Alessandro Regis: “Si, questa è la vita che sognavo da bambino”

Attore nel celebre programma televisivo de “Le Iene” e amante dello sport e dei tatuaggi; Alessandro Regis è volto noto per la sua simpatia. Tra curiosità e vita privata Alessandro si concede in un’intervista esclusiva nella quale ci svela anche qualche suo rapporto con vip vittime di alcuni suoi scherzi.

Alessandro, sei diventato famoso con il programma “le Iene”, torniamo indietro: quando eri piccolo, che lavoro sognavi per il tuo futuro?
“Famoso? Famosissimo! (ride ndr) scherzo, come sempre d’altronde! Non mi sento famoso, anzi, sono un ragazzo normale che rimane umile e con i piedi per terra ,però con tanta voglia di fare e mettersi continuamente in discussione.
Sono sempre determinato e perseverante ed è questo lo stimolo che mi sta portando ad avere questi risultati.
Sono molto testardo e quando mi pongo un obiettivo lo raggiungo;  sono molto sicuro di me stesso e delle mie potenzialità.
Da piccolo? sognavo esattamente questa vita.”

Dacci qualche curiosità , chi è il vip con il quale ti sei divertito di più? C’è uno con cui hai legato anche nella tua privata?
“Sicuramente con Paolo Di Canio, nonostante io sia romanista. Forse ha influito il fatto che siamo cresciuti in una zona popolare di Roma entrambi, io a Villa Gordiani e lui a Quarticciolo, ci siamo subito capiti, è una persona molto intelligente, lo stimo molto e ci sentiamo ogni tanto. Ho legato anche con Sebastian Giovinco, suo fratello e Demetra Hampton.   Mi sento spesso anche con Nek, è un ragazzo veramente dolce che ultimamente ha avuto un brutto incidente alla mano ma sono felice che abbia recuperato. Poi alcune persone a cui ho fatto scherzi penso che mi odino… (ride ndr)”.

Cosa ne pensi di questo periodo cosi difficile? Come stai vivendo il Covid e le conseguenze che da questo sono derivate?
“Cosa penso del Covid? Preferirei passare alla domanda successiva, altrimenti dovrei scrivere un’ enciclopedia.”

Quali sono le tue passioni?
“Amo viaggiare e mi piace molto allenarmi, sia con i pesi che con la Muay Thai. Mi piace prendermi cura della mia famiglia. Poi c’è la recitazione e la passione per i tatuaggi…La vita va vissuta con passione!
Ultimamente il covid ci sta mettendo i bastoni tra le ruote ,ma il mio motto è mai mollare,MAI!”

Che rapporto hai con il Presidente di Assotutela Michel Emi Maritato?
“Con il presidente Michel ho un rapporto di assoluta fiducia e rispetto reciproco: lo ammiro molto per il suo operato nel sociale, è  una persona veramente buona che ha aiutato tante persone e questo gli fa onore. Crede molto in me e sono fiero di questo.”

di Dario De Fenu

Sermoneta, Cambiamo: “Inceneritore alla Corden Pharma? No Grazie”

Inceneritore alla Corden Pharma? No Grazie. E’ netta la presa di posizione del movimento politico Cambiamo! Con Toti, in merito alla procedura in corso per la riattivazione dell’impianto di incenerimento nei pressi di Sermoneta. “Sarebbe una decisione sbagliata – affermano Marcello Masci, coordinatore provinciale del partito di Toti, il suo vice, nonché responsabile cittadino a Latina, Claudio Barone, e Luciano Visentini, Coordinatore degli “arancioni” a Cisterna di Latina.

All’indomani della conferenza dei servizi convocata dalla Regione Lazio lo scorso 3 marzo, non si può non guardare con preoccupazione all’istanza di riattivazione di un impianto di incenerimento, un tempo a servizio del sito produttivo della Corden Pharma, ma ormai spento da anni.” “La struttura – afferma Luciano Visentini – sorge nel cuore di un’area paesaggistica di livello internazionale, al centro praticamente di un’area che comprende i Giardini di Ninfa, il parco naturale di Pantanello, il Monumento Naturale di Monticchio e l’area Zps (Zona di Protezione Speciale) dei Monti Lepini. Il nostro territorio deve chiarire la propria vocazione e comprendere finalmente come la corretta valorizzazione turistica di queste zone, possa rappresentare un volano di sviluppo straordinario.” “Si tratta – continuano da Cambiamo – di un impianto attivato nel 1999 e spento ormai da anni. Chi ci potrà garantire sugli standard qualitativi di questa struttura? Comprendiamo le richieste provenienti dal mondo produttivo, ma questa richiesta dovrà essere vagliata con attenzione dalla Regione Lazio, in considerazione degli impatti ambientali che rischiano di essere molto alti.” Sul no all’inceneritore si è espressa con fermezza anche la Fondazione Caetani, nonché i Comuni di Norma, Sezze, Latina e Sermoneta, tutti intervenuti a chiare lettere nel corso della conferenza dei servizi dello scorso 3 marzo. Sarà adesso la stessa Regione Lazio a decidere sul tema, una volta raccolta l’integrazione di documentazione richiesta alla Corden Pharma al termine della conferenza di inizio mese.

Salviamo i daini del Parco del Circeo

Il parco del Circeo, dal 1977 Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco, negli ultimi anni è stato tristemente oggetto di una vergognosa situazione dovuta al sovrappopolamento di una specie bella quanto problematica come quella dei daini.
Nel parco stesso, ad oggi, si stimano più di 1760 esemplari, secondo alcuni sarebbero troppi e potrebbero portare all’estinzione determinate specie boschive a causa dell’elevata pressione di brucatura degli stessi e creerebbero anche numerosi importanti incidenti stradali. Gli animali in questione, inizialmente contenuti in un recinto di 400 ettari, dal 1953 ad oggi, fuggendo dalla cattività hanno dato vita ad un elevato picco della specie stessa. La soluzione trovata per riportare l’equilibrio, consisterebbe nella induzione alla diminuzione di un 30% della specie stessa ma, quale sarebbe il modus operandi stabilito per attuare ciò? Abbiamo intervistato l’ex sindaco di Ponza, Piero Vigorelli che, insieme a molti cittadini e all’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), non sono concordi con il piano varato nel gennaio 2017 e ora in fase di attuazione per opera del generale Antonio Ricciardi (dimesso da pochi giorni), come presidente del parco.

Quale sarebbe il giusto compromesso per riportare l’equilibrio, ormai destabilizzato, nel parco del Circeo?
“In primo luogo va detto che è responsabilità del Parco non aver attuato da decenni una strategia di controllo del daino e di non aver manutenuto le recinzioni, consentendo ai daini di diffondersi in una parte della Foresta Demaniale.
In secondo luogo, la sovrappopolazione asserita dal Parco non si basa su un censimento dei capi (come sarebbe stato doveroso con una strategia di controllo), ma solo su stime che variano di giorno in giorno, da un comunicato all’altro, – quasi fossero i numeri del Lotto.
In terzo luogo, i “danni collaterali” che il daino produrrebbe sono presunti e non rilevanti. Infatti, i danni per la “brucatura” potevano essere evitati con un regolare foraggiamento. I danni alle aziende agricole contigue al Parco da parte di daini fuggiti dalle recinzioni fatiscenti della Foresta Demaniale, sono considerati dal Parco stesso “non rilevanti”. I danni di collisione stradali ammontano mediamente a 2 l’anno nell’arco degli ultimi anni.
Ne consegue che la vera e unica “destabilizzazione” del Parco, per quanto si riferisce ai daini, è dovuta esclusivamente alla mala gestito del Parco stesso.
Quanto alla “destabilizzazione” per la crisi della dirigenza del Parco, basta notare che per ben due volte il Parco ha proposto con Avviso Pubblico l’individuazione delle candidature alla Direzione e, per ben due volte, il Ministero dell’Ambiente ha bocciato l’Avviso Pubblico perché contra legem.
Evidentemente nel Parco regna una scarsa dimestichezza con le leggi dello Stato. Il “giusto compromesso” risiede quindi nella programmazione di una riduzione della popolazione del daino basata su forme non cruente. Una mano sul cuore e non sul fucile.”

 Sul sito ufficiale del Parco, sono stati pubblicati 3 bandi, cosa ne pensa?
“Il primo bando, per l’adozione ornamentale, è una soluzione non cruenta. Si concretizza con la cattura di capi vivi e il loro traslocamento verso altri Parchi, Aziende agricole, terreni delle Pro Loco o di singole persone.
Ma nel bando ci sono tali e tante condizionalità (soprattutto costi molto elevati) da scoraggiare le adozioni. Non a caso, ogni giorno ricevo notizie di Aziende che rinunciano alla richiesta di adozione.
Queste condizionalità negative aprono quindi la strada agli altri due bandi, – quello per la cessione dei daini alle aziende per l’allevamento delle specie selvatiche e quello per la cessione alle aziende agri-turistico e venatorie (le riserve di caccia). Il tutto con una spesa irrisoria per la cessione.
In questi due casi, il “destino” dei daini è quello di finire in macelleria o di essere il bersaglio di cacciatori.
Da sottolineare la perfida ipocrisia dei due bandi, perché il Parco affida ad altri il compito di uccidere i daini.
Ma c’è di più. Contrariamente a tutte le promesse del generale Antonio Ricciardi (“Nel Parco non si sparerà mai”), l’Avviso Pubblico per la formazione delle persone che dovranno catturare i capi vivi, prevede anche l’”abbattimento diretto” dei daini catturati.”

Il Parco, attualmente non ha neanche più un Presidente, come pensate di procedere adesso?
“Nulla cambia. O meglio, sarebbe veramente scandaloso che un Parco privo di un Presidente e di un Direttore, che è guidato da un interim per il presidente e per il direttore, possa procedere beatamente nel programma di sterminio dei daini. Aspettiamo che il nuovo Ministro nomini la nuova dirigenza, sperando che sia migliore di quella che da una quindicina di anni ha guidato il Parco, dall’ex presidente Gaetano Benedetto a Antonio Ricciardi e all’ex direttore Paolo Cassola.
Noi non possiamo fare altro che continuare a seguire questa storia sperando nel buon esito e nella salvezza di questi splendidi mammiferi.


di Priscilla Rucco

Vaccinazioni: “ascoltiamo l’esperto”

“Siamo rimasti piacevolmente colpiti nell’aver ascoltato, il pomeriggio del 9 marzo su la 7, nel programma Tagadà, la dichiarazione del professor Matteo Bassetti, primario infettivologo del San Martino di Genova, che ha esortato le autorità a cambiare paradigma per la vaccinazione, ovvero: utilizzare grandi locali in grado di effettuare migliaia di vaccinazioni al giorno, con possibilità di parcheggio pullman e l’opportunità di entrare da una parte e uscire dall’altra”.Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che continua: “ci è sembrata l’esatta descrizione dell’ospedale romano Carlo Forlanini, chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 e rimasto inutilizzato e nel degrado. In tale splendido e capiente complesso – suggerisce Maritato – sarebbe possibile allestire la sala mensa e i due teatri come punto vaccinazioni, i due grandi ingressi e l’esedra centrale come sala attesa, i parcheggi a profusione nell’immenso parco potrebbero ospitare carovane di pullmann, con ingresso su piazza Carlo Forlanini e uscita su via Portuense e allora, cosa si aspetta a riattivare l’efficiente complesso? Non sappiamo se la descrizione del professore fosse finalizzata a riconsiderare l’uso dello storico ospedale, ci chiediamo però – chiosa il presidente – a cosa si deve tanta ingiustificata ostinazione di Nicola Zingaretti e dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato nel respingere continuamente una soluzione razionale, utile, efficace e, soprattutto richiesta da 115 mila cittadini sottoscrittori di una petizione per la riapertura del nosocomio”.  

Roma, 10 marzo 2021

Polizia penitenziaria: il NIC si conferma fiore all’occhiello del corpo, altro duro colpo al terrorismo

In queste ore la Polizia del carcere di Siracusa ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Milano Anna Magelli su richiesta dei P.M. dr. Alberto Nobili e dal dr. Enrico Pavone nei confronti di un tunisino di 37 anni che durante la sua detenzione, in diverse strutture carcerarie, e in particolare presso un carcere del milanese dove aveva fatto proselitismo cercando di reclutare nelle file dell’ISIS un detenuto suo connazionale.

A scoprire l’attività di istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo è stata la Polizia penitenziaria del Nucleo Investigativo Centrale (ormai conosciuto per le sue brillanti operazioni come N.I.C.) che a seguito dei contributi forniti dai Reparti di Polizia penitenziaria di Opera, Asti e Sassari ha sviluppato a livello centrale una complessa attività di indagine coordinata dalla Procura di Milano.

Il detenuto tunisino ha posto in essere una pericolosa attività di indottrinamento ideologico al fine di convincere i suoi connazionali a combattere in Libia e in Siria, facendo credere che avrebbe potuto fornire sostegni economici ai familiari dei detenuti che si trovavano in Tunisia.

Dall’attività di indagine spicca la specialità del lavoro svolto dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, incentrato sulle affinate abilità di analisi e correlazione di isolate notizie e di singole informazioni, altrimenti a sé stanti, provenienti dai Reparti del Corpo, che vanno a consolidare il metodo d’indagine rendendo possibile la ricomposizione e lo sviluppo del quadro investigativo finale che nel caso in specie con la direzione della Procura di Milano ha consentito di ricostruire quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il soggetto non è stato mai perso di vista dagli investigatori del NIC in quanto era già noto per una precedente articolata attività investigativa coordinata dalla Procura di Roma e sempre condotta da quella squadra investigativa. In quella circostanza il tunisino dopo una articolata attività investigativa venne condannato nel novembre del 2017, con rito abbreviato, ad anni 4 e mesi 8 di reclusione per 270 bis c.p. in seguito riconvertito con una pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione per la riformulazione del reato con l’articolo 302 c.p.

Anche in quella circostanza grazie all’osservazione intramurale disposta dal NIC per rischio di radicalizzazione violenta di matrice confessionale, il soggetto aveva evidenziato che, nonostante i continui trasferimenti per motivi di sicurezza in tutte le carceri in cui era transitato, si poneva a capo di gruppi di preghiera, da lui stesso formati, che si riunivano all’interno della sua camera detentiva durante le ore di socialità. Dalle indagini, motivo per cui gli uomini della Polizia penitenziaria del NIC non hanno mai sottovalutato le sue potenzialità di proselitismo, emergeva come soggetto fortemente carismatico che cercava di imporre il proprio credo a tutti i detenuti anche con enigmatici comportamenti diretti alla sopraffazione e all’esaltazione degli attentati.

Di pari passo, con la creazione dei suddetti gruppi, il detenuto tunisino assumeva un comportamento fortemente conflittuale con il personale della Polizia Penitenziaria, tanto da incorrere in numerosi rilievi disciplinari anche a causa delle aggressioni perpetrate.

Nello specifico, nel corso di quell’attività investigativa il NIC dimostrò il suo inserimento nell’organizzazione terroristica Ansar Al Shari’a interrompendo, come accaduto oggi con la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare di Milano, l’opera di proselitismo e di reclutamento di adepti che, una volta in libertà, avrebbero potuto loro volta essere anche protagonisti di atti terroristici anche in Italia.

Il NIC è un Reparto specializzato che si contraddistingue nello svolgimento di indagini in materia di criminalità organizzata e di terrorismo, oltre che per coordinare le attività investigative delle proprie articolazioni regionali e territoriali. E’ il servizio centrale di polizia giudiziaria del Corpo e si caratterizza da anni quale vera e propria eccellenza nell’espletamento dell’attività investigativa in ambito penitenziario, sia essa di iniziativa o su delega dell’Autorità Giudiziaria.

Le indagini del NIC affrontano tematiche delicate e attuali come quelle riferite ai delitti di criminalità organizzata nazionale e internazionale; ai delitti di terrorismo anche internazionale, di eversione dell’ordine costituzionale e indagini di speciale complessità.

Insomma, il NIC è un Reparto di elevato spessore ove la cura dei dettagli, l’ottimo coordinamento, l’attenta analisi delle relazioni che gli pervengono dai colleghi delle sezioni e il lavoro di squadra sono un surplus di doti professionali nella strategia operativa di ogni poliziotto penitenziario impiegato sul campo, come dimostrano i risultati.

LA CHIESA ORTODOSSA ITALIANA: “A SANREMO SPETTACOLO INQUIETANTE E BLASFEMO, DUEMILA ANNI DI STORIA , SIMBOLI E TRADIZIONE CRISTIANA DERISI COI SOLDI PUBBLICI”

L’Arcivescovo della Chiesa Ortodossa Italiana, monsignor Filippo Ortenzi, ed il Vescovo della Diocesi della Chiesa Ortodossa Italiana di Nizza, Monaco e Ventimiglia, monsignor Richard Marty, nel prendere atto delle migliaia di segnalazioni di protesta e di indignazione sull’incredibile spettacolo, costato milioni di euro dei contribuenti italiani già stremati dalla crisi e dalla pandemia, di derisione dei simboli e dei valori cristiani nelle serate del Festival, osservano che ciò non può restare privo di conseguenze, invitando ad iniziative precise e di ferma riprovazione. Il turpe show di personaggi volgari, narcisisti ed esibizionisti che svolgono da tempo una marcata propaganda nichilista, con offese evidenti alla Divinità, ai Santi, a Maria, al Sacro Cuore di Gesù, e a molti altri simboli della tradizione cristiana ed occidentale, trasformati in una fiera orripilante, sullo sfondo e nella volgarità estetizzante delle culture gender fluid, con tratti evidenti di esaltazione neopagana, e satanista, con una rivendicazione espressa di trasgressività e dissoluzione dei valori come segno di modernità e libertà, collegata ad autentico manifesto di scherno ed ironia anticristiana, pagato dal servizio pubblico ad onta di ogni comune buon senso. Ciò nel silenzio della politica e della dirigenza RAI, evidentemente densa di contiguità, nemmeno troppo dissimulate, con lobbies ben identificabili ed adesione complice o corriva ad una deriva morale e spirituale del Paese – e di una tradizione bimillenaria – ormai dilagante, che non solo non si vuole correggere, ma viene anzi esaltata, valorizzata come prodotto artistico e spettacolarizzata.

Il progetto emerge ora con maggior chiarezza: dissolvere con la massima rapidità, in pochi anni, la sensibilità ed i valori della nostra cultura cristiana, Esprimere, anche in modi eccessivi, ipersensibilità per espressioni linguistiche o simboli che feriscono sensibilità di minoranze, che vanno certo tutelate con fermezza ma senza parossismi irrazionali (si pensi ai crocifissi o al Presepe o espressioni linguistiche che urterebbero spiritualità diverse) e poi organizzare, coi soldi RAI, un enorme circo blasfemo ed anticristiano, esaltando valori come il relativismo, il nichilismo, l’autorappresentazione vittimistico-narcisistica e volgare dei simboli del Cristianesimo, l’edonismo pseudo estetico ed erotizzante, ridicolo e privo di senso, e sbandierando tali follie dissolutorie addirittura come un originale prodotto artistico, di valore apprezzabile. Non si può non reagire a questo infame spettacolo, che trova corrivi conduttori strapagati e dirigenti ed amministratori collaborativi: la sensibilità cristiana può essere presa impunemente a martellate, nel silenzio della Chiesa Cattolica romana e con l’unica e lodevole eccezione del Vescovo di Sanremo, S.E. Mons. Suetta, cui va il plauso per il coraggio e la forza d’animo di aver riprovato, unico per ora, questo incredibile e disumanizzante grand-guignol anticristiano. Che sia la Chiesa Ortodossa Italiana a difendere questo coraggioso rappresentante della tradizione latina ed il patrimonio simbolico e spirituale del Cristianesimo italico può sembrare inopportuno o poco prevedibile. Ma la gravità della deriva morale di cui questo è episodio è solo l’ultimo e gigantesco tassello induce ad esprimere una lode speciale a chi, vox clamans in deserto, riafferma con vigore la propria disapprovazione. Stupisce invece il silenzio, davvero incomprensibile e dai contorni che vanno certamente approfonditi, delle gerarchie cattoliche e del suo vertice. “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, osservava Livio nel XXI libro delle Historiae, Oggi, mentre le sacre stanze, che si spera non abbiano applaudito anche loro al pride neopagano, spiccano per ritrosia reattiva, prosegue negli ambienti che ormai tutti conoscono l’ormai evidente e ben organizzato disegno di dissoluzione della nostra tradizione bimillenaria, della storia cristiana, della saldezza morale dei valori occidentali. In nome dell’edonismo, della volgarità spacciata per arte, del crescente consenso a sottoculture esibizioniste, narcisiste, nichiliste, relativiste, post-umane. E, probabilmente, sempre più anti-umane.