Olivicoltura, Confeuro: “Italia in crisi. Serve riforma strutturale”

Olivicoltura, Confeuro: “Italia in crisi. Serve riforma strutturale”

“Nel 2024-25 la produzione di olio d’oliva Made in Italy non andrà oltre le 244mila tonnellate, crollando al quinto posto tra i principali Paesi e con un calo complessivo del -26%. Numeri allarmanti, quelli diffusi recentemente dalla ricerca Ismea, che raccontano di un Bel Paese in grande crisi e in forte arretramento rispetto a un comparto che storicamente rappresenta un vera e propria eccellenza agroalimentare. L’olivicoltura nostrana, infatti, sta vivendo un momento senza precedenti, aggravata dai cambiamenti climatici, dalla siccità e dall’aumento dei costi di produzione. Confeuro lancia un appello alle istituzioni affinché si intervenga con misure strutturali volte a garantire la sostenibilità e la competitività di un comparto strategico per l’economia. La riduzione della produzione nazionale di olio d’oliva evidenzia, d’altronde, la necessità di una strategia a lungo termine. È fondamentale investire nelle infrastrutture idriche per contrastare gli effetti della siccità – si guardi il caso siciliano – e migliorare la gestione delle risorse, evitando così il progressivo abbandono degli oliveti. Servono anche incentivi statali per il rinnovamento degli impianti e il sostegno alle aziende colpite dalle criticità economiche, che attendono ancora troppo tempo per risarcimenti e ristori. Insomma, senza azioni efficaci, l’olivicoltura italiana rischia di perdere definitivamente la sua posizione di primato, con gravi conseguenze sul tessuto economico e occupazionale delle zone agresti. Sollecitiamo il Governo Meloni e l’Unione Europea per un piano di rilancio basato su innovazione, sostenibilità e tutela del reddito degli agricoltori. Così, non si può più andare avanti”.

Così, in una nota, Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, la Confederazione degli agricoltori europei e del mondo.

Intervista a Luciano Carratoni, Direttore del Balletto di Roma

Fondato nel 1960 da Walter Zappolini e Franca Bartolomei, il Balletto di Roma è una realtà consolidata e di avanguardia nel campo della danza italiana coniugata con il panorama internazionale.
La redazione di VentoNuovo è lieta di intervistare il musicista Luciano Carratoni, nonché il Direttore generale che, da più di vent’anni di attività, porta avanti un percorso di vita e professionale per tantissime generazioni di artisti. In quest’intervista ci racconta le peculiarità del Balletto e l’importanza della cura e dell’attenzione rivolta ai giovani che si affacciano in questo mondo, affidando il loro sogno nelle mani della scuola per portarlo a compimento.

Da musicista a Direttore Generale del Balletto di Roma: com’è avvenuto questo passaggio?
“Nella mia carriera da musicista mi sono avvicinato man mano al progetto dello spettacolo dal vivo in termini interdisciplinari, includendo il mondo della danza e anche tutte le discipline ad essa connesse. Direi che è stato un passaggio graduale. Sono approdato al Balletto di Roma circa 25 anni fa, infatti quest’anno compio 25 anni di attività e, nello stesso tempo, il Balletto celebra i suoi 65 anni di attività perché è nato nel 1960”.

Qual è la sua visione artistica?
“Ho sempre cercato di sposare la tradizione con l’innovazione. Il Balletto di Roma offre basi solide dal punto di vista della formazione classica che si evolve in termini di sguardo sia verso il futuro sia verso le nuove generazioni, allargando tutte le possibilità di inclusione degli stili, delle metodologie e di tutto ciò che concerne lo studio e la conseguente applicazione della danza. Manteniamo tutto ciò che la storia ci lascia ma nello stesso tempo cerchiamo di svilupparla”.

Quindi dal punto di vista pedagogico ritiene che sia importante l’apertura verso il passato e la sua coniugazione con i cambiamenti del tempo presente
“Sì perché i quadri formativi, per quanto riguarda la scuola, ricalcano questo tipo di asset: si parte dalla tradizione dello studio della danza classica e, man mano, si guidano gli studenti – che iniziano da bambini – al conseguimento dei corsi di avviamento professionale, per arrivare all’inserimento dei casi più eccellenti anche nella stessa compagnia dei professionisti”.

Durante il lockdown il Balletto di Roma si è distinto per la prontezza nell’utilizzo di una strumentazione didattica basata sull’online. Quali sono stati i cambiamenti che avete attuato?
“In quel tragico momento siamo stati i precursori – in termini di accelerazione – delle modalità di insegnamento online perché avevamo già tutti gli asset tecnologici pronti per poter offrire la metodologia attraverso i canali di rete da remoto. Questa possibilità ci ha permesso di mantenere solida l’intera struttura. Dal lockdown siamo usciti più forti di prima perché abbiamo avuto un forte cambiamento positivo grazie a questo tipo di supporto che ha aiutato tutti coloro che in quel momento sarebbero stati chiusi in casa senza nessun tipo di formazione. Siamo riusciti a continuare il lavoro brillantemente grazie alla nuova tecnologia”.

Come sono i vostri rapporti con il panorama della danza internazionale?
“Noi in questo momento siamo molto proiettati verso il mercato internazionale, soprattutto quello orientale. Infatti quest’anno torniamo in Cina per la terza volta. Siamo stati i primi a riaprire molti teatri in Cina dopo la loro chiusura dovuta al lockdown ad esempio. Poi siamo tornati lì nel 2024 e torneremo quest’anno. Stiamo lavorando su una proiezione molto importante, ci teniamo molto al mercato internazionale verso l’Oriente ma nello stesso tempo stiamo concretizzando altri tipi di mercato verso l’Europa: stiamo chiudendo degli accordi tra la Georgia e l’Armenia e stiamo in trattativa con Dubai. Il panorama internazionale si sta rafforzando sempre più e questo ci aiuta a mantenere una visione solida della nostra attività”.

Com’è dirigere una compagnia così importante come il Balletto di Roma che è ormai una realtà consolidata da tempo?
“È sicuramente difficilissimo. Ci sono tante professionalità che lavorano sulla parte formativa (a scuola abbiamo oltre 400 allievi, quindi sono tanti ragazzi da gestire e soddisfare dal punto di vista dell’apprendimento). Ci teniamo anche ad avere un consenso da parte delle famiglie che ci affidano i loro ragazzi che, molto spesso, arrivano da fuori regione quando sono ancora giovanissimi. Dobbiamo assisterli da ogni punto di vista, soprattutto nella fase della crescita. Il lavoro è lungo ma soddisfacente, alcuni ragazzi entrano a far parte della compagnia, altri sviluppano maggior maturità in età adulta.”

Come si articola il percorso di crescita artistica dei ballerini all’interno del Balletto di Roma?
“È una crescita di affiancamento alle loro esigenze. Cerchiamo di monitorarli, cercare di capire quali possono essere i loro giusti indirizzi e li affianchiamo verso quella che è la loro predisposizione. Nella danza si hanno dinamiche di possibilità molto diverse tra di loro. Il più delle volte la fisicità gioca un ruolo importante rispetto a quelle che sono le discipline più idonee a ciascun ballerino. Noi cerchiamo di creare un ambiente di studio e una formazione adeguati, aiutandoli nelle loro possibilità. Cerchiamo, quindi, di accompagnare lo studente verso una professione idonea. Questa, secondo me, è la cosa più importante che possa fare una scuola.”

Può anticiparci qualcosa sui prossimi progetti?
“Sicuramente il progetto in Cina è molto importante per noi e ci vedrà impegnati il prossimo settembre con le due produzioni più importanti, di cui abbiamo fatto già tantissime recite come “Giulietta e Romeo” che torna per il terzo anno in Cina.
Inoltre, vi è un altro capolavoro di Fabrizio Monteverde, cioè l’Otello che quest’anno viene riallestito e debutterà il 21 maggio al Teatro Regio di Parma. Tra le altre produzioni in debutto rientra “La Dernière Danse” che porteremo alla prima nazionale del 14 giugno in occasione del Ravenna Festival. Abbiamo anche tante altre iniziative che si dislocheranno su tutta l’Italia in collaborazione con i più importanti festival, rassegne e teatri presenti sul territorio italiano.”

Vino, Tiso(Confeuro): “Dati Eurostat smentiscono azione Ue”

Vino, Tiso(Confeuro): “Dati Eurostat smentiscono azione Ue”

“Confeuro ha letto con molta attenzione i dati Eurostat, secondo cui i paesi che consumano più vino spendono meno in alcolici. Stiamo parlando di quelle nazioni europee, come l’Italia, caratterizzate da una importante tradizione alimentare e da una dieta mediterranea sana ed equilibrata, insomma paesi in cui è elevata la consapevolezza che l’alcol, se consumato in dosi moderate, può diminuire il rischio di mortalità in caso di alcune patologie e comunque non nuocere alla salute. I recenti numeri Eurostat, dunque, dimostrano che non è un discorso prettamente legato alla esistenza o meno, alla disponibilità o meno della bevanda alcolica, ma è sopratutto una questione culturale. Per questi motivi Confeuro giudica totalmente sbagliata l’azione dell’Unione Europea, che sta di fatto criminalizzando il settore vitinicolo, come se fosse la panacea di tutti i mali. E la proposta di etichettatura sanitaria è la dimostrazione lampante delle politiche miopi e illogiche di Bruxelles, che invece dovrebbe concentrarsi in maniera più forte e condivisa sulla tutela delle proprie eccellenze enogastronomiche, della propria storia e delle proprie radici. Su questo i leader europei devono lavorare, oltre gli steccati ideologici e politici, al fine di costruire una Europa realmente unita e politicamente pronta alle sfide globali in divenire”.

A sottolinearlo, in una nota stampa, Andrea Tiso, Presidente nazionale Confeuro

Cisternino (Br): ritrovato l’uomo scomparso, decisiva la collaborazione della comunità e delle forze dell’ordine. Impegnati nelle ricerche Carabinieri, polizia locale e numerosi volontari

Si è conclusa intorno alle ore 18.00 di ieri (16.02.2025 n.d.r) la vicenda del 62enne V. G, l’uomo scomparso a Cisternino e ritrovato nel pomeriggio in una strada non lontana dal centro cittadino. Continue reading

Ambiente, Tiso(Accademia IC): “Indifferenza consumatori per veicoli elettrici”

Ambiente, Tiso(Accademia IC): “Indifferenza consumatori per veicoli elettrici”

“Negli ultimi anni, i veicoli elettrici hanno conquistato un posto centrale nei dibattiti sul futuro della mobilità sostenibile. Governi nazionali e aziende automobilistiche hanno stabilito risorse significative per promuovere questa tecnologia come una delle soluzioni ai problemi ambientali e come alternativa ai tradizionali motori a combustione interna. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo mediatico e le politiche incentivanti, questa tipologia di mercato automobilistico ancora fatica a decollare e le vendite non hanno ad oggi rispettato le aspettative. Quali i principali ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici? Dal costo iniziale elevato alle preoccupazioni sulla autonomia, dalle infrastrutture di ricarica insufficienti ai tempi lunghi di ricarica, fino alla scarsa consapevolezza dei cittadini che, in molti casi, non sono adeguatamente informati sui benefici economici ed ecologici dei veicoli elettrici. Dunque, l’indifferenza dei consumatori verso i veicoli elettrici è il risultato di una combinazione di fattori pratici, economici ed emotivi. Superare questi ostacoli richiederà uno sforzo congiunto da parte di governi, produttori e istituzioni. Solo con un approccio integrato sarà possibile trasformare l’elettrico in una scelta naturale per un numero sempre maggiore di consumatori, contribuendo così a un futuro più sostenibile. Da dove cominciare? Servono strategie maggiormente mirate, più sensibilizzazione e campagne di comunicazione, investimenti in reti di ricarica capillare, riduzione dei costi e più competitività tecnologica”.

Così, in una nota stampa, la portavoce nazionale della Accademia Iniziativa Comune, Carmela Tiso.

Sociale, inaugurata a Guidonia la nuova sede Confeuro-Labor

Sociale, inaugurata a Guidonia la nuova sede Confeuro-Labor

“È un giorno speciale per la comunità di Guidonia Montecelio: abbiamo inaugurato la nuova sede Confeuro-Labor, un presidio fondamentale per offrire supporto e servizi ai cittadini del territorio”. A sottolinearlo, in una nota stampa, Andrea Tiso, Presidente nazionale Confeuro, che sabato 15 febbraio ha preso parte all’inaugurazione dei nuovi locali di Guidonia Montecelio: evento che ha registrato grande partecipazione e forte entusiasmo. Presenti, insieme a circa duecento cittadini, anche Francesco Giordani, Direttore generale del Patronato Labor, Giancarlo Ventrone, Direttore generale del CAF Labor, e Attilio Arbia, Responsabile della nuova sede. “Le sedi zonali rappresentano il cuore pulsante della nostra missione: essere vicini alle persone, ascoltare le loro esigenze e offrire risposte concrete. Con questa nuova apertura, rafforziamo il nostro impegno per il benessere della comunità, garantendo assistenza su pensioni, pratiche fiscali, consulenze e molto altro – ha detto Andrea Tiso -. I migliori auguri di buon lavoro ad Attilio Arbia per questa nuova bella avventura! Guidonia e tutti i suoi cittadini, avranno da oggi un nuovo punto di riferimento, una nuova sede Confeuro e Caf Patronato Labor, in cui trovare risposte e sostegno per sé e per tutti i loro familiari. L’organizzazione cresce e si radica con l’ausilio dei giovani della Confeuro, sempre più numerosi e impegnati nel sociale! Anche oggi una bella soddisfazione”. Sulla falsariga anche Attilio Arbia: “L’inaugurazione di questa importante sede rappresenta per me certamente un punto di partenza, la realizzazione di un progetto partito sì tre anni fa ma che sono sicuro ci vedrà ancora più protagonisti nel virtuoso percorso di tutela completa ai cittadini, non solo dal punto di vista dei lavoratori agricoli, ma anche come utenti del sistema previdenziale e fiscale italiano”. A Guidonia Montecelio, come in tutta Italia. Confeuro, infatti, ha una base associativa di oltre 300 mila soci, circa 500 operatori sociali, e i suoi dipendenti sono a disposizione della comunità per offrire servizi di tutela previdenziale, assistenziale e fiscale attraverso il Caf Patronato Labor, e il Centro di Assistenza Fiscale.