Ambiente, Tiso (Accademia IC): “Overshoot Day, campanello d’allarme per generazioni future”

Ambiente, Tiso (Accademia IC): “Overshoot Day, campanello d’allarme per generazioni future”

“L’Overshoot Day rappresenta un campanello d’allarme che non possiamo più ignorare. È il momento in cui il consumo di risorse naturali supera la capacità del nostro ecosistema di rigenerarle. Per l’Italia, nel 2025, questo giorno è caduto il 6 maggio. In altre parole, in soli 126 giorni abbiamo esaurito il “budget” annuale di risorse rinnovabili che il nostro territorio è in grado di fornire in modo sostenibile”, dice Carmela Tiso, portavoce di Accademia Iniziativa Comune e presidente dell’associazione Bandiera Bianca. “Questi dati evidenziano come il nostro modello di sviluppo sia ormai strutturalmente insostenibile. Se tutti i Paesi del mondo consumassero come l’Italia, servirebbero quasi tre pianeti per soddisfare la domanda di risorse. Siamo di fronte a un’emergenza sistemica, che minaccia non solo l’equilibrio ambientale ma anche la giustizia intergenerazionale: stiamo compromettendo il futuro dei nostri figli per sostenere un presente distorto da eccessi e sprechi”.

«L’Overshoot Day – aggiunge Tiso – non è una data simbolica, ma il riflesso di un sistema che va urgentemente ripensato. È tempo di adottare politiche pubbliche ambiziose e lungimiranti, che promuovano modelli di produzione e consumo sostenibili, investano nell’economia circolare, nella rigenerazione ambientale e in una cultura ecologica diffusa. Allo stesso tempo, come cittadini, dobbiamo fare la nostra parte cambiando abitudini quotidiane e chiedendo un cambiamento strutturale alla politica e alle istituzioni. Guardando al resto del mondo – conclude – le differenze tra Paesi variano: nazioni come il Qatar raggiungono l’Overshoot Day già a febbraio, mentre l’Uruguay lo posticipa a dicembre. Ma è solo attraverso una responsabilità condivisa e una governance globale equa che potremo affrontare efficacemente la crisi ecologica. Serve un nuovo patto tra uomo e natura, fondato su equità, rispetto e visione”.

Agricoltura, Tiso (Confeuro): “Fare di più per rimettere al centro il settore primario”

Agricoltura, Tiso (Confeuro): “Fare di più per rimettere al centro il settore primario”

“L’agricoltura italiana deve tornare a essere una priorità strategica per il Paese. Serve una visione chiara, fondata su interventi concreti e sinergici che sappiano valorizzare il settore primario in tutte le sue potenzialità”. Cosi, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, commenta l’incontro svoltosi ieri presso la Sala Koch di Palazzo Madama, dal titolo “Seminando idee, coltivando proposte. Facciamo crescere l’agricoltura italiana”. “Abbiamo seguito con attenzione i lavori dell’evento – prosegue Tiso – e condividiamo la necessità di riportare l’agricoltura al centro dell’agenda politica ed economica nazionale. È fondamentale partire da un piano infrastrutturale integrato e complementare: reti idriche efficienti, collegamenti stradali e ferroviari adeguati, portualità funzionale alle esportazioni. Senza queste basi, il comparto continuerà a subire ritardi e penalizzazioni. Il presidente Confeuro sottolinea anche l’urgenza di difendere le eccellenze agroalimentari italiane: “Serve un’azione più incisiva contro l’Italian Sounding, che danneggia i nostri piccoli e medi produttori, compromette la qualità percepita dei nostri prodotti e ostacola la competitività sui mercati esteri. Questa duplice strategia – infrastrutture e tutela del Made in Italy – è oggi imprescindibile per far fronte alle sfide globali: dai cambiamenti climatici alle guerre commerciali, fino alla concorrenza sleale di merci contraffatte o di scarsa qualità provenienti da economie emergenti. L’agricoltura italiana può e deve tornare a essere un motore di sviluppo, occupazione e identità nazionale”, conclude Tiso.

Referendum, Ambrogiani: “Votare è un dovere democratico. No astensionismo”

Referendum, Ambrogiani: “Votare è un dovere democratico. No astensionismo”

I prossimi domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15 si svolgeranno i referendum abrogativi su temi di grande rilevanza, come lavoro e cittadinanza. Perché l’esito sia valido, sarà necessario raggiungere il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto In questo momento cruciale per la nostra democrazia, invito tutte le cittadine e i cittadini di Marino, e non solo, a partecipare al voto Il referendum è uno strumento prezioso di partecipazione popolare, che ci permette di incidere direttamente sulle leggi che regolano la nostra vita quotidiana. Disertare le urne significa rinunciare a questa possibilità, significa lasciare che decidano altri per noi. Non dobbiamo lasciarci influenzare da chi fa propaganda per il non voto. Si tratta di un atteggiamento profondamente sbagliato e pericoloso, che mina le basi della democrazia e ne svuota gli strumenti. Il vero modo per far sentire la propria voce è andare a votare, non restare a casa. Partecipare al referendum significa affermare che crediamo nella Costituzione, nella sovranità popolare e nel ruolo attivo dei cittadini nella vita pubblica. Non regaliamo l’ennesimo alibi a chi vuole spegnere il confronto democratico. Andiamo tutti a votare”.,

Così, in una nota stampa, Sergio Ambrogiani, Segretario Cittadino PD Marino – Circolo “Bruno Astorre”.

Camera dei Deputati – Sala Matteotti Convegno sulla Giustizia in Italia e le ADR: Stato, Criticità e Prospettive

Si è svolto presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati un importante convegno dedicato al tema della giustizia in Italia, con un focus particolare sui sistemi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR). L’iniziativa è stata promossa dall’on. Michele Schiano di Visconti, da sempre attento ai temi della riforma e dell’efficienza della giustizia. Continue reading

Pac, Confeuro: Proposta Commissione Ue è buon punto di partenza.

Pac, Confeuro: Proposta Commissione Ue è buon punto di partenza.

Incrementare fondi per tutela reddito, ricambio generazionale e tecnologie

“Accogliamo con favore la proposta di modifica presentata dalla Commissione Europea per la semplificazione della Politica Agricola Comune (PAC), che rappresenta finalmente un primo passo importante verso una riforma realmente più equa, funzionale e vicina alle esigenze dei piccoli e medi imprenditori agricoli. Lo dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro. “La proposta – prosegue – costituisce infatti una solida base per una semplificazione concreta e di medio termine della PAC, che può rilanciare l’intero comparto agricolo europeo. La semplificazione dei pagamenti, la riduzione degli oneri amministrativi e il rafforzamento degli strumenti di gestione delle crisi, con l’apertura al cosiddetto ‘terzo pilastro’ legato alle assicurazioni contro eventi catastrofali, sono misure che da tempo auspichiamo e che finalmente iniziano a trovare spazio nel dibattito europeo.”

Secondo Confeuro, l’impatto atteso di queste misure potrebbe offrire un concreto sostegno alla competitività del settore, alleggerendo al contempo il peso burocratico. “Ci auguriamo – conclude il presidente nazionale Confeuro, Andrea Tiso – che Parlamento e Consiglio europeo possano rafforzare ulteriormente questa proposta legislativa, incrementando le disponibilità a sostegno del primario per applicare misure più incisive a favore del ricambio generazionale, e dell’ammodernamento delle imprese a livello tecnologico. È tempo che l’Europa investa davvero nei suoi agricoltori, che rappresentano senza dubbio il cuore vivo e produttivo dei territori rurali. Riteniamo infatti che i prossimi fondi PAC debbano essere erogati prevalentemente ai produttori agricoli e in misure minore alle macro imprese e multinazionali. Porre un limite all’erogazione delle risorse per le grandi imprese che non ne hanno bisogno per garantire la sostenibilità di tutto il settore è la strada per una più equa distribuzione di risorse e per garantire un futuro all’agricoltura Europea”.

Fondazione Super Sud lancia la sfida per il futuro del Mezzogiorno

La Fondazione Super Sud lancia la sfida per il futuro del Mezzogiorno con una rete per rigenerare le città e le aree interne

Il Presidente Giovanni D’Avenia: “Il tempo dell’attesa è finito, servono corresponsabilità e co-progettazione per cambiare davvero”

Il presidente SVIMEZ Adriano Giannola: “Solo una visione unitaria tra aree interne e metropoli può salvare il Mezzogiorno dallo svuotamento”

Non un semplice incontro, ma un segnale politico e culturale. Il Forum delle Comunità Attive e delle Reti Solidali, promosso dalla Fondazione Super Sud, ha aperto nella città di Napoli uno spazio reale di confronto, costruzione e visione. Due giornate intense, partecipate, vive. Tre tavoli tematici – rigenerazione urbana e inclusività dei luoghi, inclusione sociale, innovazione e contrasto alla povertà educativa – hanno messo a fuoco sfide, pratiche e contraddizioni. Ma soprattutto hanno fatto emergere una volontà condivisa: superare la frammentazione, fare rete, costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale fondato sulla giustizia sociale.
Non si rigenerano i luoghi senza rigenerare i legami. Non si cambia il volto delle città senza cambiare il modo in cui si fa politica pubblica. È questo il cuore di quanto emerso nei lavori, come ha ribadito Giovanni D’Avenia, presidente della Fondazione Super Sud: “Il Sud è pieno di potenzialità, ma resta intrappolato in compartimenti stagni. Ognuno lavora per sé: istituzioni, università, sindacati, terzo settore. È ora di passare dalla retorica alla corresponsabilità, dalla solitudine all’alleanza. Con il Forum vogliamo rompere l’inerzia e costruire una rete stabile, concreta, capace di incidere sulle politiche pubbliche. Basta eventi vetrina, servono co-progettazione, governance condivisa, una regia che dia continuità. Siamo pronti a fare la nostra parte con proposte operative da sottoporre alle istituzioni. Senza una visione condivisa, continueremo a sprecare risorse e speranze. Il tempo dell’attesa è finito. Adesso è il tempo delle scelte”.
Dal confronto è emersa l’urgenza di riportare la questione abitativa e la coesione sociale al centro dell’agenda pubblica. Un’urgenza che Raffaele Paudice, segretario CIGL Napoli e Campania, ha rilanciato con fermezza: “Il diritto all’abitare è diventato un tema cruciale. Napoli si svuota nei suoi quartieri centrali, mentre le aree interne si desertificano. È una crisi sistemica che tocca dignità, cittadinanza, qualità della vita. Servono nuove politiche pubbliche che mettano al centro la persona. Non possiamo più ignorare questa emergenza. È tempo di agire, di costruire città più giuste e inclusive”.
Raffaele Sibilio, sociologo della Federico II, ha sottolineato come il nodo decisivo sia quello culturale e relazionale: “La rigenerazione urbana, per essere davvero trasformativa, deve radicarsi in una rigenerazione sociale. Non basta ridisegnare gli spazi: bisogna attivare legami, capacità di progettare insieme, anche tra soggetti molto diversi. Il rischio che corriamo è quello di sostituire vecchie marginalità con nuove esclusioni. Serve un humus culturale che dia senso all’azione e che permetta alle comunità di riconoscersi protagoniste. La vera innovazione sta nel riconoscere che le persone, nei loro contesti, sono portatrici di risorse e competenze. Senza di loro, nessuna rigenerazione è possibile”.
La necessità di strutturare una rete competente e stabile, fatta di soggetti diversi ma uniti da obiettivi comuni, è stata una delle principali sollecitazioni emerse dai tavoli. A partire dal riconoscimento della formazione come leva strategica, per rendere davvero attivanti – e non assistenziali – i percorsi di inclusione. Ma anche dalla consapevolezza che solo una vera alleanza tra pubblico e privato sociale può garantire efficacia e continuità. La regia pubblica, il monitoraggio, la visione devono integrarsi con l’operatività e la prossimità dei soggetti sociali, per produrre impatto reale.
La riflessione si è allargata anche alla scala regionale, con l’intervento di Adriano Giannola, presidente SVIMEZ, che ha richiamato il tema delle aree interne come terreno strategico per la coesione territoriale: “Il rischio vulcanico dei Campi Flegrei deve diventare un’occasione per rigenerare anche le aree interne. Non si tratta di due temi distinti, ma di un’unica sfida: garantire sicurezza e futuro al territorio, pensando in modo sistemico. Le aree interne sono una risorsa vitale: hanno storia, bellezza, identità. Ma vengono lasciate indietro. Serve un piano che tenga insieme area metropolitana e dorsale interna, Napoli e Irpinia, Benevento e costa. Solo così evitiamo lo svuotamento sociale e demografico del Mezzogiorno”.
“Alla fine di questa due giorni, non resta una semplice “restituzione”, ma l’inizio di un percorso. Un percorso che richiede continuità, ascolto, concretezza. Le esperienze ci sono. Le competenze pure. Ora serve una visione condivisa e il coraggio di costruire alleanze reali. La rigenerazione, se vuole essere vera, deve diventare un progetto collettivo. Un’opportunità di giustizia, di cittadinanza, di bellezza” -conclude D’Avenia-.