Femminicidi; una strage senza fine

Un mondo fuori controllo e pene che non trovano riscontro con le reali necessità di una società, che ormai ha perso il rispetto per la vita.

Femminicidi, un termine che ancora oggi da molti, non viene accettato, una “tendenza” in forte aumento. Se ne parla, le vittime aumentano, vengono stanziati soldi per aprire i centri anti violenza, la campagna “donne denunciate” è attiva proprio come il 1522, linea nata per segnalare gli abusi e le violenze. Si crea un codice rosso, poi si rafforza, ma alla fine, nulla cambia, se non il numero in costante crescita di donne, che vedono la morte, per mano degli uomini. Maria Rosaria Troisi di 37 anni era una catechista e casalinga, aveva due figli, di 8 e 10 anni, avuti dal marito Marco Aiello di 40. La sera del 20 settembre, ai carabinieri di Battipaglia (provincia di Salerno), giunge la chiamata di un uomo -si scoprirà in seguito che a chiamare sia stato proprio Aiello-, li avvisa di una litigata violenta in atto, fornisce un indirizzo. Quando i militari giungono sul posto, non possono che constatare il delitto. Giungono i Ris e il 118; marito e moglie, avrebbero avuto un litigio violento e Maria Rosaria, sarebbe morta per una coltellata alla giugulare, inferta a quanto sembrerebbe, dal marito Marco. Aiello, in stato di fermo, con l’accusa di omicidio volontario, ma la posizione dell’uomo potrebbe aggravarsi in omicidio preterintenzionale, se confermato che i due figli della coppia, prima che iniziasse la lite, sarebbero stati portati dai nonni. Sono 82 le vittime di femminicidio da inizio anno.

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