Il ritorno di “Un commissario per caso”: il secondo episodio della saga di Carlo Magnifico

Il nuovo episodio della saga Un commissario per caso, intitolato Il vestito grigio, segna il ritorno del commissario Barbero chiamato ad affrontare un nuovo caso di omicidio.

L’ultima fatica di Carlo Magnifico vede il ritorno del commissario da sempre accompagnato dalla sua fedele compagna di vita: sua maestà l’ansia con la quale cerca di convivere ingaggiando con essa le sue quotidiane battaglie in compagnia della sua amica Marta e delle canzoni del Liga. Tra indagini, mondo universitario, canzoni di Ligabue, i nodi e gli intrecci di un mondo in costante mutamento, il giovane protagonista svela le complessità e le zone d’ombra racchiuse in ognuno di noi.

È il proseguimento del primo libro Un commissario per caso. Il filo del tradimento?

“Sì, è un altro episodio della serie. Un commissario per caso resta il titolo generale, mentre Il vestito grigio identifica questa nuova storia. È un tassello in più nel percorso di cambiamento del commissario”.

Qual è il filo conduttore con il volume precedente?

“I personaggi principali restano gli stessi: il commissario, Marta, l’amica che lo affianca nelle indagini e i suoi colleghi del commissariato. In ogni episodio mi pongo l’obiettivo di condurre il lettore in un intreccio, spero originale e avvincente, che porta a scoprire l’assassino dell’omicidio di turno, e soprattutto di osservare il cambiamento e la crescita interiore dei personaggi. Il commissario, infatti, si evolve, anche se non sempre ne è consapevole. Le esperienze che vive lo trasformano, lo mettono davanti a dubbi, incertezze e alla sua ansia perenne”.

L’atmosfera e il contesto generale restano gli stessi?

“Sì, siamo ancora nel mondo universitario. Racconto la carriera dei professori, i concorsi, il precariato, le loro ambizioni e le loro frustrazioni. È un ambiente complesso, che non cambia facilmente, ma è lo sguardo del commissario ad essere diverso. Diventa, infatti, più maturo e consapevole”.

Possiamo dire che il protagonista sia cambiato nell’approccio alla realtà in cui vive?

“Senz’altro. Le esperienze del primo episodio lo hanno aiutato a leggere meglio la realtà. È più sicuro, anche se l’ansia lo accompagna ancora. Trova sollievo solo quando suona le sue chitarre. È solo così che si sente libero, leggero, felice”.

Ci sono indizi delle indagini precedenti che si collegano con quelle del nuovo episodio?

“Sì, il commissario fa spesso riferimento al caso precedente. L’obiettivo è raccontare come ogni esperienza sia parte di un processo di crescita. Non si vuole creare un eroe infallibile e sicuro di sé alla Sherlock Holmes, ma un uomo comune con le sue paure e che ogni giorno cerca di capire sé stesso”.

Pensa che sia possibile l’immedesimazione del lettore con questo personaggio, più maturo ed evoluto?

“Assolutamente. È un personaggio che evolve con noi e si chiede continuamente “Sono felice? Sto bene? Da dove nasce questo disagio che provo?” E proprio qui entra in gioco la musica: ogni sera, il commissario si rifugia sulla terrazza con la sua chitarra e le canzoni di Ligabue, che sembrano raccontare perfettamente il suo stato d’animo”.

La musica ha, quindi, un ruolo importante nel veicolare tale percorso di cambiamento e maturazione all’interno della storia?

“È fondamentale. È l’unico momento in cui il commissario si sente davvero bene. Quando suona si sente libero dalle sue ansie e da tutte le zavorre che di giorno lo ancorano al terreno. Ma è anche consapevole che, finito il suo improvvisato e solitario concerto, la mattina dopo tornerà a fare i conti con la sua ansia”.

Anche questo episodio protende verso una riflessione sulla realtà quotidiana?

“Sì. È uno specchio della nostra vita, delle nostre insicurezze, del bisogno di trovare un equilibrio. Il commissario ci somiglia e per questo ci tocca profondamente.”

Qual è il mondo attorno a cui ruotano le vicende del romanzo?

“La precarietà del mondo universitario. Il commissario si interroga su un sistema che tutti conosciamo e accettiamo. Ma i giovani ricercatori sono davvero solo vittime o sono anche un po’ complici? È necessario chiederci: “Sto facendo la cosa giusta? È proprio vero che non ho altra scelta?” 

Il libro ci chiama a riflettere sul confine fra vittima e carnefice, sulla colpa, sulla responsabilità individuale. Tutti abbiamo nel nostro armadio un vestito grigio che ci renderebbe uguali a tutti gli altri. Ma fortunatamente, abbiamo sempre la possibilità di scegliere se indossarlo o meno.”

C’è un barlume di speranza che si vuole trasmettere al lettore?

“Sì, è un romanzo ottimista perché è assolutamente vero che c’è sempre tempo per cambiare. C’è sempre una via d’uscita. Ogni crisi è l’inizio di un cambiamento. Il sentirsi male è finalizzato proprio a questo, è utilissimo perché ti pone nella condizione di poter invertire la rotta, come ci fa vedere il professore che si ribella al suo caposcuola decidendo di non accettare più vessazioni pur essendo consapevole di tutti i vantaggi di cui ha beneficiato. Bisogna solo acquisire consapevolezza e coscienza di quello che si fa.”

Cosa deve aspettarsi il lettore?

“Un libro giallo dalla trama avvincente con personaggi nei quali ritrovarsi e magari la possibilità di fare un piccolo viaggio nel mondo interiore del protagonista fatto di trasformazioni, perché tutto deve evolvere. La saga finirà quando il commissario riuscirà a sentirsi a suo agio anche senza imbracciare la chitarra riuscendo così a percepire istanti di felicità. Nei prossimi episodi, forse, sarà pronto anche ad aprirsi al mondo femminile, segno che un altro nodo sarà stato sciolto”.

Quale casa editrice pubblicherà il nuovo volume?

“Il volume sarà pubblicato da Edizione Maritato”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.