MINORI. AFFIDI, DOMANI A ROMA FOCUS GROUP CONTRO VIOLENZA ISTITUZIONALE PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE PENTA MARIANO CON ESPERTI E PROFESSIONISTE

Roma – “Le collocazioni e gli affidi di minori ingiusti, il falso nelle Consulenze tecniche d’ufficio (Ctu) e l’omissione di alcuni fatti in queste consulenze. Sono solo alcune delle conseguenze di un sistema che non funziona. Noi cercheremo di capire perche’ non funziona, di conoscere per cambiare, di cambiare per migliorare“.

A spiegare all’Agenzia di stampa Dire l’obiettivo del focus di ricerca collegiale ‘per nuove alternative di cambiamento’ che si terra’ sabato 25 luglio dalle ore 14,30, alla Casa Internazionale delle Donne, a Roma, sul tema della violenza istituzionale, e’ Rosaria Battaglia, presidente di Penta Mariano, associazione culturale no profit nata nel 2013 vicino Como e attiva da anni nel contrasto alla violenza sulle donne. Numerosi gli esperti e le professioniste che da tutta Italia hanno risposto alla chiamata di Penta Mariano a “mettersi insieme”, pronti a dire la loro su un tema che sta attraversando le vite di decine di genitori italiani, soprattutto delle madri, finite nel gorgo di lunghissimi procedimenti giudiziari spesso con l’accusa di essere ‘alienanti’ e separate dai loro bambini, affidati a case famiglie o contesi da ex partner violenti. Siederanno al tavolo dei lavori: Antonio Castellani, avvocato specializzato in diritto di famiglia civile e penale; il giornalista Marco Gregoretti; Antonella Labianca, Francesco Miraglia e Silvia Pini, avvocati patrocinanti in Cassazione; Alessandra Menelao, responsabile nazionale dei centri di ascolto, mobbing e stalking contro tutte le violenze. E ancora, a dialogare nel focus group saranno anche: Mara Modica Amore, avvocata penalista del foro di Milano; Vincenza Palmieri, presidente Inpef e Stati Generali sulla Tutela dei Minori; Enrico Papi, pedagogista e dottore in Scienze dell’educazione; Carlo Priolo, avvocato, sociologo, economista e giornalista. Porteranno la propria testimonianza: Ginevra Amerighi, Maria Cristina Basile, Bianca Maria Cantarella, Laura Chionni, Giada Giunti, Mariangela Piras e Nunzia Sabia.”Non siamo interessati ad analizzare le conseguenze di questo sistema, ci interessa individuarne le cause, andare alla fonte – sottolinea ancora Battaglia – L’idea e’ quella di cercare insieme sentieri non percorsi“. Uno fra tutti quello della prevenzione:
“Quando vado nelle scuole e racconto alcune storie attraverso le testimonianze delle persone che le hanno vissute, mi rendo conto del fatto che i ragazzi non ne sanno nulla di questo tema”. Ed e’ li’, nelle scuole, che secondo Rosaria Battaglia “queste donnen devono portare la propria testimonianza”, in modo tale che”l’opinione pubblica apra veramente gli occhi”.
Tutti i metodi adottati finora, “flash mob, denunce agli assistenti sociali, presidi a Montecitorio”, non hanno dato “i risultati sperati, il sistema non si riesce a scardinare”. Per questo occorre “raccogliere le energie e passare all’azione, facendo qualcosa di diverso”. E il focus group di sabato, in questo senso, vuole segnare la strada, creando un incubatore di idee contro la violenza istitutionale.Le notizie dell’agenzia Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia DIRE»

MUSPLAY AL VIA LE ISCRIZIONI AL PRIMO CAMPIONATO DELLE PLAYLIST DELLE SCENE EMERGENTI.

Musplay è il primo campionato delle playlist di artisti emergenti della scena italiana ed è pronto per
accogliere le prime candidature. L’iniziativa nasce dall’attivissima Musplan, la piattaforma web di
talent scouting che vuol dare spazio esclusivamente a nuovi momenti musicali.

Musplay pone l’artista ed il suo percorso musicale al centro di una “competition condivisa” in cui
ogni talento potrà inserire musica e video da poter far ascoltare non solo ai tanti componenti della
giuria ed ai propri seguaci ma anche a tutti gli utenti collegati ed ai media partners. Tante le
collaborazioni importanti già in essere tra cui Mei, Tillate – la piattaforma del nightlife, Materiali
Musicali edizioni musicali, L'Altoparlante promozione musicale, SIEDAS società italiana degli
esperti del diritto dello spettacolo.
Tanti anche i partners media che si stanno via via aggiungendo: Raduni network di web radio
universitarie, OAplus sezione spettacolo della piattaforma OAsport.it, Exitwell, Radio Tweet
Italia, Italian Music News, Pinguinomag, Arti e Spettacolo magazine ufficiale di SIEDAS.
Musplay si presenta come un campionato importante per la condivisione e diffusione della musica
attuale che andremo presto ad ascoltare nei grandi canali, ma andiamo a capire meglio come
funziona. L’iscrizione gratuita al contest si effettua tramite il sito ufficiale di Musplan
www.musplan.com ed il termine per partecipare è il 31 agosto 2020.
Ogni artista ha la possibilità di scegliere la categoria e la città di appartenenza con cui gareggiare
(ad esempio indie pop Roma, Rock Bologna) e creare una playstories (Leggi la guida per creare
una Playstories ) in cui inserire contenuti audio e video della sua attività. Tra i candidati saranno
selezionati i migliori 1.000 artisti e le relative Playstories saranno valutate da una numerosa giuria;
il candidato potrà inoltre condividerle coinvolgendo anche il suo pubblico e quello della sua
squadra.
Ogni settimana ci sarà una trasmissione in diretta streaming su OAplus in collaborazione con la
redazione di Raduni, il network di 34 web radio universitarie, in cui ci sarà un focus sulle varie
scene emergenti musicali locali, e sugli artisti più ascoltati della settimana. Per seguire sui social
gli aggiornamenti puoi aiutarti con l’hastag #musicscenechallenge. L'iniziativa sarà presentata ai
primi di ottobre in occasione del Mei, e in quel frangente partirà ufficialmente la kermesse di
playlist a squadre rappresentative di una determinata scena musicale. Anche se non ti
riconoscessi in una determinata scena musicale, non preoccuparti potrai partecipare comunque
con una Playstories, e ogni settimana verrà evidenziata quella più ascoltata. Per maggiori dettagli
ecco i riferimenti

SANITÀ. UMBERTO I, NUOVO REPARTO NEUROPSICHIATRIA INFANTILE PER CRISI ACUTE

Roma  – Inaugurato oggi il nuovo reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I di Roma, diretto dal professore Vincenzo Leuzzi, alla presenza dell’assessore alla Sanita’ della Regione Lazio, Alessio D’Amato e del direttore generale del Policlinico, Vincenzo Panella. La struttura unica nel suo genere, che rappresenta un’esperienza pilota in Italia, e’ finalizzata ad accogliere soggetti in eta’ adolescenziale con esordi psichiatrici in fase acuta non gestibili in contesti clinici alternativi.

“Mancava questo tipo di servizio – dichiara alla Dire VincenzoPanella – per fa fronte alle crisi acute adolescenziali, che rappresentano una patologia emergente in una fascia d’eta’ sempre piu’ colpita rispetto agli anni passati. E’ un servizio complesso e impegnativo da erogare- aggiunge- e abbiamo assunto 12 infermieri e 6 neuropsichiatri giovani e formati qui. Spero siaun ulteriore passo per lo sviluppo della Neuropsichiatria inItalia”.La struttura e’ dotata di 8 posti letto in continuita’ di cure con Neurologia e Psichiatria presenti nello stesso Istituto. Il bacino di utenza del nuovo reparto potrebbe interessare tutto il Paese, perche’ “e’ la prima esperienza di questa natura – prosegue il direttore generale – ma sarebbe immediatamente saturo. Per l’Italia centro-meridionale sara’ comunque il punto di riferimento e poi c’e’ la necessita’ di parlare con le altre regioni, con i servizi per la Neuropsichiatria infantile, per costruire dei percorsi e delle collaborazioni. Il reparto – conclude – sara’ operativo dal mese di agosto”.Per l’assessore alla Sanita’, Vincenzo D’Amato, questo “sara’ un servizio unico in Italia e parte dove e’ sorta la grande scuola della Neuropsichiatria infantile. E’ una grande sfida che rafforza qualitativamente il sistema sanitario regionale”. Il reparto si inserisce all’interno di un’offerta assistenziale dedicata alla Psichiatria che includera’, in funzione della gravita’ del quadro clinico, un ambulatorio, un diurno terapeutico e due reparti degenza per diverse fasce di eta’ nell’ambito dell’eta’ evolutiva.

Chirurgia robotica a Roma > San Carlo di Nancy riferimento per il centro-sud: operativo il nuovo robot NAVIO per protesi ginocchio

Il robot permette interventi personalizzati e precisione estrema che si traducono in vantaggi per il paziente, con degenze ridotte, recupero post-operatorio rapido e protesi più longeve

Roma, 23 luglio 2020 – Un nuovo robot entra in sala operatoria all’Ospedale San Carlo di Nancy, ospedale romano accreditato con il SSN: si tratta del sistema robotico NAVIO per la chirurgia protesica del ginocchio, sia per le protesi totali che per le protesi monocompartimentali (parziali). Dopo l’introduzione di circa un anno fa del Robot da Vinci per la Chirurgia Urologica, l’Ospedale San Carlo di Nancy è infatti il primo ad introdurre l’avanguardia del sistema NAVIO nella capitale e l’unico a dotarsene in maniera stabile tra le regioni limitrofe e il sud Italia. La struttura implementa quindi le tecnologie presenti, diventando così centro di riferimento non solo per Roma ma anche per il centro-sud Italia per la chirurgia robotica.

Il sistema NAVIO ci permetterà di eseguire circa 150 impianti entro fine anno e dal 2021 circa il 30% degli interventi di protesica al ginocchio (su un totale annuo di circa 600 protesi) saranno eseguiti con la tecnologia robotica – commenta il dott. Mario Tartarone, Direttore del dipartimento di Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale San Carlo di Nancy –. Un impianto di protesi al ginocchio eseguito con il robot equivale ad un vestito di alta sartoria: il chirurgo mantiene il pieno controllo del gesto operatorio ma l’utilizzo del robot permette un’estrema precisione nell’impianto della protesi, che si traduce in un vantaggio importante per il paziente. Più si riesce a ripristinare l’anatomia dell’articolazione tanto più la protesi durerà nel tempo”.

NAVIO è un robot dotato di estrema precisione chirurgica che supporta l’expertise del chirurgo ortopedico in ogni fase dell’intervento di protesi di ginocchio. Il sistema robotico permette infatti un’accurata pianificazione dell’intervento per personalizzarlo sull’anatomia e sulla specifica cinematica (movimento) del ginocchio del paziente: con l’ausilio di multipli sensori, posizionati intra-operatoriamente sul femore e sulla tibia del paziente, si ricostruisce un’immagine 3D delle superfici articolari, per uno studio preciso dell’anatomia del ginocchio e per definire l’esatto posizionamento e la misura più precisa delle componenti protesiche. Infine, durante l’intervento in sala operatoria, il “braccio robotico” computer-assistito guida l’esecuzione del chirurgo sul modello 3D precedentemente pianificato per il posizionamento della protesi.

“Il sistema NAVIO non necessita di esami di imaging durante l’esecuzione dell’intervento (come ad esempio TC o risonanza magnetica) ma utilizza speciali sensori per rilevare e pianificare il posizionamento personalizzato delle componenti protesiche sull’anatomia del paziente – spiega il dott. Tartarone –. Il robot non sostituisce il chirurgo ma lo assiste, con un vantaggio indiscusso per il paziente che si traduce in una minore esposizione a radiazioni (grazie proprio al fatto che non sono necessari esami di diagnostica durante l’intervento),nella massima accuratezza nella posizione dell’impianto, nella riduzione del dolore e quindi dei farmaci antidolorifici post intervento, in ridotti tempi di degenza, nel recupero completo del movimento naturale del ginocchio con una migliore propriocettività (ovvero non si ha la fastidiosa sensazione di avere “un corpo estraneo” nel ginocchio)”.

Un intervento di protesi al ginocchio può rendersi necessario principalmente a causa dell’artrosi, un processo degenerativo della cartilagine articolare e dei tessuti connessi, che colpisce non solo gli anziani, ma anche soggetti in giovane età come conseguenza di traumi, malattie infiammatorie o reumatiche, gravi deviazioni assiali congenite. La sintomatologia dell’artrosi si manifesta con dolore, in una prima fase solo nei movimenti, successivamente anche a riposo, e infine può portare a disabilità con un conseguente peggioramento della qualità di vita nella quotidianità. Viene diagnosticata attraverso una visita specialistica e tramite esami radiografici standard sotto-carico, che possono essere integrati per una diagnosi precoce da una Risonanza Magnetica. Oggigiorno, le persone hanno uno stile di vita più attivo e un’aspettativa di vita che si è allungata, quindi la chirurgia protesica del ginocchio non punta solo a far tornare a camminare il paziente senza dolori, ma anche a permettergli un recupero della mobilità naturale del ginocchio, consentendo così il ritorno alle comuni attività della vita quotidiana ed anche ad una moderata e controllata attività sportiva amatoriale.

“L’Ospedale San Carlo di Nancy può così diventare anche un centro di formazione per la chirurgia robotica per il centro-sud Italia, un punto di arrivo per specializzandi e chirurghi che hanno il desiderio di affinare la tecnica e la conoscenza delle tecnologie robotiche d’avanguardia. Abbiamo inoltre un accordo formativo quinquennale con la scuola di specializzazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e siamo aperti ad ulteriori collaborazioni con altre importanti università italiane”, conclude il dott. Tartarone.

Le potenzialità della nuova tecnologia non si esauriscono qui. Il sistema robotico NAVIO entrerà infatti sempre più nella pratica clinica: è in corso di validazione lo sviluppo dei sistemi per la chirurgia protesica dell’anca e verrà inoltre implementato nell’ambito della Traumatologia dello Sport per le ricostruzioni dei legamenti crociati anteriori e posteriori del ginocchio.

SALUTE. OTITE ‘ESTIVA’, AIOLP: CALDO FAVORISCE GERMI, ATTENTI AI BAGNI

Roma – È conosciuta anche come ‘otite da piscina‘ o ‘del nuotatore’ perche’ puo’ manifestarsi soprattutto durante il periodo estivo. L’otite esterna, infiammazione acuta della pelle del condotto uditivo esterno, e’ una patologia frequente che colpisce l’1% della popolazione, con circa 600mila casi in un anno che si concentrano per lo piu’ nei mesi caldi, quando le alte temperature favoriscono la proliferazione dei microbi. Puo’ colpire chiunque, ma di solito e’ maggiormente frequente tra i nuotatori e i bambini tra i 7 e i 12 anni d’eta’. Ma come si manifesta l’otite esterna? Per saperne di piu’ l’agenzia di stampa Dire ha intervistato il dottor Carmelo Zappone, presidente dell’Associazione Italiana Otorinolaringoiatri Libero

Professionisti (AIOLP).”Tra i sintomi iniziali che possono far pensare ad una otite esterna c’e’ una forma di prurito – spiega Zappone – successivamente, se si aggrava, puo’ presentarsi una dolenzia oppure dolori alla masticazione. Nelle forme piu’ importanti, infine, puo’ manifestarsi un gonfiore della parte, febbre, una sensazione di fischio all’orecchio o anche la mancanza di udito dall’orecchio interessato”. L’otite esterna, nota anche come ‘otite da piscina o ‘del nuotatore’ si manifesta soprattutto d’estate. Quali sono i soggetti piu’ a rischio?“In estate la temperatura e’ piu’ alta e questo favorisce laproliferazione dei microbi– risponde Zappone- ma un altro fattorefavorente e’ l’ingresso e quindi il ristagno di acqua nelle orecchie, per cui un nuotatore piu’ facilmente puo’ sviluppare la patologia. Un’altra condizione predisponente potrebbe essere ancora un ristagno di cerume nel condotto uditivo esterno che, intrappolando l’umidita’, favorisce il processo infiammatorio”. E i bambini, quanto possono essere esposti all’otite esterna?“Anche i bambini ne soffrono – dice il presidente dell’AIOLP – main realta’ rispetto agli adulti producono un cerume, dalla consistenza molto morbida, che ha un’azione protettiva nei confronti della pelle del condotto uditivo esterno. Un eccesso di pulizia e la rimozione di questo film protettivo puo’ esporre piu’ facilmente i bambini a contrarre la patologia”. Esiste un modo per prevenire l’otite esterna? Qual e’ il primo rimedio da consigliare ai genitori qualora si dovesse presentare ai loro figli?“La miglior prevenzione sarebbe quello di, ad inizio estatemagari nel mese di giugno, far pulire o far controllare il condotto uditivo esterno- spiega l’esperto- per verificare che non ci siano tappi di cerume o residui di cerume, che possono intrappolare l’umidita’ e favorire un processo infiammatorio. Quando si va in piscina o al mare, poi, sarebbe buona norma provare a rimuovere manualmente l’acqua che ristagna nel condotto. Ai genitori consiglierei in ogni caso di non esagerare con i vari sistemi di pulizia o di auto-pulizia delle orecchie, perche’ a volte creano dei microtraumi e soprattutto rimuovono quel film lipidico di protezione che poi espone piu’ facilmente i loro bambini ad una possibile otite esterna”. Oltre all’infiltrazione nel canale uditivo di virus e batteri, dunque, a causare l’otite esterna possono essere anche microtraumi provocati dall’utilizzo di cotton fioc o detergenti molto aggressivi. Non bisogna insomma esagerare con la pulizia…“Esattamente – commenta Zappone – Nel 2017 la AAO, Societa’americana di Otorinolaringoiatria ha messo a punto delle lineeguida sulla gestione del cerume, in cui si evidenzia che lapulizia del condotto con agenti troppo aggressivi risulta essere piu’ dannoso che utile, sia per quanto riguarda i mezzi meccanici (come i bastoncini con il cotone) sia alcuni agenti liquidi che potrebbero appunto essere eccessivamente aggressivi e favorire una piu’ facile infiammazione della pelle, quindi un’otite esterna”. Interpellato quindi sul numero di volte consigliato per l’utilizzo del cotton fioc, il dottor Zappone risponde: “bastoncini con il cotone potrebbero benissimo non essere mai usati. Sempre gli americani, facendo un bilancio tra la possibile prevenzione del cerume e dell’otite esterna utilizzando i cotton fioc e i danni che statisticamente si determinano (con accessi al pronto soccorso per perforazioni traumatiche del timpano), sono arrivati alla conclusione che il bilancio di questo agente specifico alla fine e’ addirittura negativo. Quindi sostanzialmente il suo uso non e’ consigliato”. D’altronde molto spesso il nostro tentativo di tener pulite le orecchie non sempre e’ efficace e “parte del cerume rimane dentro”, sottolinea il presidente dell’AIOLP, che aggiunge: “Su 7 miliardi di persone che popolano la terra solo 1 miliardo utilizza strumenti per lapulizia dell’orecchio. E l’incidenza di tappi di cerume e’ sostanzialmente sovrapponibile, quindi alla fine il vantaggioreale e’ modesto. Il condotto uditivo, peraltro tende ad autopulirsi, basta solo aspettare un po’ di tempo”. In merito ad un danno potenziale da utilizzo di auricolari, sempre piu’ diffuso, Zappone fa poi sapere: “L’appoggio di un auricolare solo in pochissimi casi puo’ determinare delle dermatiti da contatto, ma e’ sufficiente detergere eventualmente gli auricolari se si usano troppo di frequente. Anche il livello uditivo degli auricolari e’ tarato in modo da non danneggiare l’orecchio interno, per cui mi sentirei di dire che l’uso degli auricolari non e’ per nulla sconsigliato”.A patto che non avvenga uno scambio degli stessi…“Ovviamente- commenta l’esperto- ognuno di noi nel condottouditivo ha una microflora di germi che vanno a contatto con gliauricolari, quindi se ci scambiano gli auricolari si scambianoanche i germi”. Un’ultima domanda: l’otite esterna e’ piu’ frequente in personeche soffrono di malattie della pelle, come psoriasi ed eczema, oche hanno il diabete. Come mai?“Malattie desquamanti come la psoriasi o l’eczema determinano unaccumulo di cheratina all’interno del condotto uditivo esterno equesto, in presenza di umidita’, favorisce ulteriormente l’infiammazione del condotto. In questo caso un buon rimedio e’ utilizzare in maniera preventiva degli oli, come la vaselina, che lubrificano la pelle e quindi in un certo senso l’aiutano a proteggersi. In linea generale, l’otite esterna va trattata congocce auricolari che contengono un po’ di antibiotico e cortisone; quando l’otite e’ in forma lieve e ha dato ancora pochi sintomi per farla passare basta istillare queste gocce la mattina e la sera per qualche giorno. Nelle forme maggiori, invece, sara’ necessaria la somministrazione di cortisonici e antibiotici per via generale, ma anche di antidolorifici. Se ci fosse la possibilita’ la cosa migliore sarebbe naturalmente sottoporsi ad una otomicroscopia, cioe’ ad un controllo dell’otite esterna con il microscopio, aspirando meccanicamente le squame di cerume o di cheratina e applicando un tubicino di Merocel, per permettere l’ingresso piu’ agevole delle gocce nel condotto uditivo esterno”.

SANITÀ. LATINA, MARIO BIONDI E BIG BAND ESERCITO ITALIANO SABATO IN CONCERTO

Roma – E’ tutto pronto per il concerto di sabato 25 luglio che vedra’ insieme sul palco Mario BiondiPino JodiceFabrizio Bosso e la Big Band della Banda dell’Esercito Italianoin un Tributo ad Al Jarreau e nato da un’idea del compositore earrangiatore Pino Jodice.L’evento, che si terra’ a Latina alle 21.30 nell’impianto delCampo CONI, rientra nella settima edizione de ‘I Salotti Musicali– Summer Festival’ ed e’ stavolta organizzato con il contributodella Fondazione Varaldo Di Pietro e dell’Associazione CulturaleEleomai di Latina. Parte del ricavato, come e’ stato dichiaratodagli organizzatori nella conferenza stampa di presentazione chesi e’ tenuta questa mattina a Latina nella cornice del centralissimo Circolo Cittadino, sara’ devoluto al progetto ABLE + di ‘Afron- Oncologia per l’Africa Onlus’ che si occupa di prevenzione e cura dei tumori infantili e femminili in Africa. A raccontare i progetti in corso e di qualche stop forzato causato dalla pandemia ma superato, grazie alla collaborazione con le autorita’ e partner locali, e’ Titti Andriani, presidente di Afron e nominata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Ufficiale dell’Ordine al Merito della RepubblicaItaliana. 
– E’ partito il conto alla rovescia per il concerto che vede a Latina Mario Biondi e tanti altri artisti, con i proventi devoluti, in parte, ad Afron. Presidente, di cosa si occupa l’associazione e questa raccolta fondi cosa finanziera’?“Afron e’ una Onlus nata nel 2010 allo scopo di prevenire e curare i tumori nelle popolazioni africane. In particolare si occupa di donne e bambini e questo concerto, i cui proventi in parte saranno devoluti ad Afron, saranno destinati al progetto ABLE (Awareness for Burkitt’s Lymphoma Eradication) gia’ in corso da un paio di anni in Uganda. Noi operiamo sul territorio in collaborazione con il Lacor Hospital che e’ un ospedale del Nord Uganda, una zona in cui si rileva un’altissima concentrazione di tumori infantili. In particolare il linfoma di Burkitt che e’ uno dei tumori piu’ diffuso tra i bambini ma fortunatamente curabile se diagnosticato precocemente. Infatti con circa sei cicli di chemioterapia si arriva ad un tasso di guarigione dell’80%. Il nostro progetto e’ dunque volto anche alla sensibilizzazione, all’informazione, al riconoscimento dei sintomi della malattia, alla cura e al follow up nonche’ al supporto psico-sociale di questi piccoli pazienti”. 
 Un evento pubblico come questo puo’ aiutare a dare maggiorevoce ad Afron?“Sicuramente si’. Si puo’ dar voce non solo ad Afron ma accendereuna luce sull’emergenza sanitaria di cui ci occupiamo ma di cuisi parla poco. Purtroppo spesso si pensa che il cancro sia unamalattia destinata solo ai Paesi ricchi, invece non e’ cosi’: ilcancro purtroppo non fa discriminazione e colpisce tutte lepopolazioni. Anche in Africa si registra un’alta incidenza ditumori, per questo speriamo sempre di sollevare l’attenzione delpubblico affinche’ ci sia una maggiore sensibilizzazione alproblema e sostegno per portare avanti questa nostra battaglia”. 
– L‘emergenza Covid ha paralizzato il mondo intero, anche i vostri progetti sanitari per curare il cancro in Africa sono bloccati? In attesa di una piena ripartenza, il rischio e’ di giungere a diagnosi tardive con relativi esiti negativi in termini di cure e sopravvivenza?“Si’, il rischio e’ altissimo. Anche in Uganda c’e’ stato il lockdown ed e’ tutt’ora in corso. Molte delle nostre attivita’ a un certo punto si sono fermate pero’ sono state poste in essere delle contromisure grazie ai nostri partner locali che sono efficienti come le Ong e gli ospedali locali. Siamo riusciti nonostante tutto a mandare avanti i nostri progetti adottando delle misure precauzionali. Si e’ verificato il blocco dei trasporti, pero’, che ha causato l’impossibilita’ per moltefamiglie di accompagnare i piccoli pazienti in ospedale perpotersi sottoporre a chemioterapia. In ogni caso siamo riuscitiad ottenere dei permessi con il governo per poter circolare.Abbiamo inoltre affittato un’autoambulanza che privatamente haconsentito di prendere i bambini direttamente a casa e portarliin ospedale a fare la chemio e poi portarli nuovamente al propriodomicilio. La settimana scorsa e’ partito un altro progetto di supporto psicologico dedicato alle pazienti affette da cancro. A sostenerci sono proprio le donne sopravvissute al tumore, che hanno deciso di diventare councelor all’interno del nostro corso di formazione. Queste donne hanno dato vita ad un corso con l’obiettivo di diffondere le norme igieniche e le procedure da adottare per prevenire l’infezione da Covid-19, tese a salvaguardare soprattutto i pazienti oncologici piu’ fragili. Come in tutte le parti del mondo, anche in quei territori l’emergenza sanitaria e’ stata avvertita fortemente senza pero’ fermare le attivita’ ma sono state trovate delle soluzioni alternative. Vorrei ringraziare moltissimo gli organizzatori del concerto, in particolare la Fondazione Varaldo Di Pietro, l’Associazione culturale Eleomai per aver deciso di offrirequesta parte del ricavato ad Afron e che per noi e i nostri bambini sara’ molto preziosa. Grazie anche a Mario Biondi, che cantera’ per noi, e alla banda dell’Esercito. Peraltro questa presenza mi lusinga molto visto che sono figlia di un ufficiale. L’ultimo sentito ringraziamento va a Pino Iodice per l’organizzazione e a Fabrizio Bosso”.