OPERAZIONE “WORK IN PROGRESS” SCOPERTA UNA MAXI FRODE FISCALE NEL SETTORE DELL’IMPIANTISTICA INDUSTRIALE 7 ARRESTI E SEQUESTRI PATRIMONIALI PER 12.000.000 DI EURO.

I finanzieri del Comando Provinciale di Parma stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un sodalizio criminoso dedito alla commissione di plurimi reati di frode fiscale.La misura cautelare riguarda sette persone, tra imprenditori e professionisti, operanti nel settore della metalmeccanica e dell’impiantistica industriale attraverso due distinti Consorzi riconducibili a due imprenditori, uno dei quali recentemente condannato in primo grado dal Tribunale di Catanzaro per il reato di associazione mafiosa in quanto organico alla cosca di ‘ndrangheta FARAO- MARINCOLA. Sono altresì in corso di esecuzione sequestri per equivalente, fino a concorrenza delle imposte evase, per circa 12 milioni di euro di euro, su conti correnti, depositi e immobili riconducibili agli indagati.
Le indagini, dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma e svolte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Parma, hanno consentito individuare un articolato meccanismo di frode attraverso il quale il sodalizio criminale riusciva a fornire, ad importanti aziende di rilevo nazionale ed internazionale operanti in territorio emiliano, servizi e manodopera a prezzi fuori mercato.
Ulteriori e approfonditi dettagli dell’operazione saranno illustrati dal Procuratore della Repubblica di Parma, dott. Alfonso D’Avino, nel corso di un’apposita conferenza stampa che si terrà in data odierna alle ore 11.30, in modalità sincrona, dagli Uffici del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma.
Si potrà partecipare alla videoconferenza collegandosi, a partire dalle ore 11.15, al seguente link:

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Oltre il COVID-19: “Gocce di speranza” di Iravox e Alessandro De Simone

I cantautori Lorena Asaro, in arte Iravox, Alessandro De Simone e il produttore Danilo Bajocchi si uniscono per dare vita al singolo GOCCE DI SPERANZA, nato durante i giorni di emergenza COVID-19, con l’intento di portare a tutti un accorato messaggio di solidarietà, unione e ripartenza.

Durante i vari flash-mob che si sono susseguiti in Italia e nel mondo nei giorni di lockdown Coronavirus, Alessandro De Simone decide di fare un concerto esibendosi chitarra acustica e voce, dal balcone di casa a Milano ricevendo il plauso di un intero quartiere e un’intervista esclusiva su IL GIORNO. Sull’onda di questa bellissima esperienza, i tre artisti decidono di unire le loro voci ed intrecciare le note in un brano di grande suggestione e pathos, ma anche carico di grinta e positività.
Videoclip GOCCE DI SPERANZA: https://youtu.be/WqxpYYcapXQ
GOCCE DI SPERANZA emoziona gli ascoltatori anche grazie al sorprendente connubio vocale di Iravox e De Simone, che avevano già collaborato e realizzato il singolo “SENZA LIMITE” con l’iconica Viola Valentino, singolo prodotto ed arrangiato da Danilo Bajocchi che è anche co-autore e arrangiatore di “GOCCE DI SPERANZA”.
L’interpretazione dei due cantautori e l’arrangiamento struggente di Bajocchi ne fanno una vera “perla rara” emozionale. Il videoclip del brano sta riscuotendo consensi e parecchie visualizzazioni sui social, circa 60.000 su YouTube e più di 70.000 su Facebook.
Nel video di GOCCE DI SPERANZA vediamo desolate immagini dell’Italia completamente ferma e, a contrasto, immagini di meravigliosi bambini sorridenti, ragazzi ed adulti che reggono cartelli, da loro disegnati, con la scritta “Gocce di Speranza”. In molti hanno voluto partecipare e contribuire alla creazione di questo video e le clip sono pervenute da tutte le parti del mondo… Lontani ma vicini.
Proprio questo è un altro intento del progetto, unire le persone di tutto il mondo in un unico abbraccio di speranza universale.
Link Videoclip GOCCE DI SPERANZA (Facebook): https://www.facebook.com/desimonealessandro/videos/2336334579999969/

Canale YouTube IRAVOX: https://www.youtube.com/channel/UCApmSvM9Ked9QLviHlJBWbQ

Facebook IRAVOX: https://www.facebook.com/Iravox-246902422061748

Sito Ufficiale IRAVOX: http://www.iravox.com

Instagram IRAVOX: https://www.instagram.com/iravox_lorenaasaro/

Spotify IRAVOX: https://open.spotify.com/artist/4t7BMGxTGrjgMDG4w6G2a0

Scheda progetto:
PRODUZIONE: UltraSuoni Studio
AUTORI E COMPOSITORI: Alessandro De Simone / Lorena Asaro / Danilo Bajocchi
INTERPRETI: Iravox / Alessandro De Simone
ARRANGIAMENTO: Danilo Bajocchi
CHITARRA ACUSTICA: Alessandro De Simone
MIX: Danilo Baiocchi
MASTERING: Filippo Passamonti
VIDEOCLIP: Lorena Asaro, in arte Iravox

Arianna Alessandrini: “Non riusciamo a capire il criterio per cui siano stati adottati gli orari di apertura e chiusura delle attività”

Il nuovo DPCM in vigore da domani 18 maggio 2020 consente una riapertura quasi totale delle attività tramite una turnazione espressamente elencata.

I commercianti hanno dunque parzialmente viste esaudite le loro richieste; per un ritorno alla completa normalità quanto bisognerà aspettare?
Arianna Alessandrini, delegato al commercio su Roma per Assotutela ha commentato cosi il DPCM emanato dal premier Conte.
“Dal 18 maggio 2020 non dovremo piu’ uscire con l’autocertificazione,nonostante non sara’ ancora consentito lo spostamento tra le regioni e la maggior parte delle attività al dettaglio potrà finalmente riaprire al pubblico,anche se nel completo rispetto delle normative igienico sanitarie straordinarie,adottate per il contenimento e la prevenzione dal contagio del virus covid-19.
Non riusciamo a capire il criterio per cui siano stati adottati orari di apertura/chiusura altamente restrittivi,poiché ,vista la dovuta turnazione,rispetto all’ingresso della clientela e alla necessità di evitare assembramenti di persone,la logica suggerirebbe un prolungamento temporale ,per consentire una diluizione degli avventori,invece ci troviamo davanti a restrizioni incomprensibili.”
“Per citare un esempio- prosegue Alessandrini- i ristoratori (appartenenti alla Fascia oraria 1) avranno l’obbligo di chiudere dopo le 19,00 ed entro e non oltre le 21,30…. chiediamo alla sindaca Raggi di rivedere celermente la regolamentazione oraria,poiche’ senza criterio ed estremamente penalizzante per commercianti e cittadini”
Conclude in una nota il delegato al commercio per AssoTutela nel Lazio Arianna Alessandrini.

CORONAVIRUS IN CALABRIA: TRA CONFLITTI ISTITUZIONALI E SOSTEGNI ECONOMICI

Nei giorni scorsi, ha tenuto banco la diatriba tra il governo e la regione Calabria in seguito a un’ordinanza emessa dalla governatrice Jole Santelli, con la quale si autorizzava la riapertura di bar, pasticcerie, ristoranti e pizzerie, con servizio ai tavoli purché questi fossero in un’area all’aperto.

Il DPCM del 26 aprile reca disposizioni circa l’inizio della cosiddetta “fase due”, con un allentamento delle misure restrittive e la possibilità, per alcune attività (bar, pizzerie e simili) di poter effettuare, oltre alle consegne a domicilio già precedentemente consentite, anche il servizio d’asporto.
Il 29 aprile, Jole Santelli attraverso una propria ordinanza decide di anticipare i tempi di riapertura delle attività commerciali e di permettere, appunto, il servizio al tavolo, andando in controtendenza rispetto alle decisioni governative. La promulgazione di questo atto ha scatenato l’ira del governo centrale, in maniera particolare del ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che con una dichiarazione pubblica ha sin da subito esplicitato la volontà dell’esecutivo di impugnare l’ordinanza presso il tribunale amministrativo poiché ritenuta illegittima e in contrasto con le disposizioni nazionali.
La scelta della Presidente Santelli, oltre alle reazioni degli organi governativi, ha innescato la disapprovazioni di diversi sindaci calabresi che hanno deciso di non applicare l’ordinanza regionale perché considerata avventata e prematura. Altri primi cittadini, invece, come quello del comune di Cosenza, hanno accolto con entusiasmo la linea del governo regionale poiché ritenuta funzionale alla rimessa in moto del tessuto economico locale.
Diversi esponenti politici hanno interpretato l’emanazione dell’ordinanza regionale come una sorta di sfida al governo affinché accelerasse la riapertura delle attività commerciali, in forza di un tasso di contagio della regione molto più basso rispetto alla media nazionale, sollecitandolo a riconoscere una differenza tra zone dell’Italia maggiormente colpite e altre, come appunto la Calabria, in cui il contagio del covid-19 è risultato essere meno incisivo. 
Il ricorso promosso dal governo presso il TAR ha trovato accoglienza da parte dei giudici che, nella giornata di sabato 9 maggio, hanno dichiarato illegittima l’ordinanza regionale, provocandone l’annullamento.
Al di là della questione giudiziaria che hanno tenuto banco nei giorni scorsi, la giunta regionale ha intrapreso una politica di sostegno al mondo economico, approvando il pacchetto di misure denominato Riparti Calabria , finanziato con fondi europei, così articolato:
-€40 milioni, riservati alle microimprese che potranno beneficiare di un trasferimento (una tantum) a fondo perduto pari a €2.000;
-€80 milioni, finalizzati all’erogazione di un contributo di sostegno all’occupazione che permetterà alle imprese di ricevere tra €250 e €350 mensili per ogni dipendente, nei prossimi sei mesi, funzionali a un ritorno del livello occupazionale pre-covid.
Questi interventi, a cui si potrà accedere nei prossimi giorni, si sommano all’aiuto economico destinato agli studenti “fuori sede” che, grazie a un emendamento approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale della Calabria, permetterà a una nutrita fascia di universitari, aventi determinati requisiti (ISEE inferiore a €29.000 e residenza in regione da almeno 12 mesi) di poter ottenere un accredito di €700 per chi studia fuori regione o di €500 per quelli che frequentano un’università calabrese distante almeno 50km dal proprio indirizzo di residenza.
Anche in un periodo così emergenziale, la Calabria ha fatto parlare di sé, secondo alcuni in maniera positiva mentre per altri negativamente, riuscendo a ritagliarsi uno spazio mediatico, a livello nazionale, non indifferente. Considerando che si è ancora all’inizio della nuova gestione di centrodestra, se queste dovessero essere premesse nei mesi a seguire ne vedremo delle belle

Salvatore Davide Perfetto

Mascherine fantasma, ancora troppi “buchi neri”

A cura di Dario De Fenu

Consiglio regionale straordinario del Lazio: otto ore di maratona oratoria non hanno fugato i troppi dubbi sulla intricata vicenda delle mascherine fantasma ordinate, pagate con congruo anticipo e mai arrivate.

Richiesta dalle opposizioni, l’assise in via della Pisana si è tenuta il 14 maggio e ha visto tra i banchi Nicola Zingaretti, presidente spesso invocato e raramente presente, causa “impegni istituzionali”, che avrebbe dovuto rispondere sulle numerose ombre sollevate da Chiara Colosimo per prima, con una interrogazione del 7 aprile scorso, ripresa da alcune trasmissioni televisive tra cui il programma cult “Le Iene” su Italia 1. Ma, a quanto pare l’ecumenico governatore del Lazio, che ha esordito con i dovuti riconoscimenti al sacrificio del personale sanitario e alla competenza delle cosiddette eccellenze sanitarie, si è lungamente soffermato sugli sforzi fatti dalla Regione, sui risultati ottenuti dalle strutture coinvolte, sulla eccezionalità e le caratteristiche di imponderabilità della epidemia. Poco avrebbe concesso alla trasparenza su quanto avvenuto. La storia, divenuta ormai di dominio pubblico in tutta Italia, inizia con la minuziosa ricerca della consigliera Colosimo tra i provvedimenti assunti dalla Protezione civile, che hanno svelato risvolti sorprendenti. I contorni della vicenda sono ormai universalmente noti. L’ordine di nove milioni circa di mascherine con un esborso di 35 milioni di euro e 14 milioni di anticipo; la provata inaffidabilità della società affidataria, la Eco Tech con 10 mila euro di capitale sociale e una solida esperienza nel campo della illuminazione a led; le garanzie a tutela inesistenti, sopravvenute in seguito all’ordine con una compagnia non autorizzata. Poi il balletto delle revoche, riassegnazioni e ancora revoche. Ce n’era per sollevare quanto meno una denuncia in procura che, puntuale è arrivata, per volontà della stessa rappresentante di Fratelli d’Italia, che il 10 aprile ha dato il via alle indagini dei magistrati. In tutto questo, la Regione Lazio si è dichiarata “parte lesa” e vittima di “qualcuno che ha sbagliato e dovrà pagare”, come più volte ribadito in aula dal governatore del Lazio. Nei fatti, di vittime e parti lese nella regione se ne contano innumerevoli. Secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia Antonio Magi “Il fenomeno della crescita dei camici bianchi contagiati ha avuto numeri importanti nel Lazio. In tutt’Italia la media, nel periodo del picco dell’epidemia, ha registrato 400 operatori infetti al giorno con picchi giornalieri che hanno raggiunto quota 670 e la mancanza di protezioni adeguate è la causa principale di contagio”.  Naturale, a fronte di tali dichiarazioni, la concitazione con cui tra le fila dei rappresentanti regionali si è cercato di correre al più presto ai ripari e che ha visto la Protezione civile in primis e la dirigenza dell’assessorato alla Sanità addetta agli acquisti e alle trattative, incorrere in macroscopici e ripetuti errori. Per questo, oltre all’inchiesta avviata dalla Procura, sono entrati in campo anche l’Enac e la Corte dei conti. Si, perché insieme alla offerta della Eco Tech, a cui si è aderito ad occhi chiusi, anzi bendati, sembra fossero state presentate ulteriori manifestazioni di interesse da parte di società con ben altre credenziali e un prezzo nettamente inferiori.Neanche i toni rassicuranti di Zingaretti, secondo cui “il 15 maggio ci sarebbe stata la riscossione delle polizze per cui è stata chiesta l’escussione” e andrebbe avanti il piano di rientro per la restituzione del maltolto – finora è rientrato solo 1 milione – hanno placato l’ansia dei consiglieri di venire a capo della intricata vicenda. “I buchi oscuri dal momento in cui fu presentata l’interrogazione a oggi sono diventate voragini – ha dichiarato Chiara Colosimo – e dalla Regione non arrivano ancora spiegazioni plausibili”. Sarà sufficiente l’impegno di Zingaretti ad andare a fondo per scoprire i colpevoli? Finora, secondo Colosimo, l’ escussione della polizza non ha portato a nulla in quanto la stessa è incongruente; la restituzione di poco più di un milione, rispetto alla cifra versata fa sorridere per la rappresentante di FdI e le iniziali accuse di diffondere “fake news” agli esponenti del partito, ben impresse perfino sul sito istituzionale della Regione Lazio non si cancellano facilmente. Anche se il presidente è passato da un aggressivo “vi denuncio”, nei confronti delle opposizioni, a un più conciliante “vi ringrazio”, pronunciato in Consiglio, secondo il deputato e coordinatore FdI del Lazio Paolo Trancassini, occorre una commissione d’inchiesta regionale su cui l’assise della Pisana sarebbe favorevole. Il tutto per far luce su una vicenda in cui l’ultima parola spetta alla società Eco Tech, principale protagonista dello scandalo. Ammesso che qualcuno sia ancora disposto a crederci.

‘L’Urlo’ di Munch: trovata la soluzione per evitarne lo scolorimento

È l’umidità, non la luce, il principale fattore di degrado dei pigmenti gialli di cadmio impiegati dal pittore nel suo celebre quadro. La scoperta è frutto di un’indagine condotta da un team internazionale coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche. Grazie all’utilizzo di metodologie spettroscopiche non-invasive del Cnr Molab, e micro-analisi presso l’ESFR di Grenoble, si è giunti ad un risultato che suggerisce le condizioni ambientali ottimali per esporre l’opera, finora raramente fruibile a causa delle sue delicate condizioni. Lo studio è pubblicato sulla rivista ‘Science Advances’.

‘L’Urlo’, capolavoro, di Edward Munch realizzato nel 1910, principale attrazione dell’omonimo museo di Oslo, potrà presto tornare ad essere godibile dal pubblico, grazie ad uno studio scientifico che ne ha rivelato la  causa principale di deperimento: l’umidità. La ricerca fornisce ai conservatori le indicazioni per esibire permanentemente il dipinto in condizioni di sicurezza: l’esposizione a livelli di umidità relativa percentuale non superiori a circa il 45% e mantenimento dell’illuminazione ai valori standard previsti per i materiali pittorici stabili alla luce, come il giallo di cadmio utilizzato nella tavolozza.
Il risultato si deve ad un team internazionale guidato dal Consiglio nazionale delle ricerche.
Dal 2006 il capolavoro è stato raramente esibito a causa del fragile stato di conservazione, dovuto non solo a cause ambientali, ma anche alla natura stessa dei pigmenti utilizzati e in conseguenza dei danni subiti dopo il furto avvenuto nel 2004 che lo ha sottratto al Museo per due anni.
Per ottenere il risultato ‘diagnostico’, sono state utilizzate presso il Munch Museum di Oslo, le strumentazioni portatili, basate su metodi non-invasivi di spettroscopia, della piattaforma europea Molab (finanziata dalla Commissione Europea nel contesto del progetto Iperion-Ch), un laboratorio mobile coordinato da Costanza Miliani, direttrice dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr; successivamente, presso l’infrastruttura europea Esrf (European synchrotron radiation facility, Grenoble, Francia) sono stati effettuati esperimenti con sorgenti ai raggi X su micro-frammenti prelevati dall’opera. Lo studio è stato pubblicato in ‘Science Advances’.
Munch ha realizzato varie versioni di questa opera, tra cui i dipinti datati 1893 e 1910, sperimentando nuove combinazioni di colori.
“L’artista”, spiega Letizia Monico ricercatrice presso Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” del Cnr di Perugia, “ha miscelato diversi leganti, quali tempera, olio e pastello con pigmenti sintetici dalle tonalità vibranti e brillanti per creare colori di forte impatto. Sfortunatamente, l’ampio utilizzo di questi nuovi materiali rappresenta una sfida per la conservazione a lungo termine delle opere d’arte del pittore norvegese”.
Ma come si presenta la superficie del dipinto sotto la lente scientifica? “La versione del 1910 mostra evidenti segni di degrado in diverse aree dipinte con gialli di cadmio, una famiglia di pigmenti costituiti da solfuro di cadmio” spiega la ricercatrice. “L’originale colore giallo brillante di alcune nuvole del cielo e del collo del soggetto centrale, appare oggi sbiadito. Nella zona del lago, le dense ed opache pennellate di giallo di cadmio mostrano invece tendenza a sfaldarsi”.
Le micro-analisi effettuate al sincrotrone hanno permesso di individuare che l’umidità è una delle cause principali di degrado dei pigmenti gialli di cadmio del dipinto. Infatti diversamente da quanto si pensava, la luce ha un impatto irrilevante sul deperimento di tali pigmenti rivelatisi più stabili  alla fonte luminosa di quanto non siano i gialli di van Gogh nella serie dei Girasoli, ampiamente analizzati dallo stesso team Molab-Cnr. “Lo studio del dipinto è stato integrato con indagini sui provini pittorici di laboratorio invecchiati artificialmente, preparati utilizzando una polvere storica ed un tubetto ad olio di giallo di cadmio appartenuto a Munch, aventi composizione chimica simile al pigmento giallo del lago del dipinto.
Lo studio mostra che il solfuro di cadmio originale si trasforma in solfato di cadmio in presenza di composti contenenti cloro ed in condizioni di elevata umidità relativa percentuale; ciò accade anche in assenza di luce”, aggiunge Letizia Monico.
La novità dello studio consiste anche nella integrazione di differenti tecniche d’indagine con un approccio che potrà essere utilizzato con successo per esaminare altre opere d’arte che soffrono di simili problemi. Infatti, “esistono differenti formulazioni dei pigmenti gialli a base di solfuro di cadmio. Esse non sono presenti solo nelle opere d’arte di Munch ma anche in quelle di altri famosi artisti a lui contemporanei, come Henri Matisse, Vincent van Gogh e James Ensor”, continua Costanza Miliani direttrice del Cnr – Ispc.
Numerose le istituzioni coinvolte nella ricerca: l’Università degli Studi di Perugia (Italia), l’Università di Anversa (Belgio), il Bard Graduate Center di New York (USA), il sincrotrone tedesco DESY (Amburgo) ed il Munch Museum (Oslo).