“DA…DA…DA…” Presentata a Roma l’opera unica del professor Vincenzo Varone, docente di tecnica della scultura, presso l’Accademia delle Belle Arti di Via Ripetta a Roma.

Singolarissimo, il trentunesimo evento della fortunatissima rassegna d’arte contemporanea “Signum”, progettata e realizzata dal geniale e irripetibile Francesco Gallo Mazzeo, il Professore con la P maiuscola. “Signum” è oramai una formula collaudata, di assoluto valore artistico, puro “teatro intimo” a contatto diretto con l’arte e l’artista;

tutti innanzi ad un “unica opera”, issata sulla parete del centro etnico-culturale “Bibliothè” [1], nel cuore pulsante della città di Roma. Un appuntamento mensile da non perdere, alle soglie della nuova rinascita culturale dell’Urbe, un eruditissimo confronto, fra l’autore, il critico d’arte e “l’occhio terzo”, quello di una “fervida intelligenza” che guarda l’arte, dall’altra parte della siepe, da un mondo apparentemente estraneo agli addetti ai lavori. Un commentatore diverso, appositamente individuato, di volta in volta, fra i molteplici ambiti di professionisti inconsueti,  scrittori, letterati, musicisti,  magistrati o giornalisti. Stasera la voce “terza”, stata quella del dottor Carlo Capria, qualificatissimo dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla solida esperienza internazionale multiculturale. Il copione si è arricchito di sorprese, rivelandosi un viaggio affascinante e carismatico; dalla metrica erudita e, dall’armonico verseggiare composito, del professor Francesco Gallo Mazzeo, all’incontro con la finezza narrativa, della sintesi spirituale e intima di Carlo Capria, sino alla straordinaria energia della reazione emotiva, carica di deflagrante passione, di quell’artista eclettico che è il professore Vincenzo Varone. Bravissimi, Laura Giulia Cirino e Sergio Palma, corèuti speciali, belle voci di “dentro” del melodico sovrapposto al disegno principale, di questa serata singolare, suggestiva e unica.
L’opera “Da.. Da… Da…” richiama alla memoria il Dadaismo e i Dadaisti dei primordi del novecento: “Un’opera d’arte non è mai bella per decreto, Ognuno fa arte alla sua maniera. Noi non conosciamo alcuna teoria. DADA, DADA, DADA, urlio di colori increspati, incontro di tutti i contrari e di tutte le contraddizioni, di ogni motivo grottesco, di ogni incoerenza: LA VITA.“[2]
Varone, oggi, affida alla materia del colore, ambientazioni che interessarono il pianeta dei surrealisti, mette in scena “astratti paesaggi” che risentono delle contaminazioni degli “avvezzi al  sogno” di ogni tempo; delle atmosfere felliniane dei personaggi sbucati dal mondo dei “Lunatici” di Cavazzoni e, da quelle intuizioni geniali della grande letteratura dell’immaginazione che appartennero anche a Shakespeare, di quelle umanissime figure “dell’innamorato, che vede nel volto d’una egiziana la chiara bellezza di Elena, di quella del lunatico, che vede più diavoli che non ne contenga l’inferno; poi ancora di quella del poeta che nel suo squisito delirio, può contemplare il cielo dalla terra e la terra dal cielo. E, mentre la fantasia gli va suggerendo forme di cose sconosciute, la sua penna le ferma; e a quei nulli d’aria dà nome, e sito e dimora. [3]
Varone, muove bene ogni passo, con circospezione e cautela; viaggia piano, incide e crea; nella consapevolezza che se è pur vero che “siamo indotti a tenere a freno la nostra vita emotiva e le nostre risorse naturali“[4], ed è strano destino tenere a freno le pulsazioni dell’Es, l’Es gioca dei tiri magnifici: fa guarire, fa ammalare, costringe ad amputarsi degli arti sani e manda la gente incontro alle fucilate, [5] ma è qui è la ricchezza dell’anima, l’humus fertile della creatività, ed è quì che nascono nettare e vitamine efficaci.
L’artista allora – senza stancarsi mai – persevera nel dissodare queste terre dell’arte, ne irrora ancora i solchi e, dal paniere continua a lanciare il nuovo “seme”.
“Il tempo ci ha consegnato un grande patrimonio immateriale,  Varone, ne ha introiettato filosofie e impulsi e, adesso – attraverso l’opera delle sue mani, astratti paesaggi prendono forma e colore che ri-chiamano alla vista i palpiti segreti dell’anima, per farli ri-affiorare dall’atrio del cuore e, per riportarli alle visibilità della vita”.
“Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come
la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e
riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra
e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti”. [6]
R.S. 

[1] Bibliothè Contemporary Art Gallery – Via Celsa, 4 – 00186 Roma
[2] Tristan Tzara sul Dadaismo
[3] William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate, 1596
[4]  Julie Holland,  Streghe lunatiche, Mondadori, 2016.
[5]  Es: istanza inconscia della personalità, teorizzata da Sigmund
      Freud. Georg Groddeck, Il libro dell’Es, 1923
[6] Francesco Gallo Mazzeo  7/5/2019 per Lillo Messina “Metafora”

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