Transumanza; tra passato e presente

Nonostante la tecnologia avanzi a grandi passi, sempre più si sente la necessità di un ritorno alle origini, restare attaccati alle tradizioni di un tempo per non permettere alle innovazioni, la sostituzione della nostra storia. La transumanza, una pratica attuata dagli allevatori che consiste nella migrazione del bestiame secondo determinate tempistiche e con specifiche modalità. Abbiamo intervistato il Signor Fabrizio Amati, per seguirlo in questa antica tradizione.
Fabrizio, di che cosa ti occupi e cos’è nello specifico la Transumanza?
“Vengo da una famiglia storica riguardo la transumanza, la famiglia Amati prima della guerra spostava mandrie di animali dai Monti Simbruini fino all’Agro Pontino nel periodo invernale. Oltre ad essere il nostro lavoro, la rievochiamo a livello anche storico, riportando il bestiame negli alpeggi abruzzesi; la vera transumanza che viene effettuata a piedi. Dietro c’è un lavoro che spesso non viene valorizzato abbastanza, ma dietro, noi che lo attuiamo elaboriamo delle ricerche minuziose esaltando le varie peculiarità. C’è la biodiversità, la riscoperta degli ambienti montani che oggi ci offrono una ricchezza non indifferente. Una grande volontà di far riscoprire i nostri territori che ci offrono dal punto di vista naturalistico, un paesaggio dal valore inestimabile, soprattutto se pensiamo a ciò che ci offrono i percorsi naturalistici e riscoprire la tranquillità, serenità e benessere, elementi che, a causa delle nostre vite frenetiche soprattutto nelle grandi città, stiamo perdendo. Cerchiamo quindi, di far riscoprire tutto ciò che di buono c’è nella natura; dal cibo sano all’aria pulita. Realtà che spesso i giovani non conoscono. Apprezzare e dare il giusto valore alle nostre acque naturali ad esempio. La transumanza viene fatta con orgoglio, siamo rimasti davvero in pochi a farla”.
Quando ha luogo la transumanza e in che modalità?
“Partiamo dagli Altipiani di Arcinazzo entro fine giugno. Viene fatta rigorosamente a piedi, come negli anni ‘50/’60 dagli operatori ed allevatori del settore, percorrendo il tratturo della Setacciara. Per dare solennità alla manifestazione storico/culturale, vengono messi dei campanacci che hanno una duplice valenza; dare allegria al tutto richiamando maggiormente l’attenzione delle persone, poi come richiamo per la mandria. Sicuramente tra il L’intento di tutta la famiglia Amati è quello di far avvicinare il turismo “lento”, che vuole apprezzare tutto ciò che il territorio ha da offrire; percorsi come il cammino di San Benedetto, ad esempio, per abbracciare anche l’aspetto religioso, per far riscoprire le montagne dei Monti Simbruini, il cibo genuino e il meraviglioso fiume Aniene”.
Che cosa volete trasmettere attraverso l’appuntamento che offrite?
“La solennità dell’appuntamento, avvicina curiosi e amanti delle tradizioni e per la famiglia Amati il ricordo è memoria che va custodito gelosamente e tramandato il più possibile perché la nostra storia e la nostra cultura, possano avere delle basi solide per i giovani del domani, e possano avvicinarsi il più possibile al naturale, al benessere psicofisico mantenendo ben alte le tradizioni. Dietro la nascita, l’evoluzione e l’elaborazione della transumanza, c’è tutto un mondo da far scoprire o riscoprire, conoscere ed eventualmente tramandare”.

Foto scattata durante la transumanza del 2022 nel Trattuto della setacciara

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