La violenza uccide, il silenzio anche!

Nella società in cui viviamo, la necessità alla comunicazione e alla conoscenza, si fondono nella consapevolezza che comprendere, possa aiutare a prevenire. Abbiamo incontrato uno dei fondatori dell’Associazione italiana di psicologia e criminologia, lo psicologo Massimo Lattanzi.

Dottor Lattanzi, come mai ha scelto questo titolo assolutamente anacronistico?

“Potrebbe sembrare anacronistico, invece è assolutamente attuale. Non mi riferisco all’esposizione mediatica ricorrente nei casi di omicidio a cui non si può sfuggire, mi riferisco al silenzio o all’omertà che precede ed accompagna i casi di violenza ed omicidio. Gli “autori” di questo silenzio sono i “familiari.”

Potrebbe chiarire meglio?

“I casi di violenza, omicidi, tentati omicidi e i suicidi e tentati che spesso seguono un omicidio o tentato omicidio si consumano tra “familiari”. Per familiari intendo le persone con cui ci relazioniamo a vari livelli, dalla conoscenza, all’amicizia, alla colleganza, alla parentela e ai rapporti affettivo/sentimentali attuali o trascorsi. Questa popolazione è più a rischio di vittimizzazione.”

Cosa si potrebbe fare ancora?

“Sarebbe necessario che i presunti autori, le presunte vittime, i loro “familiari” possano rivolgersi a strutture in cui i professionisti della salute specializzati sulla Violenza possano raccogliere indicazioni sui casi e applicare protocolli scientifici e standardizzati per la valutazione dei fattori di rischio e di vulnerabilità.”

Dottore, a chi si riferisce con il termine professionisti della salute?

“Agli psicologi abilitati, psicoterapeuti, medici e psichiatri con abbiano un’esperienza sul campo minima di tre anni, che frequentino corsi di aggiornamento che rilasciano gli “E.C.V.” i crediti di Educazione Continua sulla Violenza e abbiano una supervisione continua, questo bagaglio dovrebbe essere il bagaglio delle operatrici, degli operatori dei CAV e dei CUAV e delle strutture sanitarie locali. Queste ultime strutture potrebbero avvalersi degli ETS specializzati, esattamente come noi, dell’AIPC”.

Torniamo sul tema molto delicato del silenzio.

“Nella maggior parte dei casi i tentati omicidi e omicidi hanno come prodromi varie forme di violenza, più spesso gli atti persecutori; comportamenti insistenti e agiti sia in modalità “presenza” che “on line” che si manifestano nell’arco delle 24 ore, senza soluzione di continuità che procurano ansia e cambiamento di abitudini nelle vittime. Credo risulti difficile per un “familiare” non avvertire la presenza di questi comportamenti e dei vissuti derivanti!”

Dottore come vuole concludere?

“L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, un ETS fondato nel 2001, si prende cura delle persone a prescindere del genere e del ruolo che hanno rivestito, dei presunti autori e delle presunte vittime di violenza e stalking. La modalità circolare comprende anche la presa in carico dal 2007 delle persone a piede libero e dal 2012 anche di quelle ristrette nelle Case Circondariali, professionisti volontari applicano dal 2012 un protocollo scientifico integrato denominato A.S.V.S. che sta dando ottimi risultati sia in termini di prevenzione che di trattamento.”

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