ARRESTATO UN IMPRENDITORE PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA E REATI TRIBUTARI SEQUESTRATI BENI E DISPONIBILITA’ FINANZIARIE PER 3 MILIONI DI EURO

I militari della Guardia di Finanza di Bologna, in collaborazione con il Comando Provinciale di Foggia, hanno eseguito, su disposizione del GIP del locale Tribunale, Dott. Domenico Truppa, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di C.D., classe 1959, imprenditore residente in provincia di Foggia, in quanto ritenuto responsabile di bancarotta fraudolenta e di plurimi reati fiscali, in concorso con altre 4 persone denunciate a piede libero.
È stato altresì disposto il sequestro preventivo di n. 15 autovetture e somme fino all’ammontare di € 1.956.721, quale provento del reato di bancarotta, ed il sequestro preventivo per equivalente di beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie fino all’ammontare di € 1.075.952, pari al valore delle somme sottratte al pagamento delle imposte.
Le indagini eseguite dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bologna, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bologna, nella persona del dott. Nicola Scalabrini, hanno consentito di far luce sulle vicende relative al fallimento di una società operante nel settore della compravendita di autovetture ed altri beni, affermata nella zona di Cerignola e la cui sede è stata successivamente trasferita a Bologna.

Gli approfondimenti condotti hanno permesso di delineare numerose condotte illecite poste in essere dal principale indagato che, nell’arco di circa cinque anni, si è reso responsabile non solo di reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e per operazioni dolose ma anche dei reati di natura tributaria di dichiarazione infedele, omessa presentazione di dichiarazioni fiscali e distruzione di documentazione contabile.
In particolare, le indagini hanno permesso di evidenziare l’esistenza di un preordinato progetto delittuoso consistente, in una prima fase, nel far “sparire” la società, spostandone la sede a Bologna, presso un indirizzo ove risultava sconosciuta e quindi irreperibile, e intestando le quote e le cariche a soggetti prestanome nullatenenti; successivamente, l’attività commerciale veniva proseguita in completa evasione di imposte (senza assolvere agli obblighi di registrazione, dichiarazione e versamento delle imposte) e ponendo in essere truffe a danno di ignari fornitori.
Questi ultimi, dopo il versamento di alcuni acconti, ricevevano in pagamento assegni postdatati privi di copertura e/o resi irregolari alla data dell’incasso in quanto, nel frattempo, era cambiato l’amministratore formale e quindi la persona autorizzata alla firma della traenza alla data apparente dell’assegno. L’irreperibilità della società e degli amministratori rendeva vano anche qualsiasi tentativo da parte dei creditori di poter far valere le proprie spettanze. 
Tali comportamenti facevano sorgere, di conseguenza, in capo all’impresa ingenti debiti a cui la stessa non riusciva a far fronte dal momento che i proventi derivanti dalla vendita dei beni aziendali (compresi quelli acquisiti in frode) venivano distratti dall’indagato dalle casse della società causandone inevitabilmente il fallimento.
Contestualmente alla misura cautelare e ai sequestri sono state eseguite numerose perquisizioni locali in provincia di Foggia, Venezia, Verona, Treviso, Rovigo e Cosenza.
In particolare, nel corso delle attività è stato, altresì, rintracciato a Treviso e tratto in arresto un soggetto indagato nell’ambito dell’operazione odierna, sul quale pendeva un Ordine di carcerazione per reati connessi al traffico di stupefacenti.
L’operazione odierna è espressione della particolare attenzione del Corpo nei confronti dei molteplici fenomeni in cui si dispiegano le illecite attività connesse ai reati fallimentari e testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza a tutela dell’economia legale e a salvaguardia delle realtà aziendali.

ESTORSIONE E USURA ARRESTATO UN PREGIUDICATO DI OSTIA

I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo, dalle prime luci della alba, un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale capitolino nei confronti di un pregiudicato di Ostia, indagato per i reati di estorsione, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e detenzione illegale di armi e munizioni.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo di lavoro reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti, sono state avviate dalle Fiamme Gialle di Ostia a seguito di una denuncia presentata nell’aprile 2019 da due soggetti che, “soffocati” da ingenti debiti di gioco cui non riuscivano più a far fronte, erano rimasti vittime di un vero e proprio usuraio.
Non essendo riusciti ad ottenere prestiti da parenti e amici, i denuncianti erano stati costretti ad accettare le condizioni capestro imposte dall’indagato, che, facendo anche leva sul rapporto di amicizia che vantava di avere con la maggior parte di coloro che si rivolgevano a lui, si era proposto di concedere direttamente il denaro richiesto ma con l’applicazione di tassi di interesse mensili oscillanti tra il 20% e il 25%, corrispondenti a circa il 300% annuo.
Gli approfondimenti eseguiti dal 7° Nucleo Operativo Metropolitano hanno portato alla luce un sistema illecito perpetrato ai danni di diverse persone, le quali, versando in precarie condizioni economiche che non consentivano loro di accedere al credito legale, erano cadute nella “trappola” dell’usura ordita dall’indagato il quale si proponeva quale loro “ancora di salvezza”.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto emergere la “professionalità” dell’usuraio, il quale agiva sempre con estrema prudenza, limitando al minimo le interlocuzioni telefoniche, dai toni per lo più pacati ed amicali, finalizzate ad organizzare gli incontri con i debitori, toni che poi diventavano decisamente più “pesanti”, fino a minacciare ritorsioni fisiche (“hai tempo fino alle ore 19,00, rivediamoci per quell’ora e ti avviso che se non hai i soldi ti sparo su una gamba”) allorquando le vittime erano impossibilitare a rispettare le scadenze dei pagamenti di capitali e interessi, tanto che una di esse, disperata, è improvvisamente fuggita all’estero.
Nel corso di una perquisizione effettuata nei confronti dell’indagato, i Finanzieri hanno rinvenuto e sequestrato un vero e proprio “libro mastro” in cui venivano annotate, con certosina precisione contabile, le somme prestate e le relative restituzioni, comprensive degli esosi interessi applicati, nonché somme di denaro per un importo pari a circa 140.000 euro, oggetti di valore, una pistola un fucile con rispettivi munizionamenti.
Il destinatario della misura è Giovanni GALLINARO (classe 1969), nei cui confronti il G.I.P. ha disposto anche il sequestro preventivo del denaro e di quanto rinvenuto in sede di perquisizione.
La Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza di Roma sono sempre in prima linea nella lotta all’estorsione e all’usura, odiose pratiche criminali finalizzate a ottenere ingenti guadagni sfruttando lo stato di bisogno di persone e imprese in gravi difficoltà economiche.

INTRODUZIONE CLANDESTINA DI TELEFONI CELLULARI E SOSTANZE STUPEFACENTI ALL’INTERNO DEL CARCERE ARRESTATO UN AVVOCATO E TRASFERITI 5 DETENUTI DEL REPARTO ALTA SICUREZZA

I finanzieri del Comando provinciale di Siracusa e la Polizia penitenziaria del Nucleo Investigativo Centrale stanno eseguendo in queste ore due misure cautelari personali, disposte dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un avvocato del foro del capoluogo aretuseo e di una donna residente in città.

Le due persone, in concorso tra loro, hanno consentito a un detenuto, ristretto presso il Reparto Alta Sicurezza del carcere “Cavadonna”, di approvvigionarsi, a più riprese, di sostanza stupefacente del tipo hashish.
Agli arresti domiciliari un avvocato di Avola di 67 anni mentre, nei confronti della donna, una trentenne compagna del detenuto, viene applicata la misura cautelare dell’obbligo di soggiorno.
Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Siracusa e dal Nucleo Investigativo Regionale Polizia Penitenziaria di Palermo, coordinato dal Nucleo Investigativo Centrale Polizia Penitenziaria di Roma e sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno portato alla luce un generale contesto illecito, nell’ambito del quale sono state accertate reiterate consegne di sostanze stupefacenti al detenuto. A questi, nel corso dei colloqui intercorsi in carcere, il proprio legale ha consegnato, per sua mano, diversi quantitativi di sostanza stupefacente, che veniva poi “condivisa” con altri “soggiornanti” sempre presso il Reparto Alta Sicurezza del carcere.
Le attività di polizia giudiziaria hanno disvelato anche i dettagli dell’approvvigionamento clandestino di droga. I congiunti del detenuto, la ex moglie e le figlie di primo letto, procuravano il “fumo” e lo consegnavano all’attuale compagna del recluso. Costei, una volta “confezionato” l’hashish, occultandolo in vasetti di crema per uso cosmetico, lo affidava al legale per il successivo recapito al suo assistito.
Dalle indagini è emerso poi che il detenuto, pur ristretto in carcere, ha illegalmente avuto in uso telefoni cellulari attraverso i quali periodicamente spiccava ai propri congiunti gli ordinativi di stupefacenti. Le attività di intercettazione delle utenze telefoniche in uso a queste persone, coniugate a ulteriori riscontri investigativi acquisiti sul campo, hanno consentito di ricostruire, nel periodo intercorrente tra la fine di novembre dello scorso anno e i primi giorni di febbraio del corrente anno, sei distinte consegne di sostanze psicotrope, eseguite dall’avvocato “in barba ai controlli” e in atteggiamento di complicità e di illecita intesa con tutti i soggetti coinvolti, con i quali egli avrebbe invece dovuto intrattenere rapporti esclusivamente professionali.
Durante il periodo d’indagine, a carico del detenuto sono stati eseguiti all’interno dell’istituto penitenziario due sequestri di stupefacenti: un primo sequestro, nel mese di dicembre, nel corso di un’attività di controllo d’istituto a carattere generale; un secondo sequestro, nello scorso mese di febbraio, a seguito di una perquisizione personale operata nei suoi confronti al termine di un colloquio con il difensore. Quest’ultima operazione era stata opportunamente finalizzata a riscontrare gli elementi probatori via via emergenti dalle complessive investigazioni condotte.
Altre penetranti attività di perquisizione, con l’ausilio di unità cinofile, sono tuttora in corso in città e in tutte le camere di pernottamento del Reparto “Alta Sicurezza” della Casa circondariale, nell’ottica di requisire le eventuali sostanze stupefacenti ancora ivi detenute e soprattutto di sequestrare i cellulari illecitamente introdotti, arrestando così qualsiasi possibilità di ulteriore illecito contatto telefonico con l’esterno.
Inoltre, alla luce del grave “sistema” scoperto all’interno del carcere di “Cavadonna”, è in corso il trasferimento presso altri istituti penitenziari di cinque soggetti detenuti presso il Reparto Alta Sicurezza.
Oltre all’avvocato arrestato e alla donna sottoposta all’obbligo di dimora, sono altresì indagati nell’ambito dell’illecito contesto altri 6 soggetti che si sono adoperati per l’approvvigionamento della droga. Con questi ultimi taluni carcerati hanno intrattenuto di nascosto conversazioni telefoniche attraverso i cellulari illecitamente introdotti nella struttura penitenziaria e nella loro costante disponibilità.
Agli indagati, a vario titolo ed in concorso, vengono contestati i reati di illecita detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990 – Testo Unico sugli stupefacenti.

DROGA E CORONAVIRUS COMMERCIANTE DI SAPONI “CAPOCORDATA” DI TRAFFICI DI COCAINA ALL’ISOLA D’ELBA 8 PERSONE AI DOMICILIARI

Malgrado l’emergenza sanitaria nazionale, la Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza di Livorno sono intervenute oggi per stroncare un ingente traffico – con spaccio e consumo di droga sull’intero territorio dell’Isola d’Elba – che era stato organizzato da un commerciante di saponi. Affiancando cioè alla sua attività economica, autorizzata alla vendita nel periodo di restrizioni anti-Covid, un redditizio traffico di cocaina destinato ai consumatori elbani. Così aveva ritenuto illecitamente di incrementare i suoi profitti durante l’attuale crisi che ha colpito l’economia, anche quella isolana.

Nella mattinata odierna a operare sono state 27 Fiamme Gialle della Compagnia di Portoferraio (LI), coadiuvate da 4 cani anti-droga. Hanno dato esecuzione all’ordine impartito dalla Procura della Repubblica di Livorno a seguito dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari scattata a carico di otto persone ed emessa dal G.I.P. del Tribunale labronico (operazione “Soap & Drugs).
Investigazioni lunghe e complesse, iniziate nel gennaio 2019 e portate avanti con intercettazioni telefoniche e ambientali nonché con una serie di blitz effettuati sempre dalla GdF di Portoferraio, tra i quali l’arresto di un tassista elbano che era stato trovato in possesso, in una delle prime fasi delle indagini, di oltre 80 grammi di cocaina.
In base a quanto ricostruito, il “quartier generale” dei traffici illeciti, finalizzati allo spaccio e al consumo della droga, era proprio stabilito a Portoferraio, nell’ufficio direzionale dell’impresario (uno stanzino della saponeria) il quale, nonostante il suo impegno nel settore del commercio di detersivi, non si faceva scrupoli a frequentare pluripregiudicati.
Tra le persone arrestate spicca inoltre la figura di un componente di un’altra famiglia imprenditoriale elbana, amministratrice di uno degli hotel più prestigiosi del capoluogo.
Le ordinanze di custodia cautelare hanno colpito non soltanto il titolare, a Portoferraio, dell’attività di prodotti per la casa e per l’igiene, ma anche i suoi sette complici, sia sul territorio elbano, sia, un ottavo, il fornitore della droga, a Roma.
Nel corso delle indagini è stato appurato il traffico finalizzato allo spaccio e al consumo di più di 2 chilogrammi di cocaina per un valore di mercato pari a circa 200 mila euro e sono state identificate ulteriori 27 persone, 3 segnalate all’Autorità giudiziaria e allo stato indagate, e 24 a quella prefettizia per violazioni alla normativa antidroga.

IMMIGRATI, ROCCA (FDI): DA PD E M5S UNA SANATORIA MASCHERATA

E’ chiaro a tutti gli italiani che la crisi della raccolta nel settore agricolo sia solamente una scusa per regolarizzare quasi 600.000 immigrati irregolari, considerato anche che le associazioni di categoria avevano già segnalato che la gran parte di essi non lavorava e non lavorerà nei campi.
Quindi chi stanno regolarizzando? Immigrati irregolari entrati clandestinamente nel nostro paese.
Dichiara Federico Rocca responsabile dipartimento sicurezza FDI Lazio.
La Ministra Bellanova si è commossa, per carità nulla da ridire sulle sue lacrime, certo ci farebbe piacere vedere la stessa passione e lo stesso pathos per tanti nostri connazionali in difficoltà ma ognuno ha le sue priorità e nella nell’agenda politica del centro sinistra non si è mai fatto mistero di voler far arrivare il maggior numero di immigrati nel nostro paese.
Peccato che non si siano preoccupati di farli arrivare regolarmente, rivedendo il decreto flussi e le quote; permettendo di poter scegliere i propri collaboratori chiamandoli da un altro paese con un regolare contratto di lavoro già stipulato; fermando gli sbarchi e la tratta di esseri umani;  creando dei corridoi umanitari per i soli profughi e richiedenti asilo, giacché quasi il 90% di chi arriva sulle nostre coste sono i cosiddetti migranti economici.
Il Governo rosso-giallo giustifica l’operazione con l’esigenza di dover raccogliere i prodotti agricoli per carenza di manodopera e per evitare lo sfruttamento degli immigrati clandestini. Se così fosse perché non reintrodurre i voucher come richiesto dagli agricoltori? Perché non avvalersi dei centri per l’impiego? Perché non aprire dei corridoi sanitari per far arrivare in Italia tutti gli stagionali provenienti dall’est Europa così come stanno facendo da settimane Germania e Olanda? Perché non sono state perseguite tutte quelle cooperative irregolari che la Bellonova ha citato nel suo discorso? Perché non sono stati impiegati i percettori del reddito di cittadinanza? Anzi  – prosegue Rocca – per questi ultimi con il DL Cura Italia è stata sospesa l’obbligatorietà di accettare le proposte di lavoro fino alla cessazione dell’emergenza COVID19, ovviamente se puoi stare sul divano e prendere dei soldi, perché dover andare a lavorare per guadagnarli?.
Solo dopo aver fatto tutto ciò il PD avrebbe potuto mettere sul tavolo un’ipotesi di regolarizzazione, invece no, perché l’obiettivo reale è un altro, partire dai permessi brevi per poi rinnovarli fino alla definitiva regolarizzazione, ossia, una sanatoria.
Tutto questo accade a discapito dei tanti italiani in difficoltà e di tutti gli immigrati regolari che invece sono sottoposti a lunghi e farraginosi iter per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno ma se è a discriminare è la sinistra tutti zitti – conclude Rocca –  questo accade grazie alla complicità e alla sudditanza del M5S che ormai ha derogato su tutto pur di mantenere le tanto agognate poltrone.

 Federico Rocca

SEQUESTRATI 28 SITI WEB E 8 CANALI TELEGRAM CHE PUBBLICAVANO ILLEGALMENTE GIORNALI E RIVISTE

Il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma ha effettuato una specifica indagine sulla pirateria editoriale, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma – Pool Reati Informatici – ha sequestrato 28 siti web e 8 canali Telegram che consentivano la visualizzazione e il download illegale delle copie digitali di numerosi giornali e riviste nazionali ed internazionali.

L’indagine, avviata ad inizio 2020, ha preso le mosse da una attività tecnica di monitoraggio della rete, che nell’ultimo periodo è stata intensificata per contrastare un fenomeno, quello della pirateria editoriale, che ha visto un consistente incremento anche a causa dell’attuale emergenza sanitaria. La permanenza a casa ha indotto infatti molte persone a cercare online contenuti editoriali gratuiti, reperibili su diversi siti web illegali.
I finanzieri del Nucleo, riscontrando la crescita del fenomeno illegale hanno iniziato una approfondita analisi del web, monitorando e verificando migliaia di risorse.
I pirati informatici provvedevano preliminarmente a registrare i siti in località estere (soprattutto a Panama, negli USA e in Russia), sfruttando servizi offerti da provider accreditati per assegnare nomi a dominio di secondo livello, in alcuni casi avvalendosi di servizi di “anonimizzazione” per mascherare la reale titolarità e nazionalità.
Successivamente attivavano appositi spazi web su server esteri, collocati in Olanda, USA, Russia, Ucraina e Belize, in modo da ostacolare la rintracciabilità dei responsabili.
I canali Telegram, alcuni dei quali sono risultati collegati ai citati siti illegali, sono stati individuati a seguito di una attività di open source intelligence condotta sulla nota piattaforma di messaggistica istantanea, che si basa sul cloud e consente la condivisione di files di ogni tipo e dimensione tra un numero potenzialmente illimitato di utenti. Individuate le risorse illegali online, le stesse sono state segnalate alla Procura di Roma, che ha chiesto al GIP il provvedimento di sequestro preventivo al fine di interromperne l’attività criminosa.
È stato quindi ordinato ai provider nazionali di inibire l’accesso mediante oscuramento di 28 siti web pirata e 8 canali Telegram, contenenti copie illegali del Corriere della Sera, La Repubblica, il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Il Manifesto, Il Tempo, Libero, Il Mattino, Il Corriere del Mezzogiorno, il Corriere dello Sport, La Gazzetta dello Sport, nonché degli inglesi The Sun, The Times e National Geographics, dei francesi Le Monde, Le Figaro e Les Échosoltre, dei tedeschi Bild- Zeitung, Süddeutsche Zeitung, Die Welt, Frankfurter Allgemeine Zeitung F.A.Z., degli spagnoli El Pais, El Mundo, oltre a numerose altre testate e riviste periodiche nazionali e internazionali.
Sono in corso le attività investigative, sia di natura tecnica – mediante il tracciamento su rete internet – che in collaborazione con organismi istituzionali esteri, per risalire all’identità dei gestori dei siti web, responsabili delle violazioni di cui all’articolo 171 ter della Legge 633 del 1941, che prevede la reclusione da uno a quattro anni e la multa da euro 2.582 a 15.493 per chiunque diffonde abusivamente copie di opere tutelate dal diritto d’autore e da diritti connessi.
L’indagine si inserisce in un contesto investigativo ampio che vede la Guardia di Finanza impegnata in tale settore, per porre un limite al dilagante fenomeno della pirateria editoriale, che incide in modo significativo sul tessuto economico sano della Nazione provocando distorsioni e favorendo il diffondersi di una cultura di illegalità diffusa, a tutela degli onesti cittadini e dei consumatori.