La Cina ha bloccato due container di carne di maiale italiana

La carne, congelata e cartonata, è ritenuta rischiosa in chiave pandemia. La Coldiretti: “Un’ accusa paradossale e palesemente infondata”


MADE IN ITALY

I – “È grave il blocco delle esportazioni di carne suina italiana attuato dalla Cina con il pretesto dei rischi per il contagio da Covid a pochi giorni dalla firma dell’accordo sugli investimenti tra Cina e Unione europea giustificato dall’obiettivo di favorire un maggiore accesso al mercato secondo lo stesso presidente cinese Xi Jinping”. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini commenta così l’allarme lanciato da Opas (Organizzazione prodotto allevatori suini) dopo che le autorità cinesi lo scorso 3 gennaio hanno mosso rilievi in dogana a due container di carne congelata e cartonata ritenuta rischiosa in chiave pandemia.

Si tratta – sostiene la Coldiretti – di “un’accusa paradossale e palesemente infondata che viene da un Paese sul quale pesa peraltro l’ombra dell’omertà sulla pandemia, come dimostra la partenza per la Cina dell’equipe di scienziati dell’Oms per investigare sulle origini del Covid, senza aver ottenuto ancora il via libera di Pechino. Le autorità cinesi minacciano ora di impedire a Opas e ad altre società europee di esportare la carne italiana nel gigante asiatico e di distruggere tutta la merce congelata arrivata in container presso il porto di Yantian e ora bloccata presso la dogana interna di Dong Guan. I container sono stati venduti a Cofco, la più importante società cinese di importazione di carne a partecipazione statale (6 miliardi di fatturato) che, tra l’altro, sembra coinvolta anche nel rilancio del porto di Taranto”.

“Un grave danno per l’agroalimentare made in Italy che ha investito sulle prospettive di crescita delle esportazioni sul mercato asiatico”, denuncia Prandini chiedendo “l’intervento delle autorità nazionali e comunitarie per fermare una pretestuosa guerra commerciale dagli esiti preoccupanti”.

Il timore è quello che “dietro la decisione cinese ci sia in realtà la volontà di creare ostacoli per sostenere la produzione locale di carne suina, come dimostrano gli ingenti acquisti di alimenti effettuati sul mercato internazionale dal gigante asiatico per l’alimentazione del bestiame allevato. Lo scambio commerciale dell’Italia con la Cina è peraltro profondamente sbilanciato a favore del Paese asiatico che ha esportato nelle Penisola il 24% in piu in valore di quanto ha importato, secondo le elaborazioni su dati Istat relative ai primi 9 mesi del 2020 dalle quali emerge che il blocco rischia di fermare il necessario riequilibrio”.

Lorena Fantauzzi

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