trasformandolo in un messaggio di aiuto e speranza. È un riscatto. 

Che cos’è che non andava bene di Pier Vincenzo a scuola?

Non ho avuto i problemi che hanno vissuto i miei compagni, ho solo assistito ma quelle esperienze si sono cementate comunque dentro di me, ero un ragazzo molto timido e mi hanno condizionato tanto che per molti anni non riuscivo a esprimere quello che vivevo nel mio mondo interiore.  La paura che vivevo a scuola mi ha reso ancora più chiuso, ero come congelato in un mondo interiore. Mi sono impegnato molto durante la mia vita per superare la timidezza. 

Era timidezza o il bisogno di proteggere sé stesso e l’altro?

C’era anche il bisogno di proteggere l’altro, non solo timidezza.

Oltre a essere avvocato si occupa anche di calcio, come si coniugano questi due lavori?

Il calcio è una cosa tutta diversa, nasce perché ho da sempre amato la squadra della mia città, ho un forte senso di appartenenza. Quando ero piccolo non ci sono state solo cose negative ma si insegnava il senso di appartenenza, il rispetto, l’amore per la propria terra. Io ho avuto la fortuna di avere Claudio Ranieri e Massimo Palanca che abitavano nel mio palazzo, da lì l’amore per il calcio è stato amore infinito. Così ho cercato sempre il modo di avvicinarmi al calcio. Ci sono riuscito nel 2017 con la nuova proprietà, il mio sogno era portare i calciatori del Catanzaro a scuola e ci sono riuscito. 

E cosa fate?

Facciamo dei dibattiti aperti, molto coinvolgenti. I ragazzi sono entusiasti, hanno i loro eroi calcistici in classe con cui possono parlare, confrontarsi

Lei ha vissuto nel palazzo della grande bellezza?

Eh, ha detto tutto. Erano tutti personaggi sconosciuti che poi sono diventati famosi. È stato tutto casuale. Il tempo mi ha fatto comprendere la fortuna che ho avuto da bambino. Non potevo pensare da piccolo che i miei amici sarebbero diventati dei personaggi famosi, questo mi ha portato a scriverci delle storie.

E Pier Vincenzo Gigliotti è un grande scrittore?

Troppo buona!

Ogni piano del palazzo ha avuto una professione di successo?

È molto simpatica, magari! La strada è lunga da percorrere … ho iniziato tardi. 

Una curiosità: il palazzo di quanti piani è composto?

(Ride) Cinque piani ed erano tutti occupati.

Se fosse stato un grattacielo chissà cosa accadeva?

Ha ragione!

Essere famosi cosa significa e rappresenta per lei?

È qualcosa che ancora non ho sperimentato, sono conosciuto nella mia città ma non fuori da quel perimetro. Quando si è famosi si comprende bene chi sono i veri amici. Spesso quelli su cui credevi di contare si defilano mentre alcune persone che non pensavi potessero tenderti una mano sono lì pronti a farlo. Ho imparato già questa lezione. 

Perché il titolo: Aria d’estate?

È molto profondo.

Può spiegarmi cosa significa?

Nella vita del protagonista ci sono una serie di stagioni che sono parallele a quelle metereologiche. C’è l’autunno che è il momento dell’inizio del periodo scolastico, fatto di umiliazioni e mortificazioni, poi un giorno accade che la mortificazione la vive in prima persona con una punizione corporale. Da lì comincia l’inverno della sua vita che coincide con un periodo un po’ più lungo, perché la ragazza che lui ama sceglie un altro. Poi un giorno all’improvviso, come spesso accade, sboccia la primavera, durante un’occupazione scolastica si ritrova con una persona che ama e prende vita una storia d’amore che, dopo alterne vicende, finalmente arriva l’estate, la felicità. Il tutto arriva dopo un periodo buio.

C’è in cantiere il quarto romanzo?

Le idee ci sono, ma al momento è tutto nella mia testa. L’idea è quella di fare un romanzo sulla disillusione. Avere dei sogni che spesso non si realizzano. 

Da grande cosa farà?

Questa è una bella domanda. Vorrei continuare a scrivere e far sognare.