Salviamo i daini del Parco del Circeo

Il parco del Circeo, dal 1977 Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco, negli ultimi anni è stato tristemente oggetto di una vergognosa situazione dovuta al sovrappopolamento di una specie bella quanto problematica come quella dei daini.
Nel parco stesso, ad oggi, si stimano più di 1760 esemplari, secondo alcuni sarebbero troppi e potrebbero portare all’estinzione determinate specie boschive a causa dell’elevata pressione di brucatura degli stessi e creerebbero anche numerosi importanti incidenti stradali. Gli animali in questione, inizialmente contenuti in un recinto di 400 ettari, dal 1953 ad oggi, fuggendo dalla cattività hanno dato vita ad un elevato picco della specie stessa. La soluzione trovata per riportare l’equilibrio, consisterebbe nella induzione alla diminuzione di un 30% della specie stessa ma, quale sarebbe il modus operandi stabilito per attuare ciò? Abbiamo intervistato l’ex sindaco di Ponza, Piero Vigorelli che, insieme a molti cittadini e all’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), non sono concordi con il piano varato nel gennaio 2017 e ora in fase di attuazione per opera del generale Antonio Ricciardi (dimesso da pochi giorni), come presidente del parco.

Quale sarebbe il giusto compromesso per riportare l’equilibrio, ormai destabilizzato, nel parco del Circeo?
“In primo luogo va detto che è responsabilità del Parco non aver attuato da decenni una strategia di controllo del daino e di non aver manutenuto le recinzioni, consentendo ai daini di diffondersi in una parte della Foresta Demaniale.
In secondo luogo, la sovrappopolazione asserita dal Parco non si basa su un censimento dei capi (come sarebbe stato doveroso con una strategia di controllo), ma solo su stime che variano di giorno in giorno, da un comunicato all’altro, – quasi fossero i numeri del Lotto.
In terzo luogo, i “danni collaterali” che il daino produrrebbe sono presunti e non rilevanti. Infatti, i danni per la “brucatura” potevano essere evitati con un regolare foraggiamento. I danni alle aziende agricole contigue al Parco da parte di daini fuggiti dalle recinzioni fatiscenti della Foresta Demaniale, sono considerati dal Parco stesso “non rilevanti”. I danni di collisione stradali ammontano mediamente a 2 l’anno nell’arco degli ultimi anni.
Ne consegue che la vera e unica “destabilizzazione” del Parco, per quanto si riferisce ai daini, è dovuta esclusivamente alla mala gestito del Parco stesso.
Quanto alla “destabilizzazione” per la crisi della dirigenza del Parco, basta notare che per ben due volte il Parco ha proposto con Avviso Pubblico l’individuazione delle candidature alla Direzione e, per ben due volte, il Ministero dell’Ambiente ha bocciato l’Avviso Pubblico perché contra legem.
Evidentemente nel Parco regna una scarsa dimestichezza con le leggi dello Stato. Il “giusto compromesso” risiede quindi nella programmazione di una riduzione della popolazione del daino basata su forme non cruente. Una mano sul cuore e non sul fucile.”

 Sul sito ufficiale del Parco, sono stati pubblicati 3 bandi, cosa ne pensa?
“Il primo bando, per l’adozione ornamentale, è una soluzione non cruenta. Si concretizza con la cattura di capi vivi e il loro traslocamento verso altri Parchi, Aziende agricole, terreni delle Pro Loco o di singole persone.
Ma nel bando ci sono tali e tante condizionalità (soprattutto costi molto elevati) da scoraggiare le adozioni. Non a caso, ogni giorno ricevo notizie di Aziende che rinunciano alla richiesta di adozione.
Queste condizionalità negative aprono quindi la strada agli altri due bandi, – quello per la cessione dei daini alle aziende per l’allevamento delle specie selvatiche e quello per la cessione alle aziende agri-turistico e venatorie (le riserve di caccia). Il tutto con una spesa irrisoria per la cessione.
In questi due casi, il “destino” dei daini è quello di finire in macelleria o di essere il bersaglio di cacciatori.
Da sottolineare la perfida ipocrisia dei due bandi, perché il Parco affida ad altri il compito di uccidere i daini.
Ma c’è di più. Contrariamente a tutte le promesse del generale Antonio Ricciardi (“Nel Parco non si sparerà mai”), l’Avviso Pubblico per la formazione delle persone che dovranno catturare i capi vivi, prevede anche l’”abbattimento diretto” dei daini catturati.”

Il Parco, attualmente non ha neanche più un Presidente, come pensate di procedere adesso?
“Nulla cambia. O meglio, sarebbe veramente scandaloso che un Parco privo di un Presidente e di un Direttore, che è guidato da un interim per il presidente e per il direttore, possa procedere beatamente nel programma di sterminio dei daini. Aspettiamo che il nuovo Ministro nomini la nuova dirigenza, sperando che sia migliore di quella che da una quindicina di anni ha guidato il Parco, dall’ex presidente Gaetano Benedetto a Antonio Ricciardi e all’ex direttore Paolo Cassola.
Noi non possiamo fare altro che continuare a seguire questa storia sperando nel buon esito e nella salvezza di questi splendidi mammiferi.


di Priscilla Rucco

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