IL MAL DI VIVERE “SUICIDIO, CHI E’ QUESTO SCONOSCIUTO”

di Luigi Giannelli

Nella mia lunga carriera nel Corpo di Polizia Penitenziaria ho purtroppo preso atto di moltissimi suicidi da parte di miei colleghi e ogni volta mi sono chiesto il perché di questo estremo gesto. Mai una risposta supportata da motivazioni valide, anche perché,  non è possibile trovarne. La vita è sacra e nessuno può togliercela se non Dio.Questo è l’aspetto spirituale.  Quello umano va ricercato nelle cause e concause. Sofferenza, induzione disperazione. Lo spiegheranno i soliti esperti  psicologi che indagheranno sulla storia della vittima senza sapere se il gesto è premeditato o d’impeto. Se attribuibile alla tipologia del lavoro o a problemi familiari o finanziari o addirittura sentimentali. Difficile saperlo.Più delle volte si viene lasciati soli nei momenti di difficoltà nel lavoro. Mi è capitato qualche volta di avere dei problemi, purtroppo sono stato costretto ad evitare di raccontarli perché l’avrebbero messi in piazza a modo “lavandare di paese”.Altra ragione per non confidarsi è legata alla paura di essere sollevati dall’impiego operativo e collocati, nella meno peggio, in servizi sedentari. Ad onor del vero, alcune direzioni hanno fatto e fanno tutto il possibile per sensibilizzare il personale. Hanno sottoscritto protocolli d’intesa con  centri ospedalieri e consultori specializzati, ovviamente in forma anonima. Purtroppo questo servizio, per quanto ne sappia io, è poco utilizzato.È davvero difficile comprendere le intenzioni di chi pone in essere atti così determinanti anche perché chi ha deciso sa mascherare bene l’intenzione.Dall’inizio dell’anno a prendere questa decisione sono stati quattro colleghi. Dalle testimonianze di chi li ha conosciuti, esce un quadro delicato:  “erano dei bravi colleghi, molto socievoli, sempre disponibili ad aiutare il prossimo”. Purtroppo, nessuno ha potuto aiutare loro.Il lavoro del Poliziotto Penitenziario è delicato e anche molto difficile e per questo lo Stato ha il dovere di tutelarlo dandogli maggiore credito e considerazione anche perché, parte dei successi ottenuti  nella lotta contro le mafie e la criminalità organizzata, sono  da attribuire a questa categoria di lavoratori che all’interno delle prigioni rischia quotidianamente la vita e più delle volte la salute.Il Corpo di Polizia Penitenziaria appartiene alle quattro Forze di Polizia e in virtù degli Art. 55 –  56 e 57 del codice di procedura penale, svolge le attività di Polizia Giudiziaria. Gli stessi ricoprono la qualifica di  Agenti Pubblica Sicurezza. L’appello che faccio a tutti i lettori, è quello di amare e rispettare  gli uomini e le donne  di tutte le forze di polizia  che spesso, purtroppo, si trovano a combattere un nemico invisibile e con conseguenze imprevedibili.

Luigi Giannelli

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